Dopo la quarta tappa del Giro d’Italia, la maglia rosa è di Alessandro De Marchi, ciclista che corre con al polso un braccialetto per Giulio Regeni, lo studente di Cambridge, friulano come lui, rapito e morto nel 2016 in Egitto.
“Io sono un po’ stupito della reazione che si può avere per questo braccialetto: non ci vedo niente di politico o partitico. Si tratta di due genitori che vogliono la verità.
Io prima che un ciclista – ha detto al Processo alla Tappa su Raisport – sono genitore, sono un marito. E non vorrei mai trovarmi in una situazione del genere. Non mi costa niente mettere questo braccialetto”.
Fino a questa mattina sulle spalle di un altro italiano, Filippo Ganna, la maglia rosa provvisoria del 104/o Giro è stata conquistata da De Marchi grazie al secondo posto nella tappa di 187 chilometri da Piacenza a Sestola, in provincia di Modena. Sul primo arrivo in quota (a 1.020 metri), ha vinto con distacco lo statunitense Joseph Dombrowski, che ha preceduto di 13 secondi De Marchi e di 27 il siciliano Filippo Fiorelli.
“Mi viene da piangere. È un piccolo premio per i mille tentativi di questi quindici anni di carriera. Cercherò di godermi al massimo questo momento”, ha commentato a caldo, intervistato da Raisport, De Marchi, il friulano soprannominato ‘il Rrosso di Buja’. “A chi la dedico? Ad Alessandro De Marchi e a sua moglie Anna. Non so cosa sta succedendo ora a Buja – ha aggiunto -, so cosa potrà succedere quando torno”.