Il finale di settimana, forse, è all’insegna di un chiarimento generale dopo 5 sedute consecutive di ribassi, sia per le borse europee, che per quella americana; i mercati hanno reagito bene ad un dato sull’occupazione in America migliore delle attese. E questa è una novità, dopo mesi in cui gli investitori hanno ragionato con “logica rovesciata” accogliendo con sollievo notizie negative dell’economia reale e festeggiando con rialzi le frenate dell’economia. Il fatto che la disoccupazione USA sia scesa al 7% creando altri 203.000 posti di lavoro a novembre e che il PIL nel terzo trimestre sia cresciuto del +3,6% (anche se grazie ad un incremento delle scorte di magazzino delle imprese), potrebbe annunciare l’arrivo del “tapering” (già il 17/18 dicembre la FED potrebbe iniziare a ridurre gradualmente la liquidità), ma finalmente gli analisti cominciano a guardare in modo positivo alla ripresa dell’economia e a non pensare alla riduzione della liquidità. Del resto, questa riduzione sarà graduale e i tassi, comunque, resteranno vicino allo zero per altri 2 anni. Quindi, non c’è niente di meglio di un’economia che cresce al 3% con una liquidità che fluisce abbondante a costo zero.
Le belle notizie arrivano anche dalla Germania, che chiuderà il 2013 con una crescita del PIL del +0,5%, ma si prevede un +1,7% nel 2014 e un +2% nel 2015. La disoccupazione tedesca è al 5,2%, quella inglese al 7,5%, quella francese è al 10,9 e noi italiani siamo ovviamente i peggiori (a parte la Grecia) con una disoccupazione in crescita al 12,5% e nella fascia dei giovani dai 15 ai 24 anni addirittura al 42%. Anche la Spagna, che aveva un situazione peggiore della nostra, ci ha superato grazie alle “riforme strutturali” attuate dal governo di Mariano Rajoy.
L’Italia viene da una recessione con il PIL a -2,4% nel 2012 e -2% nel 2013. La crescita delPIL, dopo l’annuncio del ministro Saccomanni della crescita per il IV trimestre 2013, previsto per il 2014 è di +0,5 e non basterà per agganciare la ripresa economica. I nostri politici, dopo aver messo i conti in sicurezza (Monti/Letta), mettendo le mani nelle tasche degli italiani, devono iniziare le riforme strutturali serie, con i tagli alle spese e la diminuzione del cuneo fiscale (in Germania il costo del lavoro è inferiore di 20 punti rispetto al nostro Paese).
Attualmente la forza dell’euro non aiuta il nostro export, uno studio rivela che il nostro livello di tolleranza è fino ad EUR/USD a 1,19 (adesso siamo a 1,37), mentre per la Germania il livello di sopportazione è a 1,53.
Cari Letta, Alfano e da oggi Renzi, o si cambia marcia veramente (e non solo a parole) o non agganceremo la ripresa economica prevista nei prossimi anni!
MICHELE ZANOLLA
Wealth Adviser FinecoBank
michele.zanolla@pfafineco.it