“E quando credi di esserti fatta una coscienza e hai stabilito che ogni cosa è così o così, ci vuol così poco a farti riconoscere che questa tua coscienza era fondata su nulla, perché le cose, quelle che tu credi più certe, possono essere altre da quelle che credi”.
Non si sa come è un dramma in tre atti scritto da Luigi Pirandello nel 1934. Ispirato dalle novelle Nel gorgo (1913), Cinci (1932) e La realtà del sogno (1914), è l’ultimo lavoro teatrale compiuto di Pirandello.
Questo dramma è uno dei più feroci di Pirandello ed è di una sconvolgente attualità, Pirandello si dimostra uno dei grandi narratori psicologici della letteratura moderna, per il sorprendente spessore e la temibile lucidità delle sue storie.
Un dramma destabilizzante, che parla con straordinario acume psicologico della crisi generale dell’uomo contemporaneo, un dramma che non lascia scampo alcuno all’essere umano. E’ un dramma attualissimo e a renderlo tale è il tono drammaturgico di Pirandello, il suo disincanto spinto sino ai limiti del virtuosismo, la sua ironia che spesso sfocia nell’amarezza e che svela spesso l’assurdità delle norme e consuetudini morali dominanti nella società. Ci troviamo davanti ad un balletto straziante tra i personaggi nella demolizione della loro esistenza “sicura” e “borghese” e che porta ad una fortissima identificazione emotiva tra lo spettatore e i personaggi.
La regia intende restituire al testo la straordinaria capacità d’indagare l’animo umano e le tortuose relazioni che abbiamo con noi stessi e poi con gli altri; ansie, paure, malesseri, malinconie, dolori, solitudini che si confondono in una danza macabra e straziante che ci trascina nell’inferno privato delle nostre coscienze.
Scene e musiche, daranno un apporto fondamentale a questo viaggio nel mondo dei rapporti tra gli esseri umani, nell’inconscio, nella psiche, di cui sono proiezioni.
Il dramma si svolge alla fine dell’estate…Giorgio Vanzi, ufficiale di marina, in una parentesi dei suoi viaggi, apprende dal marchese Respi che il comune amico, il conte Romeo Daddi, è improvvisamente impazzito: egli sospetta il tradimento di sua moglie Bice e fissa così intensamente le persone da far loro spavento, come se volesse scrutare nel fondo della coscienza di ciascuno per rivelarne azioni inconfessate.
Romeo Daddi ha tradito, durante un improvviso momento di debolezza, la moglie Bice con Ginevra, moglie di Giorgio Vanzi, il segreto d’un attimo, sepolto per sempre.
Questo atto, compiuto in uno stato di totale inconsapevolezza, rievoca in Romeo Daddi un’altra colpa dimenticata nel mistero del suo lontano passato.
Un “delitto” innocente, non voluto, come quegli atti che si commettono in sogno, nell’inconscio, non si sa come e poi rimossi, ma il ragazzo morì davvero.
A tormentare Romeo Daddi sono tutti quegli atti impossibili, più impensati che accadono in un attimo e non se ne sa nulla, i veri delitti, chiusi, sepolti dentro le coscienze che, non si sa come accadono come in un sogno, nell’inconsapevolezza, momenti in cui la vita vera, naturale, istintiva, prende il sopravvento e cancella l’altra in cui viviamo.
Il suo tormento è vedere che tutti come lui possono in un attimo fare qualsiasi cosa commettere atti di cui non se ne sa più nulla, passato quell’attimo, estinto il mistero; ed è preso da questo violento desiderio di scoprire negli altri questi delitti fino a condurre la vicenda in una danza mortale che porterà al colpo della scena finale.
Inizio ore 18.00 – Biglietto € 14 intero – € 12 ridotto
info e prenotazioni: info@anathemateatro.com