Pensieri e parole di una mamma a spasso nella rete. Tutti i giovedì su www.udine20.it
La prima domanda di mia figlia stamattina, con occhio sbarrato e voce assonnata?
“Mamma, ma siamo in ritardo??”
Non essendo la prima volta che capita, la cosa mi ha fatto riflettere, unitamente ad altri episodi di quotidianità spicciola.
Immagine ricorrente che riassume le varie situazioni in questione, l’ansioso e ansiogeno Messer Bianconiglio del racconto di Alice nel Paese del Meraviglie (qui nella sua rappresentazione disneyana)
Ricordate? E’ lui con il suo correre frettoloso e l’orologio in vista ad attirare Alice nella fantasiosa avventura che la vede protagonista.
Il timore (o la consapevolezza) di essere in ritardo tiranneggia ormai le nostre esistenze fin dalla tenera età, costretti come siamo a star dietro a ritmi di vita sempre più serrati.
Logica conseguenza la mancanza di quella che dovrebbe essere una virtù da coltivare, ossia la pazienza e l’aumento vertiginoso dei livelli di stress, con ripercussioni, a lungo andare, anche sulla salute oltre che sulla psiche.
Non abbiamo più pazienza di aspettare alla cassa o in fila ad uno sportello.
Pretendiamo che ogni cosa sia pronta all’istante (prima sarebbe ancora meglio).
La nostra impazienza sale a dismisura nel traffico cittadino quando ormai il suono del clacson è più regola che eccezione.
A scuola le maestre fanno i colloqui con i genitori con la sveglia davanti, perché è capitato che in un’occasione si sgarrasse e, alla successiva riunione è scoppiato il caso.
Persino ad un convegno, cui ho partecipato di recente, al momento del dibattito (e ormai in pochi convegni viene lasciato spazio al dibattito, perché perdere tempo ad ascoltare gli altri?) un signore si è emozionato parlando al pubblico e quindi ha protratto qualche secondo in più la sua osservazione e già in platea serpeggiava il malumore..
Ma, mi chiedo, dove stiamo correndo?
E che fare affinché i nostri bimbi vivano senza troppe angosce, presi come sono nel turbinio di scuola, doposcuola, attività varie, compiti, impegni d’ogni sorta, sempre di corsa, sempre di fretta, saltellando di qua e di là?
Forse che oltre alle domeniche a piedi o alle ore senza elettricità è giunto il momento di pensare anche alla “giornata senza orologio”?
Che ne pensate? Come riuscite voi a staccare?
Come curare quella che ho definito (per associazione di idee) la “sindrome di Messer Bianconiglio”?
Cristina oltre a scrivere questa rubrica tutti i giovedi su Udine20 ha un suo blog: http://udinelamiacittaenonnapina.blogspot.com/