l’AIDS esiste anche a Udine. Arcigay e Arcilesbica per la lotta all’Aids

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È partita oggi, con l’affissione di 200 manifesti in città, la campagna organizzata da Arcigay e Arcilesbica Udine per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti dell’Aids e delle Mst

“Preservativo, l’unica vergogna è non usarlo. Perché l’Aids esiste anche a Udine”. È il titolo della nuova campagna organizzata dal Comitato Provinciale Arcigay Nuovi Passi di Udine e Pordenone e da Arcilesbica Udine per il 1° dicembre, giornata mondiale per la lotta all’Aids.
Una campagna che le due associazioni friulane, in collaborazione con il Comitato territoriale Arci, hanno pensato per riportare l’attenzione sulle tematiche legate alla sieropositività, all’Aids e alle malattie sessualmente trasmesse.
“Quello che vogliamo – spiega Daniele Brosolo, presidente di Arcigay Nuovi Passi – è creare anche in città una cultura della prevenzione, stimolare e dare importanza all’esecuzione di test periodici e informare correttamente sull’efficacia delle terapie antiretrovirali anche in relazione ai comportamenti sessuali a rischio”.
Proprio per questo, da lunedì 29 novembre, è partita in tutto il centro cittadino una campagna di affissioni di manifesti realizzati da Arcigay, Arcilesbica e Arci di Udine per riportare l’attenzione sull’uso del profilattico quale strumento di prevenzione.
Secondo dati forniti dal Ministero della Salute in Italia l’incidenza delle nuove diagnosi da HIV ha visto un picco di segnalazioni nel 1987, per poi diminuire fino al 1998 e stabilizzarsi successivamente. Questo andamento è stato simile sia nella popolazione maschile, sia in quella femminile, anche se la percentuale di donne contagiate è aumentata progressivamente negli anni.
Nel 2007, anno in cui al momento si riferiscono gli ultimi rilevamenti, sono state segnalate dalle regioni e province partecipanti (tra cui il Friuli Venezia Giulia) 1.679 nuove diagnosi di infezione da Hiv in residenti, pari ad un’incidenza di 6 nuovi casi ogni 100.000 residenti. Dai dati emerge un aumento dell’età mediana al momento della diagnosi di infezione, nonché un cambiamento nelle modalità di trasmissione più frequenti: la proporzione dei fruitori di droghe iniettive è diminuita dal 69% nel 1985 all’ 8,6% nel 2007, mentre i casi attribuibili a trasmissione sessuale (eterosessuale e omo/bisessuale) nello stesso periodo sono aumentati dal 13,3% al 73,7%. “Percentuali decisamente preoccupanti – conclude Brosolo, insieme con la presidentessa di Arcilesbica Udine, Laura Presta – e proprio per questo è necessario sensibilizzare l’opinione pubblica, non solo nei confronti dell’Aids, ma anche di tutte le altre malattie a trasmissione sessuale che registrano ugualmente delle percentuali di incremento notevoli”.