CHIESA DI SAN FRANCESCO (Ex-monastero dei Frati Francescani Minori)
La prima pietra per la costruzione della chiesa fu posta solennemente il 4 febbraio 1285 dal patriarca Raimondo della Torre. Sorgeva accanto al convento dei francescani minori, terminato nel 1296 e soppresso dalla Repubblica Veneta nel 1770.
Le grandi dimensioni della chiesa permettevano di ospitare non solo le cerimonie religiose ma anche le assemblee popolari cittadine. La facciata venne risistemata nel 1495 e restaurata dopo le lesioni causate dal famoso terremoto del 1511.
Ulteriori interventi si ebbero nel Settecento, quando il complesso conventuale venne incrementato verso ovest. Il convento fu poi ceduto dai Francescani nel 1769 per 1500 ducati al Capitolo di Cividale.
Fu requisita dai Francesi nel 1810 per il deposito dei foraggi. Venne poi riconsacrata nel 1822. Fu nuovamente utilizzata come magazzino nel 1826. La costruzione soffrì per questi utilizzi, soprattutto per un incendio nel 1917, quando era utilizzata come magazzino di vestiario per gli alpini.
Dopo una lunga serie di restauri, cominciati nel 1946, la chiesa è stata restituita solida e nitida nelle sue linee. Spiccano come caratteristiche la facciata a capanna, in pietra grigio chiaro faccia a vista, con un grande rosone centrale a doppia cornice e con portale con arco a tutto sesto.
E anche dalla bella parte absidale che s’erge sulla roccia a picco sul Natisone. La chiesa attualmente è sconsacrata ed è adibita ad avvenimenti culturali.
La pianta è disposta in direzione nord-sud ed è a croce latina, con tre cappelle absidali coperte da crociera gotica, mentre il soffitto è a doppia falda con capriate a vista.
Dal vasto ciclo decorativo di affreschi tre-quattocenteschi che coprivano larga parte delle pareti della chiesa, senza uno schema organico, ben poco è rimasto. Entrando, si trovano a sinistra quattro quadri raffiguranti: Teoria di Santi, Fuga in Egitto, il Trionfo della Morte, La strage degli Innocenti, databili verso il 1400. Sulla destra tra lacerti poco leggibili, una donna orante.
Nelle cappelle absidali è conservato il maggior numero di affreschi, tutti databili alla meta del Trecento, di derivazione giottesco-riminese. Nella cappella centrale, sulla sinistra è murata una lapide tombale con l’immagine di un monaco e con una scritta enigmatica, datata 1239. La lapide fu ritrovata nel 1856.
Nella parte centrale dell’abside, tra le finestre, l’affresco più famoso: Cristo in Croce tra la Madonna e S. Giovanni che volgono lo sguardo verso Gesù, attribuito alla scuola riminese. Sulla parte destra Adorazione dei Magi e Madonna con Bambino. Questi ultimi affreschi risentono dello stile di Vitale da Bologna, che nel 1348-50 operava nel Duomo di Udine.
La vicina Annunciazione è databile invece ad alcuni decenni dopo, dove troviamo un brano di altissima poesia nella delicata e dolcissima immagine della Vergine.
Nel transetto di sinistra l’Altare dei Morti. Risale al Settecento ed è in marmo bianco e nero con un pregevole Cristo in Croce e la Madonna piangente. Un iscrizione sulla destra del 1597 testimonia che l’altare precedente era dedicato a S. Mercurio.
La pala d’altare è opera di Pietro Mera del 1611 e rappresenta S. Giacomo e i Santi Lorenzo e Stefano.
Nella sacrestia sono emersi affreschi trecenteschi nel corso dei lavori di restauro del 1965.
Qui si trovano anche affreschi del comasco Giulio Quaglio (1693) con soggetti come il Castigo di Ozia, Mosè, Davide, e, nel soffitto, S. Francesco in estasi e S. Bonaventura e la SS. Eucarestia. Inoltre nelle pareti, troviamo quattro figure di pontefici francescani entro decorazioni a stucco di Donato Riccardo Rietti. Gli arredi lignei furono scolpiti da Giacomo Broilo da Gemona.
