Maciste all’inferno di Guido Brignone, 1926, nella copia proveniente dal Museo Nazionale del Cinema di Torino, è il film scelto per la preapertura della 40.ma edizione delle Giornate del Cinema Muto venerdì 1 ottobre alle 20.45 al Teatro Zancanaro di Sacile. Una tradizione ormai, che ogni anno conferma il rapporto di amicizia e riconoscenza tra le città del Noncello e del Livenza, in ricordo degli anni in cui il festival, per l’indisponibilità dello storico Teatro Verdi di Pordenone, si svolse a Sacile. La serata è realizzata in collaborazione con il Comune di Sacile e la partecipazione del Rotary Club Sacile Centenario.
Dante Alighieri, nell’anno del settimo centenario della morte, è il nume tutelare di Maciste all’inferno, liberamente ispirato all’Inferno della Divina Commedia. Il film rivelò al bambino Federico Fellini, che lo vide all’età di sei anni, la magia del cinema, sia per gli straordinari effetti speciali di Segundo de Chomon sia per l’inquietante e mostruosa galleria di personaggi. “Ricordo un donnone con la pancia nuda, l’ombelico, gli occhiacci bistrati lampeggianti” scriveva Fellini in “Block-notes di un regista”. Ma certamente anche lo spettatore odierno non rimane indifferente davanti alla possanza fisica del protagonista, quel Bartolomeo Pagano prototipo di una lunga serie di uomini forti inaugurata da lui stesso con il kolossal Cabiria nel 1914. Maciste all’inferno ebbe un notevole successo di critica (per “l’insolito impasto di grottesco, di gentile, di sentimentale, di fantastico, di comico e di tragico”, come notava acutamente Vittorio Martinelli) e di pubblico, complici anche le scene osé con le diavolesse discinte che suscitarono l’attenzione della censura.
Il regista Guido Brignone è stato uno degli autori più prolifici e rappresentativi del cinema italiano muto e sonoro, abilissimo a destreggiarsi tra i generi più vari fino a tutti gli anni ’50. A firmare la fotografia di Maciste all’inferno, assieme a Massimo Terzano, è Ubaldo Arata, passato alla storia per Roma città aperta. Come noto, la sceneggiatura del capolavoro di Rossellini è del triestino Sergio Amidei, che debuttò giovanissimo nel cinema come comparsa proprio in Maciste all’inferno. In un’intervista il celebre sceneggiatore ricordava di quell’esperienza soprattutto il freddo patito durante le riprese. Si girava a novembre sulle montagne del Piemonte e Amidei era uno dei tanti diavoli dell’inferno vestiti unicamente di un buffo gonnellino di pelo di capra con regolamentare coda.
La proiezione di Sacile si avvale di una nuova colonna sonora composta, in collaborazione con Zerorchestra, dal pordenonese Teho Teardo, uno dei compositori più innovativi e interessanti del panorama musicale europeo, autore anche di colonne sonore fra cui quelle per i premi Oscar Gabriele Salvatores e Paolo Sorrentino. L’accompagnamento dal vivo sarà eseguito dalla Zerorchestra con elementi dell’Accademia Musicale Naonis e il violoncello solista di Riccardo Pes.