Le Voci dell’Inchiesta: dal 5 al 9 aprile a Pordenone

Le Voci dell’Inchiesta: dal 5 al 9 aprile a Pordenone

Mideast Israel Beitar Jerusalem

Esercitare, in un’epoca troppo sbrigativa, la “memoria dell’oggi” è una delle mission principali del festival di Cinemazero Le Voci dell’Inchiesta, che festeggia la sua decima edizione tra il 5 e il 9 aprile a Pordenone. Ancora una volta lo sguardo è sulla più stretta attualità – dall’evoluzione geo-politica internazionale al terrorismo che sempre più invade anche l’Europa, dalle urgenze legate al mondo del lavoro ai cambiamenti epocali nella politica europea e italiana – il tutto raccontato e filtrato attraverso una selezione dei più applauditi e premiati documentari della scena internazionale, dove il reale irrompe con forza inusitata sugli schermi.

Per cinque giorni Pordenone diviene nuovamente l’osservatorio privilegiato di quelle “realtà mai viste”, selezionate dal coordinatore Riccardo Costantini con lo staff de Le Voci, nei più importanti festival internazionali al mondo, come IDFA, Sheffield Doc/Fest, Göteborg, Toronto, Tribeca, New York Doc, Berlinale. Oltre 160 film visionati quest’anno per selezionare 30 lungometraggi, di cui 22 in anteprima nazionale, tutti premiatissimi nei festival di genere. Circa 40 gli ospiti, tra registi, esperti, giornalisti, mattinèe per le scuole, workshop con esperti e professionisti, una sezione interamente dedicata alla realtà virtuale: verranno allestite in Mediateca quattro postazioni, con appositi visori e smartphone, che permetteranno agli spettatori di vivere questa nuova esperienza fruendo di alcuni dei lavori più interessanti a livello internazionale.
Le Voci dell’Inchiesta presenta quest’anno due nuove pubblicazioni. La prima è il libro dello sceneggiatore e regista Adriano Aprà, Breve ma veridica storia del documentario: dal cinema del reale alla nonfiction, pubblicato insieme alla casa editrice Falsopiano, che racconta vizi e virtù del documentario attuale, che oggi tutti chiamano “cinema del reale”. La prefazione è firmata da Fabio Francione che presenterà il libro con l’autore e altri ospiti domenica 9 aprile (Mediateca ore 11.30).
La seconda è il libro Un paese di primule e caserme, a cura di Corde Architetti, volume di studi e mappatura della militarizzazione nel Nord-Est Italia che conclude il lungo percorso di ricerca, comprensivo della produzione dell’omonimo documentario, partito proprio dal festival nel 2009.
Il festival è anche promotore di un’importante riedizione cinematografica: in collaborazione con l’Archivio Cinema del FVG uscirà infatti il nuovo master digitale di Underground New York, presentato in anteprima al festival, capolavoro di Gideon Bachmann sugli intellettuali della “grande mela” durante la beat generation.
Per i dieci anni del festival di Cinemazero anche alcuni grandi omaggi all’inchiesta di casa nostra a partire da un inteso ricordo del quotidiano L’Ora di Palermo e dei sui protagonisti, a 25 anni dalla chiusura dello storico e battagliero giornale. Alle 17.45 della giornata inaugurale, mercoledì 5 aprile, proiezione di La corsa de L’Ora, film del 2017 del regista Antonio Bellia che racconta l’avventura del giornale negli anni della direzione di Vittorio Nisticò, tra il 1954 e il 1975: una “fabbrica delle notizie” nel nome della legalità e contro la mafia. Le vicende del quotidiano, chiuso nel 1992, si intrecciano con quelle della sua città e con l’impegno di tanti intellettuali, giornalisti, scrittori che frequentarono la redazione condividendo la resistenza a Cosa Nostra. Attesi ospiti a Pordenone, oltre al regista, due storici redattori de L’Ora, Francesco La Licata, uno dei testimoni delle pagine più nere del nostro Paese, e Marcello Sorgi che inizia la sua carriera a soli 18 anni proprio a L’Ora, attuale editorialista de La Stampa – che ha diretto per sette anni – e di Agorà, programma in onda su Rai3. A condurre la serata il giornalista Cristiano Degano, Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia.