Chiesa di San Pietro ai Volti (Ex-monastero dei Cappuccini)
Venne eretta nel 1599, dopo la grave pestilenza diffusasi in città nel 1598, per voto dei Cividalesi che la dedicarono al SS. Redentore e ai Santi Rocco e Sebastiano. Fu progettata dal Conte Clarini e costruita dove in precedenza, nell’XI secolo, sorgeva un sacello dedicato al Salvatore. Venne consacrata nel 1602 dal canonico Cornelio Tommasini.
Nel 1609 fu creato un convento adiacente alla chiesa, affidato nel 1615 ai Cappuccini. Nel 1762 venne demolita l’altica porta tardo alto-medievale, su cui c’era una chiesetta pensile intitolata a San Pietro Apostolo. Nel 1769 fu soppresso il convento. Siccome gli abitanti del borgo circostante non erano riusciti a terminare la parrocchiale iniziata nel 1766, tale titolo il 23 giungo 1770 passò ufficialmente a quella del Redentore.
La facciata ha due nicchie vuote che accoglievano i Santi Pietro e Paolo, che prima ancora erano posti alla scalinata che conduceva alla chiesa. sopra il volto (o porta), da cui deriva il nome di San Pietro ai Volti. La facciata della chiesa è ripartita da lesene.
L’interno ad aula ha nel soffitto un affresco che rappresenta la Consegna delle Chiavi, opera del cividalese Bernardino Gioia dipinto verso la fine del secolo XIX. Sue sono anche le decorazioni e i finestroni, con spicchi di vari colori, nelle navate.
Varcato il portale, sulla destra, si trova la cappella laterale, con sopra l’altare ligneo una tela raffigurante la Madonna in gloria adorata dai Santi Francesco e Carlo Borromeo, opera della fine del ‘500. Sulla parete dipinto, molto rovinato che rappresenta Sant’Antonio con il Bambino. Quindi altare ottocentesco con statua in legno della beata Benvenuta Boiani scolpita da Valentino Panciera detto il Basarel. Dopo la porta, quadro con lo Sposalizio della Vergine del ‘600.
L’altare maggiore della chiesa di San Pietro ai Volti è in pietra con ai lati le statue dei Santi Pietro e Paolo che un tempo erano poste esternamente. Al centro spicca il tabernacolo ligneo dorato in stile barocco. Nella portella in rame è dipinta la Pietà. Dietro il tabernacolo, importante pala d’altre di Palma il Giovane firmata e datata 1607 che rappresenta il Redentore risorto tra i Santi Sebastiano e Rocco.
Il Cristo risorge in un alone luminoso mentre il paesaggio sottostante si vede il Ponte del Diavolo e due figurine indicate da San Rocco che alludono alla peste. Sulla parete destra del presbiterio un immagine di San Carlo Borromeo, composizione molto rovinata del ‘600. Su quella sinistra Madonna adorata da quattro cappuccini, opera di Gaspare Diziani eseguita tra il 1735 e il 1740.
Alla parete laterale sinistra tela non in buone condizioni con L’educazione delle Vergine, seguita da un quadro votivo per la peste del 1597, con la “Madonna, S. Rocco e i tre committenti” di autore ignoto.
L’altare seguente ha un affresco con la Madonna Addolorata del XIV – XV secolo di autore ignoto. In precedenza si trovava in una cappella Mater Dei sulla riva destra del fiume Natisone, già ricordata nel 1091, da dove fu staccato nel 1724, portato nella chiesa di Santo Stefano e qui collocato nel 1772. Rappresenta la “Madonna piangente ed il Figlio” che hanno una corona metallica sul capo, con ai lati San Pietro (o San Francesco) e Sant’Antonio Abate.
L’altare alcuni lo attribuiscono al veneziano Giorgio Massari, commissionato per il Duomo e portato nella chiesa di San Pietro ai Volti nel 1770. Altri lo attribuiscono all’udinese Adeodato Periotti a cui sarebbe stato commissionato il 19 settembre 1766. Accanto, un dipinto che rappresenta la Morte di San Giuseppe, realizzato nel Seicento.
