De Canio: “Ho sperato che questo potesse accadere”

De Canio: “Ho sperato che questo potesse accadere”

de canio 1

Alla presenza dei giornalisti radio, tv e web, l’Udinese Calcio ha presentato il suo nuovo Allenatore della Prima Squadra, Luigi De Canio. Ecco le parole del tecnico, tornato a Udine dopo l’esperienza nel biennio 1999-2001.

Con che emozioni torna a Udine?
“Sono felicissimo. Ho grandissimo entusiasmo, perché ho sperato che questo potesse accadere. Anni fa si è interrotto un discorso che stava cominciando e questa è una grande occasione per rirprenderlo. Quando si entra in corsa vuol dire che ci sono difficoltà; mi dispiace di questo e mi dispiace per il mio collega Colantuono, ma al momento voglio mettere tutta la mia professionalità ed esperienza a disposizione di questo grande club, per ritrovare serenità e di conseguenza risultati per uscire da questo momento”.

Che idea si è fatto dell’Udinese attualmente?
“Ieri mattina sono stato chiamato dal dottor Gino Pozzo e ho dato la mia disponibilità. Poi cosa c’è che non va dall’esterno uno si può fare un’idea e non di più. Io l’Udinese l’ho sempre seguita, perché qui ho vissuto tanti momenti belli a cui sono legato. Dall’esterno si possono avere delle idee, che però non possono poi essere per forza veritiere quando la situazione la vivi dall’interno. Ho bisogno di parlare con la squadra e di vederla in allenamento. Il mio entusiasmo è tanto e lo metterò al servizio della squadra”.

Ha un’idea tattica su cui lavorare?
“Sì, ce l’ho, ma al momento è effettivamente un po’ prematuro parlarne. Sarò più chiaro nei prossimi giorni dopo aver parlato con i ragazzi”.

L’ambiente al momento ha bisogno di una spinta mentale?
“E’ una cosa che cercherò di fare ovviamente insieme alla squadra. L’Udinese è sempre stata un bene di tutti. Ho bisogno dell’appoggio vostro, dei tifosi, sempre splendidi e comprensivi. C’è sempre stata un’identificazione totale tra squadra e tifosi ed è sempre stato un grande punto di forza. Questo va ritrovato nel più breve tempo possibile, con pazienza e con la squadra che deve cominciare a dare risposte in campo. Grazie al contributo di tutti, spero che riusciamo a trovare questa chiave per riportare questa squadra alla necessaria serenità per fare belle partite e portare punti a casa”.

Che approccio pensa di avere con i senatori?
“Io sono a disposizione di tutti e quindi penso che tutti possano essere utili alla causa. Non ho preclusioni nei confronti di nessun giocatore. Ognuno può essere utile alla causa con le sue caratteristiche e abilità. Ho sempre visto l’Udinese in questo senso come un mondo a parte e non credo di dover fare qualcosa io, ma se ne dovessi ravvisare la necessità, credo di avere l’esperienza giusta per affrontare la situazione. Qui conta solo l’Udinese e la sua storia, e nessuno può permettersi di essere un elemento disgregante. So che la squadra deve fare molto di più per creare sentimenti di aggregazione, che prima ho chiesto alla piazza e ai tifosi. Non credo comunque che all’interno vi siano queste situazioni”.

Quanto è imprescindibile Di Natale? Giocherà a 3 dietro? Cosa ha fatto in questi due anni?
“Di Natale è un grande calciatore, ma oggi io devo verificare la sua condizione fisica, mentale affinché lui possa dare il contributo che tutti pensiamo lui possa dare. Poi saprò essere più preciso. Sono a disposizione di tutti, ma ho bisogno che tutti mi diano disponibilità e mi facciano vedere la voglia di valorizzare l’Udinese prima ancora di se stessi, senza stare a creare situazioni particolari. Sulla difesa io penso che l’allenatore ha a disposizione un gruppo in cui deve valorizzare il valore tecnico e umano. L’Udinese ha una storia sotto questo punto di vista, con la difesa a 3 che è stata un caposaldo degli ultimi decenni, da Zaccheroni in poi. E’ normale che io pensi che i calciatori possano sviluppare questo discorso tecnico-tattico, ma è suscettibile di variazioni in caso dovessi riscontrare cose diverse in allenamento. In questo anno e mezzo sono stato anche all’estero; ho cercato di approfondire la conoscenza del calcio estero, soprattutto quello inglese”.