A maestri come Zavoli, Minà, Cavani, Gregoretti… già ospitati a Pordenone, si aggiunge quest’anno il ricordo-omaggio a un grandissimo del giornalismo d’inchiesta. Si tratta dell’ “uomo col microfono” della nostra memoria televisiva, Giuseppe – detto Joe – Marrazzo al centro della retrospettiva di questa decima edizione.
Senza perdere la tenerezza è stato il felice titolo di uno speciale Tv della RAI dedicato qualche anno fa a Marrazzo: una qualità che non è mai mancata a questo “maestro dell’inchiesta” che aveva il pregio di saper aspettare, rispettare, cogliere quanto si infila nelle pieghe delle immagini. Giuseppe Marrazzo, detto Joe – nato a Nocera Inferiore il 19 marzo 1928 – è divenuto soprattutto noto per le numerose inchieste su temi sociali, in particolare sulla mafia e sulla camorra. Nel 1965 entra in Rai, dopo molti anni di carta stampata, producendo inchieste e servizi per vari programmi: lo ricordiamo nel 1976 tra i primi inviati in Friuli per documentare il terremoto a poche ora dalle scosse. Approdato a TG2 Dossier, focalizza i suoi approfondimenti sulle organizzazioni mafiose. Partendo dalle sue inchieste, Marrazzo ha scritto diversi libri, tra cui il più famoso è Il camorrista (pubblicato nel 1984), in cui racconta la vita di Raffaele Cutolo, uno dei boss campani più influenti durante gli anni ’80.
Lo scrittore Roberto Saviano ha dichiarato di essere debitore verso Marrazzo per parecchi spunti, nella scrittura del suo Gomorra. Da Il camorrista fu tratto nel 1986 l’omonimo film che segnò l’esordio cinematografico alla regia di Giuseppe Tornatore. Scompare a Roma nel 1985, all’età di 56 anni, a seguito di un’emorragia cerebrale.
Un ricco parterre di amici, parenti e giornalisti parteciperà nella serata inaugurale (ore 20.45) all’evento organizzato in suo onore, realizzato in collaborazione con Teche Rai e la Sede Rai del Friuli Venezia Giulia. Saranno presenti i figli, i giornalisti Gianpiero e Piero (corrispondente Rai da Gerusalemme), lo scrittore e sceneggiatore Maurizio Braucci e il giornalista Sandro Ruotolo, che ha sempre inserito Marrazzo tra i suoi principali punti di riferimento professionali “per me Joe Marrazzo è stato un padre, un riferimento, un giornalista di strada che dava la parola, non il classico giornalista mediatore, con lui la realtà entrava dentro”. Nella serata condotta dalla giornalista della sede Rai FVG Marinella Chirico, atteso anche un intervento in video del regista Giuseppe Tornatore.

Nel corso della serata-omaggio, e lungo tutto il festival, verranno proiettati eccezionali materiali audiovisivi d’archivio: come il reportage alla ricerca di notizie su Raffaele Cutolo Camorra, Eroina Spa, un’indagine puntuale e coraggiosa realizzata sul traffico di droga in Sicilia, Gli intoccabili di Taurianova, Fatica nera, Sciuscià 80 (che saranno riproposte nella loro forma integrale durante le giornate di festival), interviste in presa diretta a bambini napoletani dai 5 ai 10 anni che girano per la città in motorino, non vanno a scuola, vivono di piccoli espedienti in mezzo alla strada. Sabato 7 aprile, attesa invece la proiezione di Nero Napoletano (1979, 48’) dove Joe Marrazzo intervista Pino Daniele, in un viaggio fra musica, appartenenza alla città natale riflettendo su temi impegnati come il razzismo.

A conclusione della serata inaugurale la proiezione di Robinu’, il film con cui Michele Santoro è tornato al ‘giornalismo puro’ con un toccante documentario, presentato all’ultima Mostra del Cinema di Venezia, sui baby-killer napoletani e sulla guerra che combattono quotidianamente tra i vicoli. Il racconto diretto e senza alcuna mediazione dei baby – boss della camorra dal carcere minorile: nel dolore delle famiglie, sotto gli occhi indifferenti delle istituzioni esprimono chiaramente sentimenti e passioni con una forza sconosciuta a quella parte del Paese definita “normale”. Interverranno le autrici Maddalena Oliva e Micaela Farrocco, storiche collaboratrici di Santoro.

