Dal 1 aprile, l’edilizia scolastica, vale a dire tutte le scuole superiori ora gestite dalla Provincia di Udine (130 edifici per complessivi 22 mila studenti accolti) passeranno all’Uti del Friuli Centrale. “Un trasferimento azzardato, a pochi mesi dalla fine dell’anno scolastico che poteva essere rinviato, come era stato peraltro richiesto e sollecitato anche da diversi Sindaci, sia per ragioni organizzative e gestionali sia in attesa della sentenza del Tar Fvg in materia” afferma il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini. “Alla Provincia di Udine, anche in virtù della legge costituzionale di modifica dello Statuto regionale che consente all’Ente di proseguire l’operatività fino a fine mandato – prosegue il presidente -, doveva essere concessa la continuità nella gestione delle scuole superiori, un materia delicata e complessa nella quale l’istituzione ha sviluppato un’esperienza consolidata e dimostrato, negli anni, un impegno per una crescita omogenea di tutte le realtà scolastiche del territorio”. Nel 2016 la Provincia di Udine ha investito 8 milioni di euro nelle scuole, capitolo che anche nel 2017 prevede uno stanziamento di risorse pari a oltre 3 milioni 332 mila euro. “Abbiamo ancora molte cose da concludere e da fare” aggiunge Fontanini riferendosi al maxi cantiere dell’Uccellis ma anche al quinto lotto dello Stringher e alle verifiche antisismiche sugli edifici scolastici per i quali sono stati già richiesti 2 milioni di euro. “Invece, pur di mettere fuori gioco la Provincia di Udine, – evidenzia il presidente – l’estate scorsa, in sede di assestamento, è stato approvato un emendamento proposto dalla Giunta regionale in base al quale, in mancanza di accordo nei piani di subentro tra i Comuni sede di scuole superiori, tutto il “pacchetto” scuole superiori transita all’Uti del Friuli Centrale. E così, Udine e una manciata di Comuni dell’hinterland, decideranno se e come intervenire nei plessi cittadini e nelle scuole periferiche. Come verrà garantita la terzietà assicurata dalla Provincia?” Per il presidente Fontanini, questo subentro, oltre al danno per la collettività e ai problemi gestionali, rappresenta anche uno sgarbo istituzionale. “Verrà confermata la struttura operativa (alla quale va tutta la nostra fiducia) che continuerà a lavorare, in base a un obbligo di legge, negli spazi occupati ora in Provincia ma agli ordini di un altro ente. Lo ribadisco – conclude Fontanini-: si tratta di un esproprio politico peraltro con un giudizio pendente al Tar che si pronuncerà il prossimo 7 giugno. Valeva almeno la pena aspettare questa sentenza”.
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