udine, 14 giugno 2011 – E’ davvero calda la questione del rapporto tra credito e imprese, rilanciata questa mattina dalla Cisl dell’Udinese e Bassa friulana nel corso di una serrata tavola rotonda.
Punto di partenza del confronto a più voci tra sindacato, politica, mondo del credito ed industriali, non potevano che essere le vicende di due strumenti chiave a livello regionale, ovvero Mediocredito e Friulia.
Le premesse del Sindacato “Al di là delle polemiche – ha esordito il segretario generale della Cisl Roberto Muradore, aprendo i lavori – ci interessa entrare nel merito delle questioni, pro futuro. Ci preoccupano alcune cose che apprendiamo dai giornali e che riguardano in particolare Mediocredito. Crediamo sia lecito domandarsi cosa stia succedendo e soprattutto capire quale sia la mission che si vuole dare ad esso”. “Dobbiamo intervenire sul credito – ha aggiunto Muradore – anche su quello agevolato e rendere efficaci gli strumenti che già esistono: bene, in questo senso, l’abbassamento delle soglie per quanto riguarda il Frie; meno bene le questioni Mediocredito e Friulia su cui già da tempo la Cisl locale, assieme a Cgil e Uil, ha rilevato alcune criticità”. “Al di là degli annunci – ha rincarato il segretario – non si capisce dove Friulia stia andando: ci vuole chiarezza, anche nell’organizzazione che dovrebbe prevedere oltre che commercialisti, ingegneri in grado di valutare la bontà, o meno, dei piani industriali presentati”. L’economia tutta va riportata, rinsaldata al territorio.
I numeri La fotografia sui finanziamenti dell’economia arriva da Fulvio Mattioni. Partendo da un’analisi generale, negli ultimi due anni, in Friuli Venezia Giulia i cosiddetti prestiti “vivi” (al netto, cioè, delle sofferenze) sarebbero passati da 29,2 miliardi a 30,9 miliardi, grazie alla domanda di credito provediente in particolare dalle famiglie. Se, infatti, queste ultime nel periodo di riferimento hanno accentuato la necessità di sostenere il loro reddito corrente (+27,6%), le imprese, sotto il profilo dei prestiti, hanno perso, complice la crisi e la riduzione dei fatturati, l’1,4%. A scontare il calo dei prestiti sono soprattutto le imprese del settore terziario (-9,3%) e del manifatturiero (-7,6%), a fronte dell’edilizia in cui, invece, negli ultimi 12 mesi sono cresciuti del 28,7%. Altro dato riconducibile alla crisi è quello relativo alla quota di sofferenza dell’economia, che sale dal 2,6% al 4,8%, passando dal I trimestre 2009 al I trimestre 2011 da 772 a 1.546 milioni.
Quanto a Mediocredito, dal 2005 al 2010, sarebbe aumentata la quota delle sofferenze e crollata la redditività dell’istituto, da una media di oltre 11milioni nel triennio 2006-2008 a poco più di 1,2 milioni nell’ultimo biennio. Si aggiunga non solo che i crediti in anomalia su fondi propri sono passati tra il 2007 e il 2010 da 48,5 a 196 milioni, ma anche che gli impieghi fatti con fondi propri negli ultimi 6 anni sono andati per il 53,9% a imprese del Friuli Venezia Giulia e il restante 46,1% a imprese con sede legale fuori regione.
Quanto, infine, a Friulia emerge che al 2010 la holding deteneva 665,6 milioni di partecipazione e ha erogato 106,4 milioni di finanziamenti. Tuttavia, l’84,5% del valore delle partecipazioni sta nelle 7 imprese facenti parte della stessa Friulia holding. Infine: l’intervento complessivo di Friulia a favore delle imprese è sceso dai 211 milioni del 2004 ai 183 del 2010 (-13,3%).
Il dibattito Diverse le prospettive emerse dalla tavola rotonda. Se per il presidente degli Industriali friulani, Adriano Luci, l’attenzione deve essere posta soprattutto sulla riduzione dei tempi burocratici, rispetto all’erogazione dei finanziamenti, e sulla velocità di risposta degli enti erogatori, per il consigliere regionale Ugo De Mattia (che ha sostituito l’assessore Seganti) una delle questioni chiave è quella di riportare le pratiche (così quelle della legge 4 dirottate sul Mediocredito centrale a Roma) sul territorio regionale. Sul ruolo strategico della territorialità, anche rispetto alla partita del credito, si è soffermato pure Giuseppe Graffi Brunoro, presidente della Federazione delle Bcc, che ha sottolineato il particolare momento di crisi delle aziende che “si rivolgono ai nostri sportelli sempre più per tenere duro, anzichè con progetti di investimento”, oltre a proporre l’individuazione di modalità, anche sul piano delle agevolazioni fiscali, per gli imprenditori disposti ad investire con propri capitali all’interno delle aziende. Necessaria, poi, per Brunoro un’azione decisa di sollecito presso la sede romana del Mediocredito per bloccare le domande della Bertossi lì ferme. Su un’idea di sviluppo che manca si è invece soffermato il segretario della Cisl regionale, Giovanni Fania, convinto della necessità di una più incisiva politica industriale. Una politica – ha concluso il nazionale della Cisl, Luigi Sbarra – che manca anche a livello nazionale, complice la classe dirigente sempre più impegnata in cose avulse e ripiegata su se stessa. Politiche industriali forti, ma anche – per il segretario nazionale – riforme strutturali coraggiose e profonde, a partire da quella del fisco, da tempo caldeggiata dalla Cisl.
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