I FILM DELLA DECIMA EDIZIONE LE VOCI DELL’INCHIESTA

Nel pomeriggio della prima giornata, precederà gli omaggi ai giornalisti di casa nostra l’esperienza di Kristen Johnson, una vita da videoreporter, da direttrice della fotografia, raccontata nel collage di Cameraperson, un viaggio entusiasmante nel bello, che si manifesta (inaspettato) nelle immagini, inseguendo la stupenda varietà dei popoli e dei luoghi. Una riflessione profonda e commovente, proposta in anteprima nazionale dopo il Gran Premio della giuria allo Sheffield International Documentary Festival 2016, su cosa voglia dire raccontare attraverso le immagini la vita, con le sue sofferenze e le sue gioie.

Tre i film selezionati per l’importante focus che il festival dedica quest’anno al tema dell’ISIS e del terrorismo, a partire dall’anteprima nazionale di The Confession, un film potente che sposta il nostro giudizio e le nostre categorie interpretative su chi sono davvero i terroristi. La storia è quella del cittadino inglese-pakistano Moazzam Begg, presunto estremista deportato a Guantanamo, dove rimane per oltre 4 anni prima di essere liberato senza nessuna accusa a suo carico. Il film del regista Ashish Ghadiali (Regno Unito, 2016) – atteso ospite al festival – è il resoconto di prima mano del protagonista, che ora vive in Inghilterra senza poter abbandonare il Paese. Nowhere to Hide, ancora in anteprima nazionale, è lo struggente racconto in prima persona di un infermiere iraqueno che, lavorando nell’ospedale di Jalawla, ha filmato le vittime della guerra nel corso di cinque anni. All’arrivo dell’ISIS è costretto a fuggire, figli sottobraccio, senza smettere di filmare… A presentarlo, oltre al regista, anche Alessandro Orsini, professore di Sociologia del terrorismo e autore del fondamentale volume ISIS (Rizzoli). Ancora una prima italiana per Dugma: the button, documentario girato in Siria, dalla parte del fronte occupato dagli aspiranti kamikaze di al Nusra: possono i kamikaze essere persone come tutte le altre? Ecco un racconto per capire chi sono e cosa pensino pochi attimi prima della loro ultima “missione”.

Di una strage tutta americana, che sarà la prima e più eclatante di un’escalation mai conclusa, racconta l’anteprima nazionale di Tower: è il 1966, poco più di 50 anni or sono, quando si consuma la prima sparatoria in un campus universitario, con un bilancio finale di 13 morti e 32 feriti. Il film, tra interviste e animazioni, ripercorre quei 96 interminabili minuti che cambiarono per sempre l’America.

Una riflessione di grande attualità è dedicata quest’anno ai nuovi fenomeni del “fare politica”. Nella prima edizione, nel 2007, il festival affrontava il tema dell’“antipolitica”, allora nuovo e inaspettato. A dieci anni di distanza, ci si interroga per capire se i rigurgiti di oggi siano una naturale evoluzione. Dalla Scandinavia arriveranno la regista Matse Agren e la giovanissima Miranda, quattordicenne che siede nel parlamento Svedese, attivista di destra, famosa per le sue battaglie contro l’immigrazione, che racconterà, di persona e su schermo, cosa significa costruirsi una carriera politica fin da giovanissima. E in un cammino a ritroso Lise Birk Pedersen con Tutti a casa darà il suo personalissimo punto di vista su Grillo e il Movimento 5 Stelle. Nel documentario in anteprima nazionale al festival, lo sguardo della regista danese – spesso unica testimone invitata a seguire incontri a porte chiuse tra i pentastellati e il loro leader – ci apre le porte ad innumerevoli dietro le quinte di un fenomeno che ha cambiato la politica italiana.
Lo sguardo di Francesco Munzi – uno dei grandi registi italiani di oggi – racconta, invece, nel suo Assalto al cielo – (Italia, 2016. 72’, presentato fuori concorso alla 73a Mostra del Cinema di Venezia) la parabola dei ragazzi che animarono le lotte politiche extraparlamentari negli anni compresi tra il 1967 e il 1977 e che tra slanci e sogni, ma anche violenze e delitti, inseguirono l’idea della rivoluzione.

