Diario elettorale: Massimo Blasoni “lascio la politica”

BLASONI

“Credo che si debba essere coerenti con quello che si è sempre detto. Alla cosiddetta “leopoldina” sostenemmo temi quali il no al professionismo della politica, il limite dei mandati e la prevalenza della gente rispetto alle segreterie nominate. Per me la politica non è un mestiere e dunque, dopo due mandati in regione, mi sembra giusto essere conseguente e non ricandidarmi.
E questo certo non perché sia deluso dalla mancata candidatura a Roma o per altro. Ieri Renzo Tondo al telefono mi ha chiesto insistentemente di candidarmi e penso che nemmeno il mio peggior detrattore non riconosca che ho da sempre avuto un largo consenso e un alto numero di preferenze.
Ma la politica non dev’essere una professione e avrebbe avuto un senso, dopo 10 anni in Regione, un passaggio a Roma. No a fraintendimenti, però. Primo: non avevo chiesto di fare il capolista in Friuli Venezia Giulia ma sono stato proposto da Sandro Bondi e Denis Verdini come numero due, soprattutto in ragione dei risultati ottenuti come imprenditore in Italia. E’ stato Berlusconi a volermi inizialmente capolista. Certo io avrei preferito una legge elettorale con le preferenze o i collegi ma in assenza di questi è ovvio che la valutazione venga fatta a livello nazionale.
Secondo: la contrapposizione è arrivata dal Friuli Venezia Giulia ma non certo dal territorio, non quello friulano almeno e comunque non confonderei segreterie non elette con la base. L’ordine di lista partito dalla regione non è certo stato votato in coordinamento regionale e tantomeno sottoposto alla gente; alcuni nomi non erano nemmeno mai stati esaminati. Anzi devo ringraziare per le centinaia di messaggi, mail e fax di vicinanza di iscritti e associazioni ma quando nella notte di domenica ho appreso che mi sarei trovato in posizioni non eleggibili ho preferito ritirarmi.
Terzo: non intendo eludere il tema, poi, della condanna. Oltre a due multe legate all’attività imprenditoriale, vi è un patteggiamento (allora non era sentenza di condanna) nel mio passato per fatti risalenti al 1990. Avevo 25 anni, ne sono passati quasi altrettanti. Ora bisogna capire se un errore riverbera i suoi effetti per sempre ma soprattutto se non contino invece di più le cose fatte.
Tranne chi è venuto dal Piemonte, non c’è un imprenditore nei posti eleggibili nelle liste del Pdl in Friuli Venezia Giulia: ci sono prevalentemente politici di professione. Nulla contro, ma servirebbe anche altro.
Sereni Orizzonti Spa, a leggere il Sole 24 Ore, è stata la miglior azienda del suo settore in Italia nell’ultimo triennio per risultati e crescita del numero di occupati. Costruisce e gestisce Rsa in tutto il Nord Italia e prevalentemente in regioni diverse dal Friuli Venezia Giulia. Un bel risultato, come quello di tanti altri imprenditori che hanno portato la bandiera del Friuli anche in altre regioni. E sia chiaro: senza che nelle decine di milioni di investimenti vi sia mai stato un solo euro di denaro pubblico.
Nessuna polemica, però, in questo ritiro ma prevalente il desiderio di concentrarmi sull’azienda. Si può essere utili alla società anche in diversi ruoli. Certo non rinnego il Pdl per le istanze di modernizzazione e per il tentativo di rappresentare anche Partite Iva e ceti produttivi ma il ricambio è stato parziale e non sempre i livelli locali rispecchiano queste istanze.
Dell’impegno in Regione ricordo con piacere, oltre a molti colleghi, le tante leggi a cui ho contribuito: dalla Legge Giovani al pacchetto anticrisi per le aziende e i lavoratori che ha fatto del Friuli Venezia Giulia un esempio in Italia fino alla legge sull’Endometriosi.
Come ho detto la politica non dovrebbe essere un mestiere ma soprattutto passione ed è una premessa a cui mi conformo, considerando che nel tempo non è detto che questo sia un addio.”