Un imam algerino di 36 anni, residente in provincia di Vicenza, è stato espulso dalla Polizia in esecuzione di un provvedimento dal ministero dell’interno per motivi di ordine pubblico. All’origine dell’espulsione un fatto accaduto il 21 gennaio scorso in una scuola elementare della provincia: nel corso di una lezione di educazione musicale alcuni alunni della classe quinta di origine magrebina e di fede islamica si tapparono le orecchie per non sentire la melodia. Motivarono il gesto con gli insegnamenti ricevuti dall’imam del centro islamico che frequentavano, in base alle quali ascoltare musica e utilizzare strumenti musicali costituiva peccato. Le testimonianze raccolte successivamente all’episodio dalla Digos hanno confermato il fatto, oltre a far emergere che il cittadino algerino, di religione salafita, avrebbe espresso più volte in pubblico posizioni ritenute marcatamente radicali e ostili all’Occidente. Sempre secondo le accuse, l’uomo avrebbe indotto i piccoli fedeli ad assumere comportamenti palesemente ostili alla cultura occidentale e a manifestare il desiderio, una volta divenuti adulti, di compiere gesti eclatanti anche con l’uso delle armi.
La Digos ha scoperto che l’uomo manteneva strette relazioni con esponenti del mondo islamico di orientamento radicale e non aveva alcun tipo di rapporto con cittadini italiani se non convertiti all’Islam. Si trovava in Italia dal 2002, grazie ad un permesso di soggiorno rilasciato dalla Questura di Udine, città friulana dove aveva svolto il ruolo di imam prima di trasferirsi nel vicentino alla fine del 2013. Gli investigatori sottolineano che dopo l’episodio nella scuola gli alunni, richiamati dai docenti, non hanno più reagito negativamente alle lezioni di educazione musicale.
Si chiama Sofiane Mezzerreg l’imam algerino di 36 anni, residente nel vicentino, espulso dalla polizia in esecuzione di un provvedimento dal Ministero dell’interno per motivi di ordine pubblico. Le generalità dell’uomo sono state rese note in una conferenza stampa dalla Questura a Vicenza. L’uomo, sposato e padre di tre figli, era organizzatore e relatore di vari incontri religiosi e culturali. La sede della sua attività era il centro islamico culturale “Guida Retta” di Schio (Vicenza), dove operava da molti anni. Durante le indagini, svolte in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri su indicazione del Ministero degli Interni, è emerso che l’algerino manteneva strette relazioni con esponenti del mondo islamico di orientamento “marcatamente radicale”, soggetti – è stato spiegato – dediti “alla promozione di principi originari dell’Islam ed alla diffusione dell’ideologia salafita”. Incontri anche diretti che l’algerino avrebbe avuto soprattutto fuori dei confini del Veneto e anche all’estero, in particolare in Francia. Anche questi aspetti hanno portato alla decisione del Ministero di espellerlo dall’Italia. Durante la conferenza stampa di oggi è stato spiegato che ieri, al suo arrivo al porto di Civitavecchia (Roma), da dove poi è stato reimbarcato per Tunisi, con lui c’erano anche la moglie e i tre figli, al ritorno da un periodo di vacanza. La donna, pur potendo restare in Italia con i bambini in quanto non colpita dal provvedimento, ha preferito tornare in patria con il marito, perché in Algeria abitano i genitori e i fratelli dell’uomo.