E’ stata Lisandra Aguila Rico a uccidere i coniugi Paolo Burgato e Rosetta Sostero, nella notte tra il 18 e il 19 agosto 2012. Ne è fermamente convinta il pm Claudia Danelon, che ha chiesto per la cubana di 22 anni la condanna all’ergastolo al termine della sua requisitoria durata oltre quattro ore e mezza. Alla prima udienza del processo con rito abbreviato, la pm ha ripercorso minuziosamente la sequenza della mattanza, proiettando in aula anche un power point con le immagini crude dell’efferato duplice omicidio dell’anziana coppia di commercianti di Lignano Sabbiadoro. Lisandra ancora una volta ha negato la responsabilità materiale del delitto e chiesto perdono a Michele Burgato, figlio delle vittime. I prossimi congiunti delle vittime non credono però al pentimento della ragazza. Per l’accusa, è stata solo la giovane a sferrare le coltellate mortali mentre suo fratello, Reiver, guardava senza intervenire. La certezza del pm sulla responsabilità materiale, con colpo di scena in aula, è fondato sull’analisi compiuta dai carabinieri del Ris di Parma sulle macchie di sangue rinvenute nel bagno-lavanderia della villetta. Partendo dal presupposto che, come dichiarano entrambi i fratelli accusati dell’omicidio, prima dell’omicidio Rosetta era seduta a terra, con la testa appoggiata al muro e le gambe sotto il lavandino, e Paolo era steso a terra nella posizione in cui è stato trovato, a colpire potrebbe essere stato soltanto una persona destrimane: Lisandra, dunque, essendo Reiver mancino. L’accusa lo colloca comunque sempre sulla scena del delitto, per tutta la durata dell’azione, quasi un’ora di percosse e torture sviluppatesi in più fasi. La Procura avrebbe chiesto anche per lui l’ergastolo se la sua detenzione a Cuba non avesse portato a uno stralcio giudiziario. “Chiedo perdono per quello che è successo, se potessi tornare indietro non lo rifarei” dice Lisandra al termine dell’udienza, dopo aver chiesto la parola. Legge tra le lacrime una lettera di scuse molto accorata scritta di suo pugno in carcere e rivolta a Michele Burgato e agli altri familiari. La ragazza continua a sostenere, come ha fatto anche il suo avvocato Carlo Serbelloni nell’arringa, la estraneità alla fase materiale dell’omicidio, avvenuto a suo dire per mano del fratello, quando lei non era nella stanza dell’orrore. I familiari di Paolo e Rosetta non le credono. Soddisfatti per l’andamento dell’udienza, “nelle parole della difesa non riteniamo ci siano validi elementi per confutare la tesi accusatoria”, ha spiegato Stefano Trabalza, legale di Michele. La sentenza del gup Roberto Venditti è attesa per il 3 ottobre.
(di Elena Viotto) (ANSA)