Dopo l’esecuzione delle prime perquisizioni, alcuni dei sette indagati hanno provveduto a ”spogliarsi” dei beni mobili ed immobili di loro proprietà, evidentemente per ostacolare ogni eventuale pretesa da parte dell’Autorità Giudiziaria, sia penale che civile. Lo ha accertato la Guardia di Finanza di Udine che ha condotto le indagini. I sette sotto inchiesta da parte della Procura di Udine sono tutti di livello apicale. L’accusa comune a tutti è di associazione per delinquere finalizzata alla truffa (art.416 e 640). Tra gli indagati figura anche l’ex amministratore delegato e direttore generale della banca (che ha sede legale a Udine e uffici amministrativi a Tavagnacco) al quale è contestata anche l’ipotesi di reato di “ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche vigilanza” contemplato dall’articolo 2638 del codice civile, per aver esposto fatti non rispondenti al vero sulla situazione patrimoniale della società nelle comunicazioni periodiche a Banca d’Italia con riguardo alla classificazione e valutazione dei crediti. L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è diretto anche a due ex vicedirettori generali, e a altri quattro alti dirigenti.
”La società è serena”. Pronta a difendersi dall’accusa di responsabilità amministrativa in relazione agli illeciti commessi nel suo interesse e a suo vantaggio dal sodalizio criminale, composto dai sette dirigenti indagati, tutti già allontanati dalla Banca. Lo dice l’avvocato Luigi Giuliano, legale di Hypo Bank. ”La banca si era dotata di un modello organizzativo idoneo” che, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato aggirato dai funzionari di livello apicale. ”Oltre ad aver cambiato l’intero management – ha sottolineato Giuliano – la Banca ha fornito ampia collaborazione agli inquirenti per fare assoluta chiarezza sui fatti”