Chiesa di San Giovanni Battista (Ex-monastero di Santa Maria in Valle)
La chiesa di San Giovanni Battista o in Valle si trova presso il monastero di Santa Maria in Valle in Via Monastero Maggiore. Un portale rinascimentale immette in un cortile, su cui si affaccia la chiesa. Si presenta con un timpano in cui campeggia una scultura realizzata nel 1522 dai fratelli Astori da Dossena, scolpita da Benedetto, raffigurante la Madonna con Bambino.
In fondo al cortile la bella chiesa con porticato settecentesco a tre archi ribassati, ornato di stucchi e con lo stemma di due badesse della Torre. Era tradizione che qui sorgesse la più antica costruzione cristiana di Cividale. Gli scavi eseguiti da Ejnar Diggrave e del suo assistente Hjulmar Tort dell’Università di Copenaghen nel 1954, hanno rilevato nell’interno pavimentale, il perimetro di una costruzione paleocristiana del V – VI secolo.
Altre ricerche hanno accertato che qui nel VII – VIII secolo doveva sorgere la chiesa madre dei Longobardi, prima di culto ariano (e probabilmente con battistero proprio) poi cattolico sul principio del secolo VIII, su asse parallela, come consuetudine allora, sempre applicata, si aggiungeva forse un “martirio” ossia un sacello eretto per raccogliere e onorare le reliquie dei martiri.
La Chiesa e il sacello furono posteriormente incorporati nel convento sorto attorno, formando un tutto unico che, attraverso i tempi, ebbe a subire infinite modifiche e spesso addirittura integrali ricostruzioni, assai differenziate tra loro, secondo il gusto artistico dei relativi periodi storici. Si hanno, per esempio, memorie di restauri e ricostruzioni negli anni 1371 nel 1521 nel 1640, come appare nell’architrave della porta maggiore, ed infine nel 1700 sotto le badesse Maria Eleonora della Torre e Maria Teresa della Torre (1749-1752), lo stemma delle quali spicca tra gli stucchi che decorano la fronte del pronao.
L’aspetto odierno è settecentesco e lo si deve a Domenico Schiavi per l’esterno e a Luca Andrioli per l’interno. L’interno della chiesa, lindo e semplice, è di chiara impronta settecentesca. Nel soffitto Giuseppe Diziani nel 1771 ha affrescato S. Giovanni Battista; gli altari laterali sono del ‘700, in finto marmo, opere del luganese Giacomo Vassalli. Pietro Antonio Novelli, a dipinto la pala dell’altare destro raffigurante i Ss. Michele Arcangelo, Benedetto e Chiara. Quello di sinistra ha un’opera di Palma il Giovane: S. Orsola fra le compagne; vicino si trova una artistica grata in ferro battuto attraverso la quale si somministrava la comunione alle suore di clausura.
Settecentesco e di stile barocco è l’altare maggiore, opera di Paolo Zuliani. I quatto angeli posti superiormente, dei primi del ‘700, sono opera di Antonio Camoretto, le tre pale sono di Ercole Graziani (1750) raffigurano al centro l’Assunta con ai lati i Ss. Giovanni Battista e Giovanni Evangelista. La SS. Trinità sulla cimasa è di difficile attribuzione, qualcuno l’assegna a Palma il Giovane.
Va segnalato che nella chiesa si allestisce un interessante presepio con grandi statue di stoppa e parti in cera, realizzate nel Convento tra il 1860 e il 1870, vestite con minuziose riproduzioni dei costumi popolari di quei tempi della zona.
La tradizione vuole che questo Monastero sia stato fondato da una regina longobarda di nome Piltrude.
Rimase di proprietà dell’ordine benedettino sino al 1810, quando ci fu il decreto napoleonico di soppressione degli ordini religiosi. Successivamente, nel 1841, vi subentrarono le Orsoline, fino al 1999. Attualmente e dal 2001, il Convento è di proprietà del Comune che lo utilizza per attività culturali garantendo la fruibilità del Tempietto Longobardo.
Testi tratto dal sito web “Viaggio in Friuli Venezia Giulia” – Editore: A.F.I.P. (Azienda Friulana Immagine e Pubblicità – Via Duino, 32 – Udine).