La sesta edizione di èStoria – Festival Internazionale della Storia a Gorizia vuole nuovamente proporre un tema di vasto respiro: la scelta è dunque quella di volgere lo sguardo all’interlocutore per eccellenza della nostra cultura, l’Oriente.
Tuttavia, prendendo in esame anche solo superficialmente questa parola, è inevitabile essere sommersi da un flusso di suggestioni, geografiche e simboliche, antropologiche e spirituali, concrete e mitiche. Nel panorama delle vicende storiche non è stato possibile definire un unico Oriente che totalizzasse l’attenzione in maniera esaustiva: da ciò la decisione di parlare di Orienti, molteplici fili di un arazzo dai tanti racconti.
Affrontare questo argomento significa ripensare anche ai temi trattati nelle passate edizioni, rivedere cioè Patrie, Eroi, Rivoluzioni e Imperi di altre civiltà. Un’operazione che non può certo essere esaustiva, ma che vuole almeno rendere un’immagine impressionistica di un mondo che, se da un lato ci è estraneo, dall’altro proprio per la sua diversità contribuisce a definire ciò che siamo.
L’Asia è abitata fino all’India: da qui in poi, verso Oriente, nessuno ci vive e nessuno sa dire come sia. Erodoto
La storiografia antica, già al tempo di Erodoto, comprese che lo scontro tra il mondo greco e quello persiano andava oltre gli altri conflitti conosciuti. A quasi due secoli di distanza, l’avventura di Alessandro Magno costituì per i greci il glorioso avvento di una nuova epoca, che si chiamò ellenistica ma fu in realtà la prima koinè dei due mondi, una globalizzazione ante litteram, la cui importanza fu acutamente avvertita tra i moderni storiografi anzitutto dal Droysen.
Allo stesso modo, quando Orazio scrisse “Graecia capta ferum victorem cepit”, individuò chiaramente che la Roma latina era in un certo senso finita: il caput mundi per essere tale doveva necessariamente interloquire con una pluralità di altre culture, che potevano impaurire quanto attrarre, ma non lasciavano mai indifferenti.
E’ stato poi scritto che, se non avesse prevalso Gesù, avrebbero vinto Iside e Mitra: quel che è certo è che il cristianesimo, fatto “orientale” rispetto al mondo romano, contribuì a sconvolgere prima e a unire poi i popoli del Mediterraneo, cambiandone irreversibilmente i connotati (e debilitandolo definitivamente a parere di Gibbon).
La caduta dell’Impero d’Occidente per mano dei barbari e le invasioni arabe concorsero in qualche modo a spezzare l’unità mediterranea e a inaugurare quella che per Pirenne fu l’età di Maometto e Carlo Magno. Un tempo certamente di contrasti, quando i famosi secoli bui dell’Occidente dovevano sembrare ancor più tenebrosi se paragonati alla sfavillante civiltà
araba: quella cioè che andava per noi definendosi come “l’altra”, l’implicito termine di paragone, il rivale temuto e incompreso, ma spesso anche ammirato.
L’Oriente continuava a essere per gli europei contemporaneamente fonte di mirabilia e ricchezze, ma anche matrice di forze distruttive. Tutto ciò si presentò sotto gli aspetti più multiformi: la seta e la peste, le spezie e i tartari, la carta e la polvere da sparo.
Perché tendere gli orecchi a quel che dice il prossimo? È così provinciale obbligarsi a delle opinioni che, qualche centinaio di miglia più il là, già cessano di obbligare. Oriente e Occidente sono tratti di gesso che qualcuno disegna davanti ai nostri occhi per beffarsi della nostra pavidità. Friedrich Wilhelm Nietzsche
L’età moderna vide il sorgere degli immensi imperi europei, celebrati perché su di essi il sole non tramontava mai. Imperi commerciali prima e coloniali poi: le grandi scoperte geografiche altro non furono per l’Europa se non un modo di avvicinarsi a quell’Estremo Oriente tanto ambito: ne è prova il fatto che i territori accidentalmente scoperti da Colombo nel suo viaggio per il Catai furono a lungo conosciuti semplicemente come Indie Occidentali.
Asia e Europa si incontravano dunque nelle mode e nei consumi, ma anche nella cultura: la temperie illuminista fu allo stesso tempo curiosa ma eurocentrica rispetto alle altre civiltà, si pensi alle pagine in cui Voltaire disprezza Maometto come simbolo del fanatismo, ma anche alle Lettere persiane di Montesquieu in cui una società gioca sui cliché dell’altra.
Nel XIX secolo la parabola dell’espansione europea toccò il suo apice: la giovane regina di un’isola remota diveniva imperatrice dell’India, il trattato di Nanchino e le due guerre dell’oppio consegnavano la Cina all’imperialismo europeo, avveniristiche opere d’ingegneria aprivano nuove strade alla navigazione (il Canale di Suez). Tuttavia i fermenti di interi popoli trattati troppo spesso con sufficienza dalle politiche colonialiste non erano destinati ad assopirsi, come si sarebbe presto visto.
Il Novecento segnò in effetti il Tramonto dell’Occidente, o perlomeno di quei grandi imperi che nel secolo precedente avevano imbrigliato il gigante asiatico: progressivamente una miriade di Stati si affaccia con vigore all’indipendenza, e la nostra cultura si trova a doversi confrontare con mondi diversi a ogni finestra del mondo globale: il modello economico giapponese, l’avanzata trionfale della Cina socialista nel mercato internazionale, l’escalation del Vietnam come guerra errata per eccellenza, la riscoperta dell’India e della sua civiltà millenaria, i paesi islamici e lo spettro del fondamentalismo: sono alcune delle maschere con cui oggi ci sono celati altri mondi, che ci fanno paura o ci affascinano, ma non ci lasciano mai indifferenti, e devono quindi essere sempre più conosciuti e studiati.
Per questo, pur nella sterminata vastità di un tema inesauribile, i tre giorni di èStoria 2010 si prefiggono l’obiettivo di declinare almeno alcuni tra i Mille e un Oriente secondo l’accezione più ampia, al fine di fare il punto sulla situazione degli studi orientalisti in una prospettiva internazionale e con un approccio di confronto aperto, lontano da qualsiasi idea di scontro di civiltà.
Eccovi l’elenco degli ospiti:TAMIM ANSARY, GRIGORE ARBORE POPESCU, LIVIO BERRUTI, ALESSANDRO BARBERO, SERGIO CANCIANI, LUCIANO CANFORA, ANTONIO CARIOTI, FRANCO CARDINI, TULLIA CATALAN, FRANCO FARINELLI, BARBARA FRALE, MIMMO FRANZINELLI, PAUL FREEDMAN, CHIARA FRUGONI, ENZO GENTILE, ANTONIO GNOLI, ERVIN HLADNIK MILHARÄŒIÄŒ, CESARE LA MANTIA, EDWARD LUTTWAK, STEFANO MALATESTA, ALESSANDRO MARZO MAGNO, STEFANO MENSURATI,
PAOLO MIELI, FABIO MINI, MARINO NIOLA, FIAMMA NIRENSTEIN, CLAUDIO PAGLIARA, GIAMPAOLO PANSA, GIORGIO PRESSBURGER, RAOUL PUPO, SERGIO ROMANO, FARIAN SABAHI, BENEDETTA TOBAGI, ARMANDO TORNO, NEVENKA TROHA, SERGIO VALZANIA, ANNA VANZAN, DEMETRIO VOLCIC