New York: sparatoria davanti Empire State. Morti e feriti

Colpi d’arma da fuoco a ripetizione, sangue, due morti, nove feriti e panico, all’ombra dell’Empire State Building, l’edificio simbolo di New York. Erano passate da poco le nove, l’ora di punta, quando questa mattina un uomo in giacca e cravatta ha ucciso in strada con un colpo di pistola in pieno volto il suo ex datore di lavoro. E poi gli sparato ancora, un altro colpo, al corpo, forse due, quando la sua vittima era ormai a terra, in un lago di sangue, su un marciapiede all’angolo della Quinta Avenue: a quel punto, con passo veloce l’assassino ha tentato di allontanarsi ma, allertato dagli spari, un operaio che era al lavoro lì vicino lo ha seguito e ha avvisato due agenti di polizia che erano come sempre di presidio davanti allo storico grattacielo. I due gli hanno intimato di fermarsi, ma il killer ha risposto alzando di nuovo la sua pistola. Più veloci, gli agenti hanno aperto il fuoco e ne è nata una sparatoria, tra le urla di terrore di passanti e turisti. Nel giro di venti, trenta secondi, sull’asfalto sono rimasti l’assassino, morto, e nove persone ferite, fortunatamente non in maniera grave. Apparentemente, sono state colpite anche da proiettili della polizia. Immediatamente la NYPD, la polizia di New York, è giunta sul posto in forze e ha sigillato “la scena del crimine”, bloccando il flusso di auto sulla Quinta strada, per almeno venti isolati. Nel giro di pochi minuti, il traffico in tutta la zona è andato in tilt, mentre davanti alle transenne della polizia hanno cominciato ad ammassarsi centinaia di impiegati, curiosi e turisti, tra cui diversi italiani. Alcuni di loro erano dentro l’Empire, e hanno raccontato di non essersi resi conto di nulla fino a quando, dopo la visita sulla terrazza al 102/mo piano, sono usciti in strada e hanno visto il caos. “Gente in preda al panico, feriti che chiedevano aiuto, agenti di polizia che urlavano”, ha raccontato all’Ansa un venditore ambulante di hot dog, Mahmoud as Said, che era lì all’angolo a lavorare. “Vincendo la paura, con il cuore in gola, mi sono avvicinato, e ho visto un uomo in terra con le mani bloccate dalle manette dietro la schiena. Poi ho cercato di avvicinarmi ai feriti, ma la polizia e i soccorsi sono arrivati subito e mi sono allontanato, sono tornato al mio carretto”. Vicino a lui c’é un uomo che non vuole dire il suo nome, ma afferma di aver visto tutto, “quando la polizia ha sparato ad un uomo che era vestito elegantemente e che aveva estratto una pistola, senza però fare in tempo ad aprire il fuoco”. Molti altri sono arrivati poco dopo, ignari di quanto era accaduto ma richiamati dagli elicotteri della polizia e grandi tv che ben presto hanno iniziato a ronzare in cielo. “In pochi giorni qui, ho imparato che significa che qualcosa non va”, ha raccontato un turista di Potenza, Donatello Vertone. E sono arrivati anche tanti giornalisti, tenuti a distanza fino a che il sindaco Michael Bloomberg e il capo della polizia Ray Kelly hanno tenuto una breve conferenza stampa: hanno rivelato che l’assassino, il cui cadavere in quel momento giaceva ancora alle loro spalle coperto con un lenzuolo bianco, si chiamava Jeffrey Johnson, aveva 53 anni, era un designer di accessori da donna e ha sparato con una pistola calibro 0.45. Non aveva precedenti penali ed era stato licenziato un anno fa dalla sua vittima, vice presidente di una ditta di abbigliamento femminile, la Hazan Import, che poi fonti di stampa hanno identificato come Steven Ercolino, 41 anni. Kelly ha anche detto che i due agenti hanno sparato 14 colpi e che, “sulla base del numero dei feriti e della capacità” del caricatore della pistola del killer alcuni dei feriti sono stati probabilmente colpiti dalla polizia. Nella pistola Johnson aveva otto colpi e tre li ha sparati contro la sua vittima. Bloomberg ha dal canto suo sottolineato che “poteva andare molto peggio”, e ha affermato che “New York è la città più sicura di questo Paese, ma non siamo immuni dal problema nazionale della violenza delle armi”. Anche una turista di Bologna, Margherita Dan, mentre faceva foto da dietro le transenne si diceva assolutamente convinta che New York sia una città “perfettamente sicura. Io giro da sola anche di notte. Ero anche a Times Square quando due settimane fa la polizia ha ucciso un uomo. Ho visto la scena ma, come oggi, non ho avuto paura e non ho pensato al terrorismo”.