“In base ai dati è possibile ipotizzare che, alla fine di questa settimana, l’andamento della pandemia entrerà nel cosiddetto plateau; quindi, dalla prossima settimana, dovrebbe esserci una riduzione della curva dei contagi, che produrrà effetti positivi sulla domanda ospedaliera nell’arco di ulteriori 10-15 giorni”.
Lo ha dichiarato il vicegovernatore con delega alla Salute Riccardo Riccardi ai rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil durante l’incontro avvenuto questo pomeriggio in modalità telematica per tracciare un quadro della situazione pandemica, nell’ambito del quale è stata decisa la creazione di tavoli di confronto tra la Regione e i sindacati sugli investimenti legati al Pnrr e le tematiche legate alla sanità e alla salute.
“La crescita dell’infezione nella nostra regione sta rallentando rispetto alle scorse settimane ed è minore rispetto al Veneto e alle Province di Trento e Bolzano, ma la forte diffusione del virus in Slovenia è un fattore di preoccupazione – ha detto Riccardi -. In questo contesto deve però essere considerato l’elevato numero di tamponi eseguiti in Friuli Venezia Giulia: facendo la proporzione tra i casi e i tamponi eseguiti nella settimana dal 17 al 23 gennaio di quest’anno la nostra regione registra un dato del 15,5%, che si colloca quasi un punto percentuale sotto la media nazionale del 16,4%”.
Riccardi ha spiegato che “al momento oltre il 90 per cento dei contagi registrati in regione sono riconducibili alla variante Omicron, che si conferma essere molto trasmissibile ma, nella maggior parte dei casi, meno pericolosa per la salute. Nonostante l’infezione sia molto più diffusa rispetto alle precedenti ondate di Covid-19, la necessità di ricovero in ospedale sia in area medica sia in terapia intensiva è inferiore rispetto allo scorso anno”.
Entrando nello specifico dei dati, il vicegovernatore ha precisato che “nella settimana dal 15 al 21 gennaio sono state registrate 16.538 infezioni tra i vaccinati e 13.099 tra i non vaccinati, ma per questi ultimi l’incidenza del virus è doppia rispetto a coloro che hanno ricevuto almeno due dosi di vaccino (3.842 casi ogni 100mila abitanti contro 1.928). Analogamente, considerando l’occupazione dei posti letto in area medica, al 21 gennaio i vaccinati ospedalizzati erano 236, ovvero 28 ogni 100mila abitanti, e i non vaccinati 190, ovvero 56 ogni 100mila abitanti. Sul fronte delle terapie intensive, considerando la stessa data, dei 40 ricoverati ben 34 erano non vaccinati (100 ogni milione di persone) e solo 6 i vaccinati (7 ogni milione). L’efficacia del vaccino non è confermata solo da questi dati ma anche da quelli sui decessi: nella settimana dal 15 al 21 gennaio sono stati registrati 28 decessi di non vaccinati (82 ogni milione) e 36 di vaccinati (42 ogni milione)”.
In merito alla campagna vaccinale nel corso della riunione Riccardi ha sottolineato che “circa l’80% della popolazione regionale ha ricevuto il vaccino e che, considerando solo i soggetti vaccinabili, la percentuale sale all’83%. Complessivamente i dati della Regione evidenziano che i cittadini vaccinati sono 952mila, ma aggiungendo il personale militare residente si raggiunge quota 990mila. Sul fronte delle terze dosi, effettuando 568mila somministrazioni abbiamo superato l’obiettivo richiesto dal generale Figliuolo di 518.801 dosi”.
Il vicegovernatore ha quindi confermato le difficoltà create dalla forte diffusione del virus tra il personale sanitario e dalla sospensione dal servizio dei professionisti non vaccinati. Una situazione che riguarda in particolare gli infermieri, che rappresentano il 39,3 per cento del personale del servizio sanitario regionale assente dal lavoro perché colpito dal coronavirus o non in possesso del green pass, ma anche medici (14,8%) e operatori socio sanitari (23,4).
Sul tema della scuola Riccardi ha confermato la validità della proposta avanzata al Governo dalla Conferenza delle Regioni e Province autonome di “ridurre le misure restrittive imposte ai ragazzi e alle loro famiglie, imponendo l’obbligo di isolamento solo agli studenti positivi sintomatici” e sottolineato la necessità di “rivedere il sistema di classificazione del rischio delle Regioni basato sul numero delle persone ricoverate affette da Covid, che risulta viziato dalla presenza di numerosi pazienti ospedalizzati per motivi non collegati al coronavirus ma risultati positivi al tampone effettuato al momento del loro ingresso nelle strutture sanitarie”.