Che idea ha del potenziale della squadra. La salvezza è alla portata?
“Quando un allenatore subentra in una società che ha bisogno, tende anche a sfruttare la situazione di debolezza della società stessa per un contratto. Non sono alla ricerca della poltrona, credetemi. Udine per me è una cosa a parte. So che se facciamo bene, la società saprà valutare e apprezzare bene il mio lavoro, ma non è la mia priorità al momento. Voglio ovviamente mostrare le mie capacità; ho voglia ed entusiasmo e Udine è la migliore soluzione possibile che potessi immaginare e sono qui per giocarmi questa chance al massimo. Credo ovviamente in maniera ferma nella possibilità di centrare l’obiettivo”.

Si deve ripartire dalla testa dei giocatori?
“Anche io ho questa idea. Le professionalità che hanno lavorato intorno all’Udinese sono di grande spessore, a partire dal mio collega che mi ha preceduto. Non ho dubbio che tutto sia stato fatto bene, ma in uno sport anche l’aspetto ludico ha grande importanza. A volte si creano delle difficoltà da cui è difficile uscire. E’ chiaro che insieme ai giocatori cercheremo di trovare il prima possibile la chiave di lettura necessaria per uscirne. Torno a ripetere che sarà importante partire da una grande coesione, che può permettere alla squadra di dare il meglio. Tutti devono fare la propria parte, dalla squadra, al sottoscritto, alla società e ai tifosi. Nella vita non ho mai avuto nulla di facile; sono in una società organizzatissima, capisco che il mio lavoro ha delle difficoltà, ma per quanto detto prima, sono molto sereno”.

La preoccupa una possibile mancanza di omogeneità?
“Non c’è una grande possibilità di arrivare a un livello omogeneo in tempi brevi e questo un po’ mi preoccupa. Il profilo dell’unità è un concetto in cui credo molto e confido nel fatto che la realtà dell’Udinese possa essere d’aiuto in questo. Penso che sia già insito nella mente dei giocatori questo concetto, che va riaffermato nei momenti di difficoltà. I giocatori ce l’hanno nella mente e starà a me riportare tutti verso lo stesso discorso, con l’aiuto di tutti. C’è bisogno di aiutare il malato quando sta male e non quando tutto va bene”.

Avrà dei collaboratori? Su quali giovani si sente di puntare?
“L’Udinese è una bella struttura e lo è sempre stata. Questa mattina sono venuto presto per incontrare tutti e ho riscontrato un alto livello di professionalità. Lavorerà con me Giovanni Pagliari, come allenatore in seconda, e Filippo Orlando, collaboratore sul campo. Per quanto riguarda i calciatori, non posso dire di conoscerli profondamente, ma per il fatto di averli visti e averci giocato contro. Non ho particolari curiosità da soddisfare. Per me ora conta vederli di persona e capire le loro motivazioni in funzioni della sua crescita e delle sue aspettative, per capire chi è realmente motivato e chi vuole giocarsi una chance importante come me”.

Quanto tempo ci vorrà per vedere la sua mano?
“So che non ho molto tempo e so che questo è il mio più grande nemico. Non posso quantificare il tempo; di certo spero di avere quel pizzico di fortuna necessaria per far sì che questo tempo non sia troppo lungo. Se abbiamo la fortuna di fare qualche risultato, ovvio che la condizione psicologica aiuterà questo processo”.

Si concentrerà di più sulla difesa o sull’attacco?
“Quando tanti anni fa c’erano le famose 7 sorelle, la mia Udinese, nell’anno solare 2000, ha fatto più gol di tutti, nonostante ci fossero campioni come Trezeguet, Batistuta e altri. Le mie squadre hanno sempre segnato molto e i miei attaccanti sono andati sempre spesso in gol, come Chiesa al Siena o lo stesso Sosa qui. Mi è sempre piaciuto vincere facendo più gol. Lavorerò in questo senso perché fa parte della mia attitudine”.

La società le ha chiesto qualcosa nell’immediato contro Sassuolo e Napoli?
“Non mi ha chiesto nulla di particolare in questo senso. La situazione è di disagio, ma non c’è una richiesta particolare. L’obiettivo è quello di salvare la squadra cercando di farlo nel miglior modo possibile, ritrovando la serenità che manca. L’Udinese non cambia volentieri gli allenatori e sa che nessuno ha la bacchetta magica. A me non piacciono le magie, ma solo il lavoro sul campo”.