Un’associazione per delinquere attiva dal 1997 composta da alti dirigenti che hanno truffato la clientela per oltre 88 milioni euro, una delle più grandi frodi di una banca ai danni dei consumatori, dal dopoguerra. E’ quella accertata dalla Guardia di Finanza di Udine che ha chiuso le indagini sui leasing gonfiati in Hypo Bank; indagati sette alti dirigenti.
Le indagini hanno accertato che sarebbero stato gonfiati interessi in oltre 54 mila contratti, stipulati da circa 50 mila tra persone fisiche e società. Si tratta di contratti sottoscritti in prevalenza in Nord Italia per attività che andavano dall’acquisto di imbarcazioni alla ristrutturazione di capannoni industriali. La Guardia di Finanza ha scoperto una modifica al software dell’istituto, apportata nel 2004, nella fatturazione dei leasing che consentiva di incassare interessi superiori rispetto a quelli previsti dal contratto. In questo modo la banca ha introitato illecitamente almeno 73 milioni euro relativi ai leasing gestiti da Hypo-Alpe-Adria Bank SpA nonché di 15 milioni relativi a contratti gestiti da Hypo Leasing SpA. Si tratta del ramo italiano della Hypo Group, che fa capo all’ Austria. Il principale correttivo fraudolento riguardava il tasso di indicizzazione legato all’Euribor. In caso di aumento del tasso la banca addebitava al cliente una somma pari al 150% di quella dovuta mentre, in caso di riduzione del tasso, ai clienti era accreditato solo il 50% di quanto spettante.
I “fattori correttivi” utilizzati, applicati a partire dal 2004 ad oltre 54.000 contratti, hanno consentito alla banca di introitare illecitamente la somma di almeno 72.747.000 Euro relativi ai leasing gestiti da Hypo-Alpe-Adria Bank SpA nonché di 15.387.000 Euro relativi ai contratti gestiti da Hypo Leasing SpA.
Le indagini sono state avviate in seguito alla presentazione di esposti alla Procura, dopo un servizio di ‘Striscia la notizia’ sui tassi d’interesse applicati ai contratti di leasing nell’istituto.
Le indagini del Nucleo di Polizia tributaria udinese, svolte anche mediante perquisizioni, esame di copiosi accertamenti bancari e analisi di supporti informatici, hanno ricostruito indebite sottrazioni di denaro in danno di singoli clienti anche per oltre 150 mila euro nell’arco della durata del contratto.
Dall’esame di un milione e 300 mila messaggi di posta elettronica è emerso uno scambio di corrispondenza continuo trai funzionari indagati in merito ad accordi e richieste finalizzati al reato ascritto o per favorire un piccolo numero di clienti ”privilegiati” ai quali veniva assicurato, al contrario, un trattamento di favore.
Anche l’istituto di credito è indagato per la violazione del D.Lgs. 231/2001 (Responsabilità amministrativa da reato) in relazione agli illeciti commessi nel suo interesse e a suo vantaggio dai truffatori.