Mobilitazione per chiusura Cia Gradisca 16 novembre

Mobilitazione per chiusura Cia Gradisca 16 novembre

Un appello con raccolta di firme per chiedere la chiusura del Cie di Gradisca è stato lanciato dal sito Melting Pot che ha anche annunciato una mobilitazione per sabato 16 novembre. Sul sito si ricorda che si sono espressi contro la permanenza del centro la Regione Friuli Venezia Giulia, la Provincia di Gorizia, il Comune di Gradisca, Luigi Manconi Presidente Commissione straordinaria Tutela e Promozione Diritti Umani del Senato e molta gente comune. Tra i firmatari ci sono Genni Fabrizio, Tenda per la Pace e i Diritti – Campagna LasciateCIEntrare; Gigi Bettoli, Presidente LegaCoop Sociali FVG; Alessandro Metz, LegaCoop Sociali Friuli Venezia Giulia; Gianfranco Schiavone, ASGI; don Pierluigi Di Piazza, Responsabile del Centro Balducci e gli scrittori Massimo Carlotto e Pino Roveredo; Paolo Ferrero, Segretario Partito Rifondazione Comunista.

“Auspichiamo che le posizioni dell’Amministrazione regionale da tempo espresse sul Cie di Gradisca siano fatte rapidamente proprie anche dal Governo nazionale”. Lo ha affermato oggi l’assessore Fvg Solidarietà, Gianni Torrenti, commentando la decisione con cui il ministero dell’Interno ha disposto il trasferimento delle persone trattenute nel Centro di identificazione ed espulsione di Gradisca d’Isonzo (Gorizia). Per Torrenti, “il Cie di Gradisca era una struttura sorta con criticità intrinseche e ormai insostenibile già da tempo, da prima che cominciassero i recenti ed eclatanti episodi di rivolta. L’interpellanza al Governo del presidente della Commissione straordinaria del Senato per la tutela e la promozione dei Diritti umani, Luigi Manconi, sull’inefficacia e la disumanità di questo tipo di luoghi, suffraga la posizione della Regione”. “Non intendiamo rinunciare al principio di legalità in nessuna circostanza – ha concluso – né nei confronti degli immigrati protagonisti di atti violenti né, tantomeno, nei confronti di quanti nel Cie hanno dovuto subire condizioni di vita inaccettabili per un Paese civile”.