Pozzo: “Il giorno più triste”
La scomparsa di Piermario Morosini ha scosso tutto l’ambiente del calcio e in modo particolare l’Udinese, dal 2005 squadra e casa del giovane centrocampista. Per l’occasione, il presidente Gianpaolo Pozzo si è rivolto ai giornalisti della carta stampa e delle emittenti televisive con una conferenza stampa per esprimere tutto il suo cordoglio per la scomparsa del giovane calciatore.
Presidente qual è in questo momento il suo stato d’animo?
“È una delle giornate più tristi della mia carriera nel calcio, da ventisei anni non ricordo una tragedia come questa. Sono venuto a sapere dalla televisione che Morosini si sentiva male e che si è accasciato al suolo, ma non pensavo fosse così grave anche se poi, solo un ora dopo, abbiamo avuto la notizia del decesso all’ospedale. Il ragazzo era qui da anni, l’abbiamo preso dalle giovanili dell’Atalanta nel 2005. Me lo ricordo perché è sempre stato un ragazzo molto serio, professionale e anche un bravo. Andava spesso in prestito però rientrava regolarmente per il ritiro. Questa notizia ci ha scosso, quando squadra e allenatore hanno saputo dell’accaduto hanno subito espresso la volontà di non giocare. Abbiamo sentito anche i dirigenti dell’Inter e dobbiamo riconoscere che non hanno avuto un attimo di esitazione: non volevano scendere assolutamente in campo. Dieci minuti dopo è arrivata il comunicato dalla Federcalcio che autonomamente ha deciso di sospendere tutti i campionati. Una decisione che rende onore ai membri della FIGC, perché altrimenti l’avremmo presa autonomamente accollandoci tutte le conseguenze che questa avrebbe portato. La giornata è così triste e difficile che nessuno avrebbe avuto la forza di partecipare e vedere questa partita”.
Quella di Abete è una decisione da applaudire?
“Sì, perché è stata giusta e non è facile. La squadra non era in condizioni di poter scendere in campo. Non c’è stata speculazione da parte di nessuno e questo fa capire che anche nel calcio c’è umanità. Ricordiamo il ragazzo con queste liete azioni. Rimane il dolore per un giovane che ha avuto una disgrazia immane”.
Come ricorda Morosini?
“Come un ragazzo al quale erravamo affezionati, pur non giocando costantemente a Udine tutti i ritiri e anche parti di campionato li faceva con noi. Era un bravissimo ragazzo, educato, diligente, molto professionista. Gli volevano tutti bene. Per questo, quando hanno avuto la notizia oggi pomeriggio, i giocatori non hanno esitato un momento e non hanno voluto giocare. È stata una notizia così traumatica e così forte che nessuno si è sentito di parlare idi calcio”.
La statistica dice che i casi del genere sono tanti, questo la preoccupa?
“Credo che sia una cosa casuale, in questi ultimi anni si mette più prevenzione e più attenzione anche per le normative che ti impongono di salvaguardare la salute dei calciatori. Non prendono farmaci, non prendono nulla ormai, c’è anche una cultura dell’alimentazione e degli allenamenti fatti in modo scientifica, quindi non si può pensare a nulla che non sia la casualità. Evidentemente ci sono migliaia e migliaia di giocatori che giocano nel mondo e questo può succedere come succede in tutti gli sport. È una cosa puramente casuale. Non si può fare nulla per la prevenzione, questa è la pura casualità”.
I giocatori sono scossi?
“Sì, perché lo conoscevano da anni. Lui era totalmente integrato nello spogliatoio, si allenava con la prima squadra e fino a fine gennaio era qui con noi. Per noi, quindi, era uno della squadra anche perché è andato via un mese e mezzo fa, se lo ricordano tutti come un giocatore presente. L’allenatore era molto commosso e lui per primo ha detto che non si poteva giocare. Lo ricordo sempre con grande ammirazione per come si comportava”
Fonte: udinese.it