Nella stupenda cornice del Parco di Villa Manin, sotto un cielo tiepolesco, all’ombra dell’esedra dove si trova la mostra permanente, e dove ora sono allestite tutte le mostre dei fumettisti invitati, è iniziato K – The Art of Living Comix, la mostra mercato del fumetto più attenta alle avanguardie, ai gusti del pubblico e degli amanti del comics in tutte le sue declinazioni.
Presenti le autorità, gli Alpini, alcuni degli artisti invitati al Festival (Devescovi e Cossi), e Salvatore Oliva, lo staff si è presentato al pubblico, circa ottanta visitatori, e ai giornalisti intervenuti. Dopo un ricco buffet e una visita alle tre mostre principali e a quelle indipendenti, è stato Stefano Babini ad aprire le danze con la sua sagace ironia, i suoi aneddoti – numerosissimi – che riguardano il suo incontro, da giovanissimo, con Hugo Pratt, che lo introdusse alla Bonelli dopo innumerevoli tentativi andati falliti.
Babini parla sotto un tendone allestito nel prato di Villa Manin del suo incontro con il Maestro di Malamocco, avvenuto in un’incredibile circostanza, a Losanna, dopo che questi l’aveva invitato su suggerimento del suo “chauffeur” Lucio Manoni, che era andato a prenderlo in macchina a Mestre. Così, scopriamo che Hugo Pratt aveva in comune con Babini la passione per le clarks, ma che diceva che solo le sue erano originali: le aveva sepolte da qualche parte a Rio de la Plata e ritrovate dopo vent’anni (“riusciva a trasformare tutto in avventura”). Ma Babini parla anche della sua esperienza come fumettista, e del suo penultimo libro (andato esaurito), Non è stato un pic nic!, “autobiografia cialtrona”, come lui stesso la definisce, che esprime l’animo e lo spirito dell’artista: un uomo provato da ben due tumori, che tenta di risalire la china disegnando, con un “segno disgrafico”, volutamente tale. Humour e divertimento, per una graphic novel che il suo autore preferisce definire “fumanzo”. Sabato 11 alle 11, Babini parlerà di Welcome Bye Bye, la sua ultima fatica uscita per Dadaeditore.