Nella notte fra giovedì 19 e venerdì 20 aprile, nell’ambito del progetto Interreg Nat2Care, è stato catturato, ri-collarato e subito rimesso in libertà l’orso biondo Francesco-M4, il plantigrado collarato per la prima volta nel maggio di due anni fa, allora proveniente dal Trentino, dove è nato nel 2008, fratello di M3, esemplare dal mantello bianco, entrambi figli dell’orsa KJ2. Francesco, nella notte fra venerdì 13 e sabato 14 aprile scorsi, era riuscito a scavalcare il recinto di un allevamento di ovini nel borgo di Pani a Enemonzo (Ud), predando e cibandosi di quattro pecore. La cattura è avvenuta proprio presso questa stessa azienda teatro della predazione, grazie al fondamentale contributo dei proprietari che hanno permesso all’équipe guidata dall’Università di Udine di sistemare la gabbia sui loro terreni, dando anche un importante supporto logistico.
«L’operazione – spiega Stefano Filacorda, coordinatore dei progetti sulla fauna selvatica per l’Università di Udine – è ancor più importante in questo momento, perché grazie al nuovo collare sarà possibile seguire Francesco, che, sebbene da diversi anni avesse ormai assunto un regime alimentare vegetariano, ha tornato invece a manifestare comportamenti predatori». In particolare, l’équipe ha provveduto a togliere il vecchio collare di cui l’orso era stato dotato nel 2016 e che era programmato per staccarsi automaticamente nel maggio prossimo. Il nuovo collare permetterà di seguire i movimenti dell’orso fino all’agosto del 2019.
«Francesco – ricorda Filacorda – prima di giungere in Friuli, era purtroppo tristemente noto in Trentino e in Veneto per il suo comportamento predatorio». Comportamento che ha tornato a manifestare due fine settimana fa, spinto molto probabilmente dalla fame. «Ci sembra tanto più importante seguirlo d’ora in poi – aggiunge Filacorda –, per capire quanto il suo comportamento risulti potenzialmente dannoso e, nel caso, poter avvertire in tempo allevatori e forestali al fine di adottare strategie adeguate. Monitorare questi animali è importante non solo dal punto di vista scientifico, ma anche per prevenire danni e capire quando e perché ci possono essere situazioni di rischio».
In questi primi quattro giorni successivi alla cattura, «Francesco si è spostato nella destra Tagliamento verso il Monte Valcalda; nel suo transito – riferisce Filacorda – è passato in prossimità di un piccolo allevamento di pecore presso Voltois, già interessato nel passato da attacchi di diversi orsi, senza però attaccare il gregge che, comunque, era stato messo in sicurezza dai proprietari avvertiti del passaggio in zona dell’orso dal personale dell’Università di Udine e della Stazione forestale di Ampezzo».
Al momento della cattura – la nona fra catture e ricatture eseguite dall’Università di Udine – Francesco, che oggi ha 10 anni d’età, pesava 187 chili, ovvero lo stesso peso registrato due anni fa al momento della prima cattura. Attualmente, dunque, sono ben 3, sui 6-10 presenti in regione, gli orsi attivamente monitorati dall’Università di Udine in Friuli Venezia Giulia: con Francesco, Elisio, collarato nel giugno dello scorso anno, e Mirtillo, collarato soltanto dieci giorni fa. «Una situazione – evidenzia Filacorda – che testimonia per l’Ateneo friulano un ruolo rilevante nel settore della ricerca a livello nazionale e come supporto alla gestione della specie».
I primi risultati delle analisi del sangue effettuate sia su Mirtillo che su Francesco hanno messo in luce che i due orsi sono in buona salute. «Nei prossimi giorni – aggiunge Filacorda – saranno eseguiti, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, ulteriori valutazioni per evidenziare possibili malattie che possono colpire questi animali, generalmente veicolate da cani e canidi. Con gli esami analizziamo anche il cortisolo, per valutare lo stato di stress che deriva dalla cattura, e alcuni altri ormoni».
Alla ricattura di Francesco ha partecipato, a fini formativi, anche il personale del Corpo Forestale Regionale. «Si tratta – spiega Filacorda – di personale specificatamente dedicato ad affrontare situazioni di emergenza con orsi problematici o in situazioni critiche, ovvero a intervenire nel caso gli orsi facciano danni ripetuti o siano poco timorosi dell’uomo». Il loro intervento non è stato fortunatamente ancora mai necessario in regione, se non nel 2015, ma solo per evitare il rischio che l’orso Madi, che si era trovato a transitare nell’area dell’Ikea di Villesse, entrasse in autostrada.
In particolare all’operazione hanno partecipato come gruppo di cattura, con Stefano Filacorda, Andrea Madinelli e Stefano Pesaro dell’Università di Udine e Mauro Azzini, Carlo Cussigh del Corpo Firestale Regionale, e, come gruppo di emergenza del Corpo Forestale, Sandro Cicuttini, Moreno Tosolini e Federica Sancin. Erano inoltre presenti giovani ricercatori, collaboratori e studenti dell’Università di Udine e volontari del Villaggio eli Orsi di Stupizza (Pulfero – Ud): Francesco Bertolini, Riccardo Cumini, Yannick Fanin, Marcello Franchini, Isabella Perlin e Luca Zanchettin.