Dal 2008 al 2016 persi 17mila dipendenti. L’eccezione Trieste: +2,5% Indagine Ires sul lavoro dipendente nel settore privato
In Friuli Venezia Giulia nei primi sette anni della crisi si sono persi circa 26.000 occupati dipendenti nel settore privato; i lavoratori subordinati sono infatti passati da una media di 297.000 nel 2008 a 271.000 nel 2014 (-8,7%). Il successivo biennio è stato caratterizzato da una dinamica positiva che ha riportato il numero di occupati dipendenti a quota 280.000 nel 2016, un valore comunque ancora lontano rispetto a quello di otto anni prima (il calo è di 17mila addetti, -5,8%). Lo rileva un’elaborazione del ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo su dati Inps.
Il confronto 2008-2016 a livello territoriale permette di osservare che le province di Pordenone e Udine hanno subito il passivo più pesante (-9,6% e -7,5%), mentre quella di Gorizia presenta una variazione negativa più contenuta (-3,1%). Solo Trieste ha recuperato e superato i livelli pre-crisi (+2,5%), soprattutto grazie alla minore vocazione manifatturiera, dato che la ripresa occupazionale degli ultimi anni è stata più intensa nel terziario. Le altre regioni del Nordest evidenziano flessioni più moderate rispetto a quella del Fvg (il Trentino-Alto Adige è addirittura in crescita, +4,7%); anche a livello nazionale sono stati quasi recuperati i valori del 2008 (-1%).
I dati illustrati, precisa Russo, provengono dall’archivio amministrativo Inps delle denunce retributive mensili e riguardano il settore privato non agricolo, ad esclusione del lavoro domestico; vengono considerati i lavoratori che hanno avuto almeno un versamento contributivo per lavoro dipendente. Si tratta inoltre di medie annuali calcolate su dati mensili.
In termini di qualifiche dei lavoratori la perdita occupazionale si è concentrata soprattutto tra gli operai, ossia coloro che hanno mansioni strettamente produttive (-9,8%, pari a -16.219 unità rispetto al 2008), e gli apprendisti (quasi dimezzati, -42,1%). In diminuzione anche i dirigenti (un centinaio in meno tra 2008 e 2016, pari a -5,1%); al contrario sono aumentati gli impiegati (+3,1%) e i quadri (+17%). L’impatto negativo della crisi sulle generazioni più giovani, oltre che nel calo degli apprendisti, si può riscontrare nella forte diminuzione del numero di occupati dipendenti under 25 (-43,6% tra 2008 e 2016) e tra 25 e 34 anni (-32,5%). Si osserva invece un consistente aumento dei dipendenti con più di 45 anni, sia come conseguenza dell’innalzamento dell’età del pensionamento, sia come effetto delle dinamiche demografiche in atto. In Fvg, infatti, in soli otto anni tra il 2008 e il 2016 la popolazione nella fascia di età 25-34 anni è diminuita del 22% (-34.000 unità), mentre nella classe 45-54 anni è cresciuta del 19% (+31.400 unità, la fonte è l’Istat).
La crisi in questi anni ha colpito in proporzione soprattutto i rapporti di lavoro a tempo determinato (-11%, pari a quasi 5.000 occupati in meno), i primi a non essere rinnovati dalle imprese in caso di difficoltà, anche se in termini assoluti pesa di più il saldo negativo dei tempi indeterminati (-12.267 unità, pari a -4,9%). Si può anche notare che il numero di lavoratrici a tempo indeterminato è rimasto praticamente invariato (-0,6%); nel complesso la componente maschile è quella che ha subito la diminuzione maggiore (-7% contro -4,1%).
Infine, le posizioni di lavoro dipendente a tempo pieno sono crollate dal 2008 al 2016, con una diminuzione pari a quasi 32.000 unità (-13,2%), mentre si diffonde sempre di più il part time (+25,9%, 14.560 occupati in più), in particolare tra gli uomini (+72,2%), probabilmente più a causa delle esigenze organizzative delle aziende che per soddisfare le richieste da parte dei lavoratori e delle lavoratrici.
La ripresa dell’occupazione nel periodo 2014-2016
Nel 2015, evidenzia ancora l’Ires Fvg, l’occupazione a tempo indeterminato è tornata finalmente a crescere dopo anni di declino, favorita dagli incentivi concessi alle imprese, che prevedevano l’abbattimento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro (fino a 8.060 euro all’anno per tre anni). Bisogna inoltre ricordare che da marzo 2015, con il Jobs Act, è entrato in vigore il cosiddetto contratto a tutele crescenti, con cui è stata introdotta una nuova regolamentazione dei licenziamenti individuali e collettivi. Appare pertanto interessante confrontare la situazione precedente all’introduzione di tali provvedimenti con i dati più recenti, per comprendere gli effetti che hanno avuto sull’occupazione.
