Le due quindicenni udinesi che si sono autoaccusate della morte di Mirco Sacher, il pensionato delle ferrovie trovato senza vita in un campo alla periferia di Udine il 7 aprile scorso, dovranno rimanere un altro mese in comunità. Lo ha deciso oggi il gip del Tribunale dei Minori di Trieste, Laura Raddino, che ha prorogato di un mese la misura che sarebbe dovuta scadere l’8 giugno. Le due quindicenni dovranno dunque restare nella comunità protetta fino all’8 luglio. La decisione è stata presa dopo la richiesta di proroga delle indagini avanzata dal pm dei Minori, Chiara Degrassi, per consentire lo svolgimento degli accertamenti tecnici irripetibili ancora in corso. Gli inquirenti attendono ancora l’esito della consulenza medico-legale affidata al dottor Carlo Moreschi e gli accertamenti dei profili genotipici sulle tracce biologiche rinvenute sugli abiti della vittima. Per il gip si tratta di accertamenti “particolarmente complessi e indispensabili”, utili a chiarire sia le cause del decesso, sia la ricostruzione della condotta delle due indagate. In altre parole dalle indagini ancora in corso si potranno trarre elementi utili a configurare l’elemento soggettivo del reato, contestato per ora in alternativa tra omicidio preterintenzionale o volontario, “sia pure per il delinearsi di un mero dolo eventuale”. Il giudice ritiene che le indagini possano “portare in luce anche elementi utili a configurare eventuali attenuanti”. Il gip prende atto anche delle relazioni trasmesse dall’ufficio di servizio sociale per i minorenni per cui le due ragazze “pur tenendo un comportamento adeguato e rispettoso delle regole nelle comunità in cui rispettivamente collocate in misura cautelare, nonché collaborativo con gli operatori, non abbiano avuto ancora il tempo di confrontarsi con i recenti gravi fatti di cui sono state protagoniste e di avviare un percorso di riflessione”.
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