Una tematica di urgente rilevanza come quella del lavoro è al centro di Merci Patron, documentario dell’anno in Francia, visto da oltre mezzo milione di spettatori nelle sale, in arrivo in anteprima a Pordenone. Il film-manifesto delle proteste contro la Loi Travail voluta dal ministro del lavoro Myriam El Khomri è firmato al regista François Ruffin, considerato vero e proprio Michel Moore francese.
Ancora di lavoro, ma questa volta del pesante sfruttamento del lavoro minorile, racconta il cortometraggio Mouth of hell (Gran Prix Award all’International Short Film Festival 2016, candidato come Miglior Cortometraggio al BAFTA Film Awards 2017), la storia di un bambino di 8 anni costretto a vivere nella bocca dell’inferno, Jharia, la miniera di carbone a cielo aperto più grande e produttiva dell’India. Presente per l’anteprima italiana il regista, produttore e sceneggiatore bosniaco Samir Mehanovic.

Per riportare lo sguardo su un tema sempre di pressante attualità, le relazioni israeliano-palestinesi, non poteva mancare al festival il lavoro di Marco De Stefanis, italiano che produce da tempo in Olanda, che con il suo delicato Waiting for Giraffes, in anteprima nazionale a Pordenone, con la scusa di narrare la toccante storia del veterinario dell’unico zoo palestinese, realizza un semplice e comunicativo affresco sui rapporti tra i due Paesi. Da Israele, sempre in anteprima nazionale, arrivano Forever Pure di Maya Zinsthein e Shalom Italia di Tamar Tal. Il primo, racconta l’incredibile evoluzione della squadra di calcio Beitar Jerusalem, roccaforte del tifo e dei manifestanti della destra sionista più accesi: un film che con la scusa – e il fascino – dello sport, parla di razzismo, integrazione religiosa e politica internazionale. Shalom Italia racconta, con grazia e ironia, la toccante vicenda di tre fratelli ebrei fiorentini, che ritornano cinquant’anni dopo da Israele in Toscana alla ricerca della grotta dove hanno trascorso un lungo periodo di nascondiglio per sfuggire alle persecuzioni razziali.

È tradizione di lungo corso per il festival concentrarsi sulle tematiche ambientali, oltre che su urgenze sociali e umane di ogni parte del mondo, offrendo riflessioni che spesso si possono trasformare in buone pratiche da imitare, come nel caso dell’importanza di tutelare la biodiversità, che coincide con la sopravvivenza del nostro Pianeta (Seed: the untold story). O, ancora, riflettere sul fatto che anche scegliere ciò che mangiamo con consapevolezza possa essere un atto rivoluzionario che può cambiare il mondo, perché la sommatoria di piccole azioni alimentari di ciascuno di noi può avere effetti globali (Food ReLovution). Poi, l’idea, la scintilla, il genio umano (There Will Be Water): dallo studio meticoloso della natura, si può addirittura arrivare a inventare serre a zero impatto, che nel deserto alimentano colture vegetali con acqua di mare desalinizzato.
The grown-ups, una produzione tra Cile, Francia e Paesi Bassi, firmata da Maite Alberdi, Premio per il Best Female-Directed Documentary all’IDFA, racconta con un tocco leggero i sogni d’amore e d’indipendenza di quattro ragazzi con la sindrome di down che anelano a una maggiore autonomia.

Direttamente dalla firma di un Premio Oscar, il regista Thomas Lennon, in anteprima italiana dopo essere stato presentato al DOC NYC 2016, arriva a Pordenone Sacred, emozionante percorso attraverso l’esperienza della preghiera e della fede nella vita quotidiana delle persone, girato da 40 squadre di produzione in tutto il mondo. Un film profondamente personale e universalmente umano.

A chiudere le proiezioni della decima edizione de Le Voci dell’Inchiesta, l’osannato documentario, premio del pubblico all’ultimo International Documentary Filmfestival di Amsterdam – il principale festival d’Europa (se non del mondo) – La Chana che racconta le vicende della omonima anziana ex ballerina star assoluta del flamenco, con la delicata regia di Lucija Stojevic. Alle 20.45 di domenica 9 aprile potremo vedere, in anteprima italiana, la protagonista ballare ancora: un piacere per gli occhi e per l’animo. La proiezione sarà seguita dal concerto-spettacolo A compas de flamenco: quattro artisti italiani, formatisi nel caldo sud della Spagna, ci faranno riviere i tablaos andalusi, tra flamenco, virtuosismi dei brani per chitarra solista e le profondità del canto.

È già possibile abbonarsi al festival presso le casse di Cinemazero: l’abbonamento da l’accesso a tutte le proiezioni ed eventi del festival. Modalità di abbonamento e info su www.voci-inchiesta.it