Fase 2: 18mila aziende sospese in Fvg, Lignano comune più penalizzato

Fase 2: 18mila aziende sospese in Fvg, Lignano comune più penalizzato

Anche il Friuli Venezia Giulia oggi ha celebrato la ripartenza dopo il lungo lockdown imposto dall’emergenza coronavirus. Un traguardo per molti, non per tutti. Sono infatti ancora ben 18.238 le localizzazioni d’impresa totalmente sospese, 9.463 quelle che possono operare solamente per asporto o a domicilio. A fare il punto sulle attività che oggi sono rimaste alla finestra, a guardare cariche di preoccupazioni i tanti che invece hanno potuto riprendere le fila dell’attività interrotta causa Covid-19, è l’ultima elaborazione realizzata da Nicola Serio, responsabile dell’ufficio studi di Confartigianato-Imprese Udine. Un’istantanea che restituisce una regione a più d’una velocità, con un’azienda su 4 ancora al palo, pari al 24,6% del totale, con mare e montagna che sono le zone più penalizzate e con Lignano Sabbiadoro che vanta un triste primato: è il primo Comune in Fvg per numero di attività ancora sospese, ben 55,4% delle 1.982 totali. Non è un caso. Nelle prime posizioni della classifica si piazzano infatti le principali località turistiche della regione, da Lignano a Tarvisio (49,8%), da Sappada (44,4%) a Grado (43,9%), nonché i comuni che ospitano centri commerciali e outlet, da Villesse (46,8%) passando per Aiello (40,9%) e Martignacco (36,2%). In generale, la variabilità del fenomeno territoriale è molto ampia, legata alla diversa composizione settoriale, con un campo di variazione di quasi 50 punti percentuali, che dal 55,4% di aziende sospese a Lignano Sabbiadoro arriva fino all’8,7% di San Quirino.

A livello provinciale, la percentuale più alta delle sospensioni si registra a Trieste (30,7%) seguita da Gorizia (28,1%), Udine (23,9%) e Pordenone (20,6%). Quanto ai capoluoghi, al primo posto troviamo ancora la città giuliana (31,6% delle attività sospese), seguita da Gorizia (27,4%), Udine (26,3%) e Pordenone (26%).  

«C’è ancora molta strada da fare per tornare alla normalità – commenta dati alla mano il presidente di Confartigianato-Imprese Udine e Fvg, Graziano Tilatti -. Oggi abbiamo iniziato quella che va considerata come una fase di rodaggio, di riapertura parziale, un passo importante, che va fatto però senza lasciare nessuno indietro. L’auspicio è che lo sforzo fatto fin qui ci consegni i dati epidemiologici che tutti aspettiamo: certifichi il rallentamento dei contagi consentendoci di riaprire finalmente anche altre attività, con tutte le cautele del caso, non possiamo tenere chiuso ancora a lungo». La preoccupazione del leader degli artigiani riguarda in particolare le imprese attive nel settore dei servizi alla persona. «Chiuse da quasi due mesi necessitano di un segnale di attenzione. Di questo passo rischiamo che molte decidano di non riaprire più». Guarda a Roma Tilatti, consapevole che dalla Regione non ci si può aspettare misure che scavalchino quelle nazionali. «L’amministrazione Fvg, che fin qui si è dimostrata vicina alle imprese, faccia pressioni in Conferenza delle Regioni affinché laddove il dato sanitario lo consente si facciano riprendere in via anticipata i settori ancora chiusi, condividendo le pratiche positive, testate sul campo, così che poi possano essere esportate altrove». Continua Tilatti: «Ribadisco l’apprezzamento per l’operato della Regione, che ci ha dato i primi, importanti segali per la ripresa, ora però bisogna che un assist arrivi dal Governo: non è possibile immaginare una ripresa che passa dal credito agevolato, le imprese non possono indebitarsi, ci vogliono importanti contributi a fondo perso. E ci vuole anche una particolare attenzione da parte di chi sarà chiamato a controllare – conclude il leader degli artigiani -: in fase di ripresa speriamo di poter contare su ispettori al nostro fianco, per formare e assistere le imprese sui protocolli, non per reprimerle».