Più di 50 eventi, oltre 40 ospiti – tra registi, esperti, giornalisti – una selezione di 30 documentari italiani e internazionali, di cui circa la metà in anteprima italiana assoluta, e uno spettacolo teatrale, sono i numeri della nona edizione del festival di Cinemazero Le Voci dell’Inchiesta, che tra mercoledì 13 e domenica 17 aprile, ha presentato anche mostre sulla fotografia d’inchiesta, workshop, e una serie di webdoc, documentari nati espressamente per la rete che erano visibili nella mediateca di Cinemazero su tablet.
Esercitare, in un’epoca troppo sbrigativa, la “memoria dell’oggi” è stata una delle mission principali di questa nona edizione, che ha aperto uno sguardo sulla più stretta attualità – dai cambiamenti del costume all’evoluzione geo-politica internazionale, dalle trasformazioni sociali alla situazione dell’ambiente che ci circonda – spostando il baricentro della manifestazione sul cinema del reale. Pordenone è diventato per cinque giorni l’osservatorio privilegiato di quelle “realtà mai viste” che connotano un genere cinematografico in ascesa, il più vivo e denso di contenuti: il documentario contemporaneo, che spesso non trova in Italia un’adeguata distribuzione.
Davvero considerevole la risposta del pubblico che ha affollato, sin dalla mattina, la Sala di Cinemazero così come tutti gli altri spazi che hanno ospitato le iniziative collaterali, gli incontri e i workshop.
Sono praticamente raddoppiati gli ingressi rispetto all’ultima edizione (che ricordiamo si è svolta nel 2014 perchè lo scorso anno il festival ha subito una pausa) e si è attestata, in generale, come la migliore edizione di sempre per afflusso di pubblico: un dato ancora più eclatante se si considera che da quest’anno è stato introdotto il biglietto per ogni singola proiezione, e non più il biglietto cumulativo per l’intero programma del pomeriggio.
L’età media del pubblico è molto giovane, e un’ottima risposta hanno avuto anche i matinée dedicati alle scuole, oltre che l’incontro di Gianni Minà che si è visto accolto da oltre 300 studenti.
Il successo di pubblico è senz’altro un risultato di grossa importanza e soddisfazione, ma non è l’unico parametro su cui si valuta la riuscita della rassegna: i curatori di Cinemazero si propongono come obiettivo quello di svolgere un ruolo culturale per far conoscere un tipo di cinema poco visto, come il documentario di inchiesta. Un ruolo che ha anche una valenza sociale visti i temi trattati dalle opere presentate: dai diritti del singolo e delle famiglie contemporanee, alla sensibilizzazione verso l’ambiente e gli sprechi, fino allo svelamento di verità scomode e sottaciute.
E proprio a un film particolarmente emblematico di questa edizione è andato il Premio del pubblico: per la prima volta quest’anno si è chiesto al pubblico in sala di votare il miglior film e la preferenza è andata all’opera di grande impatto narrativo Guantanamo’s child. La storia di Omar Khadr – classe 1986, imprigionato dagli americani a soli 15 anni e trattenuto nel carcere di Guantanamo per i successivi dieci, fino al 2015 – è stata raccontata dai registi canadesi Michelle Shepard e Patrick Reed, quest’ultimo presente in sala a raccogliere l’applauso del pubblico.
Alto il riscontro anche per le dirette quotidiane in streaming degli incontri con i protagonisti del festival, che ha evidenziato come alcuni appuntamenti avrebbero sicuramente necessitato di una sede più grande.
Le Voci dell’Inchiesta ha anche l’ambizione di essere un festival che lascia una ricaduta nel tempo, come testimoniano il libro realizzato quest’anno che raccoglie i principali scritti di Liliana Cavani e i numerosi worhshop per studenti accreditati (tra tutti il seminario con il regista Andrea Segre).
In questo senso grande significato assume anche la decisione dei due ospiti di punta di quest’anno, Gianni Minà e Liliana Cavani, di voler affidare alle cure di Cinemazero alcuni dei loro preziosi materiali, tra articoli, sceneggiature, pellicole e filmati: una volontà espressa da entrambi dopo una visita alla Mediateca e all’archivio storico di Cinemazero
Ultima nota riguarda i finanziamenti: il festival, anche se giunto ormai al suo nono anno di vita, non ha un capitolo di finanziamento diretto da parte della Regione FVG. L’’auspicio è che ci sia in futuro un adeguato riscontro delle istituzioni regionali, proporzionato ai risultati ottenuti dalla manifestazione.