Thermae Romae di Takeuchi Hideki è stato il supersuccesso a sorpresa in Giappone nel 2012, il secondo film per incassi al botteghino, con circa 6 miliardi di yen.
Tratto dal manga di successo di Yamazaki Mari, il film è incentrato su Lucius (Abe Hiroshi), un architetto dell’antica Roma che progetta terme e che viaggia nel tempo fino al Giappone contemporaneo, dove rimane sbalordito dalla cultura termale “avanzata” giapponese e prende a prestito idee che possano rinverdire la sua carriera ormai in declino. In Giappone incontra anche Mami (Ueto Aya), un’aspirante disegnatrice di manga molto carina, che adora tutto quello che appartiene all’antica Roma e lo accompagna nel ritorno alla sua epoca, anche se il mortalmente serio Lucius quasi non si accorge della sua esistenza.
Il film giocava abilmente su entrambi i versanti dello spartiacque tra superiorità e inferiorità: Lucius, sprezzante, pensa che gli anziani incontrati nella sua prima visita a un bagno giapponese siano “schiavi dalla faccia schiacciata”, mentre loro comicamente lo considerano un altro gaijin (forestiero) inetto.
Di certo non ha nuociuto alle vendite di biglietti il fatto che Abe, nel ruolo di Lucius, fosse ben palestrato e che trascorresse gran parte del film quasi nudo.
Alla prima mondiale del film a Udine, al Far East Film Festival 2012, il pubblico italiano non solo ha accettato gli attori giapponesi nihonjinbanare (“di aspetto occidentale”) nei ruoli di antichi romani, ma si è anche divertito moltissimo a ogni battuta e gag, compresa quella di un robusto tenore italiano (Walter Roberts) che si esibisce mentre Lucius viaggia avanti e indietro nel tempo, involontariamente risucchiato da tunnel temporali di vario tipo che si aprono nell’acqua.
Tutti questi elementi, tenore compreso, sono presenti anche nel sequel Thermae Romae II, che viene presentato a Udine dopo la prima mondiale giapponese del 26 aprile.
Il film inizia con Lucius che ottiene l’incarico di costruire un nuovo bagno termale al Colosseo, per i gladiatori che trovano scarso sollievo a dolori e acciacchi nelle terme cupe e malsane che i loro padroni hanno messo loro a disposizione. Ancora una volta, Lucius è a corto di idee, finché con un altro viaggio nel tempo torna in Giappone, dove rivede Mami che ora è una scrittrice freelance specializzata in bagni pubblici, anche se sogna sempre di diventare una disegnatrice di manga. Naturalmente, l’architetto romano trova molte fonti di ispirazione: una sedia che fa un massaggio rilassante (che lui immagina venga eseguito da schiavi operosi nascosti dietro i cuscini) e una forma di combattimento corpo a corpo non mortale che gli indigeni chiamano sumo.
Di ritorno a Roma, Lucius inserisce queste innovazioni nelle sue nuove terme, anche se con i limiti imposti dalla tecnologia del II secolo d.C., e ottiene l’apprezzamento dei suoi superiori, compreso l’imperatore Adriano (Ichimura Masachika).
Nell’Impero Romano però non sono tutte rose e fiori. Adriano è un imperatore pacifista che preferisce i bagni alle battaglie ma i senatori con mire espansionistiche stanno complottando contro di lui. Un elemento imprevedibile è Ceionio (Kitamura Kazuki), il playboy successore al trono che sta combattendo i barbari al nord. Si rivolterà contro Adriano? E Lucius, intrepido sostenitore di Adriano, cosa può fare per mantenere la pace? Forse la terra degli schiavi dalla faccia schiacciata può fornire qualche spunto.
Girato in Bulgaria, in un elaborato set all’aperto per le scene dell’antica Roma, e in alcuni dei luoghi più pittoreschi del Giappone, Thermae Romae II è un ritorno ai peplum hollywoodiani ma anche un diario di viaggio che è una delizia per gli occhi e vi farà prendere appunti per la vostra prossima vacanza nelle onsen (stazioni termali) giapponesi.
Takeuchi mostra di non aver perso il gusto per la commedia di cui aveva fatto mostra nel primo episodio di Thermae Romae: anche le sue battute più facili risultano scoppiettanti invece di spegnersi miseramente. Il regista inoltre sfrutta bene le sue 5000 comparse e i set monumentali, anche se i momenti migliori del film sono spesso quelli più banali, come quando Lucius prova uno scivolo acquatico coperto solo da un asciugamano ed esce all’aria aperta, boccheggiando dal terrore e dal piacere, senza nulla addosso.
È una scena divertente, anche se sospetto che molti spettatori si concentreranno soprattutto sull’esibizione dei suoi tonicissimi glutei. Basta che serva a vendere, ragazzi miei.
Mark Schilling