Difficile scrivere qualcosa di pacato in questi momenti concitati, oltremodo impossibile cercare giustificazioni o interpretazioni che possano in qualche modo spiegare quanto sta succedendo in queste ore. Di sicuro c’è solo una cosa: comunque vada sarà un disastro! Che Di Natale resti a Udine, oppure da sabato vesta una maglia diversa da quella bianconera originale, non cambia il concetto: la società Udinese è ormai anni luce lontano dai propri tifosi, dalle loro esigenze, dalla loro voglia di ritrovare emozioni e di essere quel dodicesimo uomo in campo che anche Mister Guidolin evoca nel suo appello ai tifosi. Solo pochi giorni fa la proprietà aveva incontrato i club chiedendo loro di farsi parte attiva in una campagna abbonamenti stagnante; ma non si può tendere la mano ai tifosi e poi, probabilmente dopo essersela pulita, utilizzare la stessa mano per siglare la cessione dell’unica bandiera della squadra.
C’è grande confusione nella comunicazione, nella gestione delle situazioni ed ovviamente nel rapporto con gli sportivi. Ieri sera un Di Natale in evidente imbarazzo è salito sul palco pronunciando alcune frasi di circostanza, probabilmente più suggerite da chi si occupava di ordine pubblico che dal suo cuore. Non è il caso ovviamente di tirare la croce addosso a chi ha giurato più volte fedeltà alla squadra ed alla città; in quelle circostanze c’era ben poco di diverso da fare e da dire. I tifosi ovviamente non si rassegnano e crederanno alla cessione del capitano (solo tre giorni prima dell’inizio del campionato) solo ad ufficializzazione avvenuta. E’ evidente però che la politica gestionale societaria, prettamente rivolta al tornaconto economico, continua a non curarsi delle ripercussioni della piazza e non comprende che a questa gente non può essere proprio più chiesto nulla.
Basta condizioni “sine qua non” per la costruzione dello stadio, basta appelli ai tifosi per rimanere vicini alla squadra; Gli sportivi friulani hanno sempre dimostrato attaccamento alla squadra, passione, civiltà, sportività; ma a questo punto non è possibile biasimare chi sente il bisogno di sfogarsi e di dire ciò che pensa. Anche durante il ritiro in Carnia, che noi abbiamo seguito molto da vicino, l’entusiasmo della gente era palpabile, l’affetto nei confronti di questi ragazzi enorme. Frutto di un grande lavoro (in piccola parte anche della nostra Associazione) teso a riavvicinare i tifosi dopo una stagione deludente. Ma poi, in pochi attimi tutto in fumo: una presentazione surreale con degli attori in campo che anche in fatto di recitazione debbono ancora imparare molto. Oppure c’è qualcuno che crede che la piazza sia ignorante e come tale deve essere trattata? Attenzione a pensarlo, non è proprio così.
Michele De Sabata, presidente del sodalizio ha così definito la serata: “mai come ieri sera si è palesata l’immensa distanza tra tifoseria e società; sono stato avvicinato da molti tifosi che mi chiedevano spiegazioni che io purtroppo non ho potuto dare. Per almeno una volta avremmo voluto sentir pronunciare quella fatidica parola – incedibile – che mai come ieri sera sarebbe stata opportuna. Invece no, in questa società tutto ha un prezzo, senza però tenere conto di quello dei tifosi. L’immagine che mi si è presentata idealmente davanti ieri è quella di 22 manichini con le sembianze dei calciatori ed un cartellino appeso con il prezzo. Non è così che si costruisce una squadra. Abbiamo sempre compreso e condiviso – continua De Sabata – le politiche societarie, ma che si sia riusciti a trattare la vendita di un campione a tre giorni dall’inizio della stagione la serata della presentazione è inammissibile”.
“Al di la del fatto che Totò venga ceduto o meno, sentir parlare la dirigenza della società, sul palco di una presentazione ufficiale, di trattativa in corso e di offerte irrinunciabili è incredibile. Come tifosi ci sentiamo presi in giro. Una società forte ed economicamente sana come l’Udinese non può poi passare la palla al giocatore dicendo che sarà lui a decidere. Se le decisioni spettano ai giocatori mi posso immaginare l’aria che gira all’interno dello spogliatoio”. Una serie interminabile di controsenso, insomma, che hanno trasformato una serata festosa, inizialmente minacciata dalla pioggia, in una teatrata minacciata dai suoi stessi interpreti.
comunciato stampa AUC