È un omaggio prezioso quello che Stefano Jus fa al “Genius loci” del territorio friulano, matrice feconda di genialità artistiche, portando negli spazi espositivi del Consiglio regionale il frutto del suo originale approccio all’opera di alcuni protagonisti dell’arte che in questa terra sono nati e si sono formati, anche se il successo e la loro fama si sono alimentati e sono stati celebrati anche in altri contesti spesso geograficamente lontani.
Un omaggio che ha in sé anche una forza divulgativa e che è singolare perché a mettersi in gioco artisticamente è lo stesso Jus, figlio d’arte nel vero senso della parola, che al padre Duilio deve il suo imprinting, allargato poi alla progettazione e al design, ai grandi dipinti murali, alla pittura, al mosaico, alle imponenti sculture lignee, alla produzione di giocattoli e agli oggetti d’arredo, fino all’esperienza dell’insegnamento.
C’è tutto questo humus nel lavoro di cui porta testimonianza nella mostra ospitata in questa sede istituzionale che è prestigiosa proprio perché oltre a essere il luogo in cui prendono forma le leggi che guidano la convivenza civile in questa regione è anche, simbolicamente, la Casa della Comunità regionale.
Questo lavoro di Stefano Jus mette insieme disegni e parole sull’anamorfismo di Giovanni Antonio de Sacchis detto “il Pordenone” e l’espressione contemporanea del designer Arieto Bertoia, originario di San Lorenzo di Pordenone, vissuto negli Stati Uniti d’America nella metà del secolo scorso.
Il più grande pittore friulano rinascimentale, formatosi alla lezione di Mantegna, Michelangelo, Raffaello, e del quale quest’anno ricorre il 480° anniversario della morte, avvenuta a Ferrara, e il padre della famosa Diamond, la sedia divenuta un’icona del nostro tempo, anche lui originario di queste terre a destra del Tagliamento, nato nella casa-stalla di San Lorenzo nel 1915: il primo con le committenze a Roma, a Genova, in Umbria e in Lombardia, a Venezia e a Ferrara; il secondo emigrato negli Usa dove ha percorso diversi ambiti artistici come scultore, grafico, creatore di gioielli, musicista oltre che designer.
Alla base di questo interessante confronto c’è l’indagine che Jus ha condotto sull’opera del Pordenone ampiamente indagata nei suoi molteplici aspetti, secondo una metodologia applicabile a ogni artista utilizzando la formula funzionale del dialogo ipotetico tra un maestro e un allievo, ovvero un giovane apprendista di bottega che interroga, come ognuno di noi forse vorrebbe fare, il suo caposcuola per capire, sapere, scoprire il segreto è il senso di una ispirazione e della sua realizzazione. La ricerca ha portato Jus a analizzare ovunque le opere del Pordenone traducendone i risultati in un libro edito qualche anno fa, e ad adottare il medesimo approccio all’opera di Bertoia, cercando fuori del tempo i punti di contatto tra i due diversissimi artisti, e scoprendoli nel comune denominatore territoriale.
Una chiave di lettura emersa a posteriori, ci avverte Jus, alla fine di un percorso compiuto senza una tesi preconcetta da dimostrare, bensì come risposta alla ricerca di qualcosa di leggibile solo alla fine.
Jus ci promette ora altre ricerche ed altri confronti che certamente aiuteranno a meglio comprendere le dinamiche che il contesto ambientale può alimentare e l’intrinseco legame emotivo del genio creativo con la sua terra.
Sappiamo bene che il Friuli Venezia Giulia è terra di feconda creatività, che annovera aree che paiono abitate da enclave artistiche con ricca discendenza. Quella che Jus prende in considerazione, per ora è quella vasta porzione del territorio che si estende nella pianura friulana, e qui ce ne dà testimonianza con alcune delle opere nate dal suo “viaggio” alla ricerca delle radici del genio dei due artisti, ma siamo certi che il suo cammimo é solo all’inizio e l’augurio, dunque, é che questo viaggio di conoscenza porti altri frutti da condividere con tutta la Comunità.