“Stanno bene” ma, una volta nell’ aula giudiziaria per un processo gravissimo a loro carico, cominciano a “rendersi conto della portata della vicenda”, dell’ accusa di aver ucciso un uomo e delle conseguenze di questo gesto, di cui sin dall’inizio si sono assunte la responsabilità. Così riferiscono gli avvocati delle due adolescenti udinesi, accusate di aver ucciso il pensionato Mirco Sacher. Passato il clamore iniziale suscitato dalla vicenda, nelle due comunità protette di Lombardia e Veneto in cui sono ospitate da mesi, le due ragazze sembra abbiano avuto modo di riflettere su quanto è accaduto. Smessi i panni da “grandi”, che indossavano come fanno gli adolescenti, forse per nascondere insicurezze, le ragazzine hanno mostrato oggi tutta la loro fragilità di minorenni, poco più che bambine. “Sembrano anche più giovani della loro età”, ripetono d’altronde da mesi i loro avvocati. Oggi in aula hanno potuto riabbracciare genitori e familiari, ammessi a partecipare all’udienza. Poi nel pomeriggio sono state riaccompagnate nelle due strutture protette, soggiorno prorogato dai giudici fino al termine dell’ espletamento delle perizie incaricate oggi ai consulenti
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