Tra dicembre 2014 e dicembre 2015 in Fvg il numero di lavoratori dipendenti è cresciuto di circa 6.700 unità (+2,5%); un incremento quasi analogo si può rilevare anche nei dodici mesi successivi (+6.600 unità, +2,4%), ma è stata diversa la dinamica delle tipologie contrattuali. Il 2015 è stato infatti caratterizzato dal forte incremento degli occupati a tempo indeterminato (esclusi gli apprendisti), aumentati di oltre 12.300 unità (+5,5%), mentre quelli a tempo determinato (compresi gli stagionali, anche se numericamente esigui) e in apprendistato hanno registrato una diminuzione (rispettivamente -11,8% e -12,4%). Tra dicembre 2015 e dicembre 2016, quando gli incentivi sono stati fortemente ridotti, si è invece verificata una diminuzione degli occupati a tempo indeterminato, seppure moderata (-1.375 unità, pari a -0,6%). Nel 2016 l’occupazione è stata pertanto trainata dal tempo determinato, che ha visto in regione un incremento di oltre 7.800 lavoratori (+23,1%). Anche a livello nazionale le dinamiche sono state simili: nel 2015 gli occupati a tempo indeterminato sono aumentati di 728.000 unità (+7,6%), nell’anno successivo la crescita ha riguardato in maniera consistente i lavoratori con un contratto a termine (+308.000, pari a +20,8%).
Per quanto riguarda infine i settori, in entrambi gli anni la crescita dell’occupazione dipendente in regione si è concentrata nei servizi, in particolare nella ristorazione. Confrontando sempre i mesi di dicembre di ogni anno, al netto dunque dei picchi della stagione estiva, si può osservare un aumento di quasi 2.200 occupati a tempo indeterminato nella ristorazione nel corso del 2015 e di 1.000 unità a tempo determinato nel 2016. L’edilizia è invece l’unico comparto che evidenzia risultati negativi nell’ultimo biennio.
Le retribuzioni dei lavoratori dipendenti
Gli archivi dell’Inps forniscono anche i dati sulle retribuzioni medie (lorde) dei lavoratori dipendenti con almeno una giornata retribuita nell’anno, sempre limitatamente al settore privato non agricolo e con l’esclusione del lavoro domestico. La retribuzione media annua è data dal rapporto tra la somma dell’imponibile previdenziale dei lavoratori dipendenti nel periodo di tempo considerato e il numero di lavoratori dipendenti nello stesso periodo.
In Fvg il numero di lavoratori dipendenti con almeno una giornata retribuita nel 2016 è stato pari a 323.129, con un imponibile medio di 22.704 euro. Trieste presenta il valore più elevato, oltre 25.000 euro, che pone la provincia giuliana al settimo posto a livello nazionale; seguono Pordenone (22.918 euro), Udine (22.035 euro) e Gorizia (20.641 euro). Tra le regioni italiane il Fvg si colloca al quarto posto dopo la Lombardia (con una media di 26.494 euro), il Piemonte (23.694 euro) e l’Emilia-Romagna (23.567 euro).
Uno dei principali motivi che spiegano il primato regionale di Trieste è dovuto all’importanza del settore che presenta le retribuzioni più elevate, ossia quello bancario e assicurativo, che assorbe l’8,4% dei dipendenti privati della provincia contro una media regionale pari a 4,1%. Inoltre i lavoratori operanti nel settore finanziario e assicurativo in provincia di Trieste percepiscono in media una retribuzione annua lorda vicina ai 49.000 euro, contro un valore regionale pari a 45.600 euro. Si tratta in entrambi i casi di stipendi pari a circa il doppio rispetto alla media generale di 22.704 euro.
Al contrario il comparto in cui nell’ultimo biennio è cresciuta maggiormente l’occupazione, quello della ristorazione, presenta le retribuzioni più basse, pari a meno di 11.000 euro per lavoratore. Tale disparità è sicuramente influenzata dalle peculiarità del settore, caratterizzato da un’ampia diffusione del lavoro part time e di quello stagionale. Se si considerano solo i lavoratori a tempo pieno che hanno lavorato con continuità tutto l’anno (totalizzando 52 settimane retribuite), infatti, i divari evidenziati si riducono, ma rimangono comunque elevati (23.000 euro nella ristorazione contro una media generale di 32.000).