Cosa resta del settore tessile artigiano dopo la crisi? In Friuli Venezia Giulia 138 imprese, il 79% di quelle complessive. Ridotte del 21 per cento nel corso degli ultimi dieci anni, emorragia che però si è completamente arrestata nel corso degli ultimi 12 mesi. Da qui dunque si riparte. Dalle strategie affinate da chi ha resistito e dai nuovi strumenti, specie digitali, che promettono maggiore competitività. Se ne occupa EUDigiTAC, progetto finanziato dal programma “Creative Europe / Europa Creativa” che coinvolge partner di tre paesi – Estonia, Svezia ed Italia – ed è focalizzato appunto sull’utilizzo delle tecnologie digitali per la valorizzazione e la promozione del settore tessile in particolare artigiano. Guidato dalla massima istituzione svedese in materia di formazione nell’età adulta (Studieförbundet Vuxenskolan) il progetto conta sulla partecipazione di Confartigianato-Imprese Udine, del Dipartimento di artigianato rurale dell’Università estone di Tartu (University of Tartu Viljandi Culture Academy) e ancora su quella di Changemaker AB, società di Göteborg (Svezia) votata alla consulenza creativa sul tema dell’innovazione.
Oggi nella sede di Confartigianato Udine sono stati presentati i principali risultati del progetto: oltre venti piccole e piccolissime imprese artigiane friulane sono state coinvolte nella realizzazione sperimentale di video, anche in collaborazione con l’Istituto Sello di Udine, 30 artigiani e creativi tra cui alcuni svedesi ed estoni, hanno dato vita a marzo 2017 a Udine al primo Creative Matching Day, sono stati prodotti e condivisi tutorial sulla tradizione tessile dei tre paesi coinvolti e messo a punto un manuale che consente di replicare l’iniziativa. Aziende custodi di saperi antichi, di altissima manualità, di tecniche conservate nel tempo e in parte reinventate appunto grazie all’innesto di strumenti digitali. A raccontare il risultato del progetto sono stati la vicepresidente vicaria dell’associazione di categoria, Edgarda Fiorini, insieme a Federica Manaigo, cofondatrice dell’impresa culturale “CREAA Snc” e Communication manager del progetto, e al segretario di Confartigianato-Imprese Udine Gian Luca Gortani.
“Il progetto si è articolato in diversi seminari, che hanno coinvolto artigiani, studenti e addetti museali – ha raccontato Manaigo -. La necessità è quella di creare dei contenuti e renderli disponibili online per raccontare la nostra tradizione. Non tutti siamo i merletti di Venezia, ma abbiamo prodotti di qualità che dobbiamo e vogliamo far conoscere”. Da qui la serie di video firmati “Sello” che saranno caricati a breve, insieme ad altri contenuti, sulla piattaforma www.eudigitac.eu dedicata al progetto”. Un sito il cui obiettivo è veicolare con costanza, sul web, la conoscenza di aziende, prodotti, territori. Importante il coinvolgimento degli studenti, “perché i nativi digitali sono i compratori e al tempo stesso gli artigiani del futuro” ha aggiunto la vicepresidente Fiorini.
EUdigiTAC s’innesta in uno scenario che vede l’Italia in forte ritardo sotto il profilo della digitalizzazione delle imprese rispetto agli altri Paesi partner. Bastino due dati: in Svezia il 29,2% delle aziende vende abitualmente online, in Estonia il 15,8%, in Italia soltanto l’8,2% contro una media Ue che si piazza a 17,8 punti percentuali.
Qualcosa però si muove. Se la percentuale delle piccole imprese italiane che vantano un’elevata digitalizzazione dei propri processi è inchiodata all’11%, nel corso del 2017 c’è stata un’impennata delle realtà produttive presenti sul social network (+16,1%) e di quelle che condividono contenuti multimediali su piattaforme come YouTube (+14,5%).
La domanda di maggiore digitalizzazione d’altronde viene direttamente dai consumatori. Che in Fvg sono pure un passo avanti rispetto al resto del Paese: la quota di e-shopper “nostrani”, di coloro cioè che negli ultimi 12 mesi hanno ordinato online beni o servizi ad uso privato, è pari al 39% contro il 32% della media nazionale. Tanto? Non a giudicare dalle percentuali vertiginose di Svezia ed Estonia che viaggiano rispettivamente all’81% e al 58%.
Una buona notizia però c’è. La fetta merceologica maggiormente frequentata dagli shopper di internet è il comparto tessile-abbigliamento-calzature (40,4%), seguito dagli articoli per la casa (38,5%) e da viaggi e trasporti (36,6%).
Tornando alle aziende, il 41% delle piccole imprese utilizza i social network (Facebook), il 14,6% piattaforme di condivisione di contenuti multimediali (YouTube), il 6,3% blog e il 2,2% piattaforme di tipo wiki. La finalità più diffusa è quella di sviluppare l’immagine aziendale o dei propri prodotti (36,2%), seguita dalla raccolta di opinioni, recensioni e domande espresse dalla clientela (22,8%), dal coinvolgimento dei clienti nell’innovazione di beni o servizi (12,6%), dalla ricerca di personale (8,3%), dalla condivisione di informazioni all’interno dell’azienda (8,2%) o tra imprese con cui collaborano in rete (6,9%).