“Mantenere viva la memoria di quanto è accaduto è importante perché nelle menti di tutti deve essere scolpito ciò che di atroce è successo, per saperlo fronteggiare e fare in modo che non si riproponga mai più”.
Lo ha detto l’assessore regionale alla Cultura Tiziana Gibelli partecipando oggi a Pordenone alla cerimonia organizzata dall’Amministrazione comunale durante la quale sono state posate cinque pietre d’inciampo nell’ambito delle commemorazioni per la del Giorno della memoria. In particolare in questa occasione sono stati ricordati Arturo Biasutti, Annibale Toffolo, Antonio e Romano Pilat e Luigi Antonio Santarossa.
Alla presenza dell’assessore alla cultura Alberto Parigi, di Vladimiro Bottecchia, genero di una delle vittime a cui è dedicato uno dei simboli posati oggi a Pordenone, degli studenti e del dirigente scolastico del Liceo Leopardi Majorana le pietre d’inciampo hanno trovato collocazione davanti alle case nelle vie Nazario Sauro, Piave, General Cantore e del Fante, dove vivevano alcune delle persone residenti a Pordenone che hanno perso la vita durante la Shoah.
Nel suo intervento l’esponente dell’Esecutivo ha voluto dapprima ricordare le parole di Primo Levi “meditate che questo è stato” quale monito affinchè tutti non dimentichino le atrocità dell’Olocausto. Quindi Gibelli ha posto in evidenza come vi siano molte altre violenze presenti tutti i giorni che lasciano il segno della cattiveria e del furore ideologico. “Ne è un esempio la ‘cancel culture’ – ha detto l’assessore – in cui si vuole cancellare la storia e le persone che ne sono state protagoniste sulla base di metri di giudizio attuali che nulla hanno a che vedere con le epoche e il contesto storico nel quale i fatti si sono verificati”.
“Le pietre che vengono posate oggi – ha aggiunto Gibelli – sono la testimonianza di come sia stata rubata e distrutta la vita di molte persone normali. Voi ragazzi – ha concluso l’assessore rivolgendosi agli studenti presenti alla cerimonia – dovete farvi carico di questo importante peso perché quanto accaduto non si ripeta mai più”.