«Basta allarmismi e numeri in libertà sugli effetti sul decreto dignità. La crescita o il rallentamento dell’occupazione nei prossimi mesi e nel 2019, in Fvg come a livello nazionale, non dipenderanno dalle novità introdotte dalla norma recentemente convertita in legge dal Parlamento». A dirlo è Villiam Pezzetta, segretario regionale della Cgil, che pur giudicando «timide» le novità in materia di durata dei contratti e «preoccupante il ritorno ai voucher, sia pure parziale», condivide l’obiettivo generale di favorire la stabilità dei rapporti di lavoro. «Chi, come Confindustria, spara a zero sul decreto e parla di migliaia o addirittura decine di migliaia di posti a rischio a livello regionale – sostiene il numero uno della Cgil Fvg – si dimentica di dire che negli ultimi cinque anni, complici leggi come il jobs act, il peso del lavoro temporaneo e precario è cresciuto in maniera progressiva e macroscopica. Era quindi non soltanto opportuno, ma anche necessario, invertire la tendenza, provare a fermare questa corsa alla precarizzazione che ha nei giovani le prime vittime».
L’OCCUPAZIONE. A riprova di quanto sostenuto, il segretario cita i dati Inps sull’andamento delle assunzioni dal 2014 fino al 1° trimestre del 2018 (vedi tabella allegata), che vedono anche in regione il progressivo calo dei contratti a tempo indeterminato, con un saldo negativo nel periodo considerato di 37mila unità tra assunzioni e cessazioni in Fvg. Di segno opposto la tendenza dei contratti a termine (con un saldo positivo di 49mila unità) e del lavoro interinale (+6.500). Se è vero che il 2017 ha visto consolidarsi il recupero occupazionale incominciato nel 2016, con la risalita a quota 505mila occupati, 10mila di in più rispetto ai minimi storici del biennio 2014-2015, «questo avviene – secondo Pezzetta – in un contesto più instabile e precario, caratterizzato, oltre che da un forte calo della componente autonoma, da una crescita del lavoro povero e sottotutelato». Altro segnale d’allarme i dati Istat del 1° trimestre 2018, che hanno visto una contrazione degli occupati a quota 499mila: «Saranno le prossime rilevazioni – commenta il segretario – a dirci se si è trattato di un’oscillazione congiunturale o di un’inversione di tendenza».
SOS INFORTUNI. Altro indice del peggioramento complessivo delle condizioni di lavoro l’esplosione dell’emergenza infortuni, con 26 morti sul lavoro del 2017, 6 in più rispetto al 2016, e 16 nei primi 6 mesi di quest’anno, contro i 14 del primo semestre 2017. Numeri che i sindacati hanno sottoposto più volte all’attenzione della Regione, sollecitando, tanto nei confronti del presidente Fedriga quanto degli assessori al Lavoro e alla Sanità, l’esigenza di misure specifiche per contrastare l’aggravarsi del fenomeno: Cgil, Cisl e Uil, in particolare, sollecitano nuove assunzioni mirate da parte delle Aziende sanitarie, per rinforzare gli organici dei servizi di medicina del lavoro e quindi i controlli, accompagnate un rafforzamento della formazione in materia di sicurezza.
LE PRIORITÀ. Ma la Regione, per Pezzetta, può giocare un ruolo importante anche nel sostegno alla ripresa economica e occupazionale. «Mi riferisco da un lato – spiega il segretario – agli investimenti per la messa in sicurezza del territorio, del patrimonio residenziale pubblico, delle infrastrutture di comunicazione, compresa la rete stradale e autostradale, dall’altro all’individuazione di quelle grandi opere e degli altri interventi strategici, ivi compreso il riordino delle finanziarie regionali, necessari per rafforzare la competitività del territorio e delle imprese». Tra gli interventi prioritari anche un protocollo contro gli appalti al massimo ribasso, per rafforzare le tutele contrattuali dei lavoratori coinvolti, l’accelerazione delle assunzioni in sanità e il potenziamento degli interventi in materia di edilizia agevolata, per far fronte all’emergenza casa: «Un obiettivo quest’ultimo – conclude il segretario – che non va perseguito innescando guerre tra poveri o tra italiani e stranieri, ma rafforzando l’offerta complessiva di abitazioni per le categorie deboli e contrastando gli abusi».