19 settembre 2012 – “Non volevo assolutamente che le cose finissero in questo modo”. Lo ha detto la 21enne cubana, Lisandra Aguila Rico, fermata per il duplice omicidio di Lignano, nel corso dell’interrogatorio di oggi a Udine, come riferito dal suo difensore, Carlo Serbelloni.
“La ragazza – ha riferito Serbelloni – ha detto che la situazione è sfuggita di mano, che l’omicidio non era premeditato e che non voleva assolutamente che le cose finissero in questo modo”. “E’ molto provata per quello che è successo”, ha ancora detto il legale sottolineando che “nel corso dell’ interrogatorio ha risposto per quanto riguarda la sua posizione”.
Sono quattro telefonate fra Lisandra e Reiver, il quale chiama e risponde da un luogo vicino a L’Avana, Cuba. Fanno seguito a una conversazione di venerdì scorso fra Lisandra, che si trova in Campania, e sua madre, Sandra Rico, nella quale quest’ultima la informa che i carabinieri andranno da lei per il Dna. «L’hanno preso a me e ora lo prendono a te». Lisandra chiama dunque il fratello. «L’hanno fatto a mia mamma, se capiscono che sono io…». Lui: «Stai tranquilla, non possono arrivare a noi». Ma in una telefonata successiva, Reiver gli consiglia di andarsene: «Scappa via, scappa via». Lei: «Ma non ho una lira». Lui: «Vieni via». In un’altra ancora si parla di impronte. Lisandra: «Come fanno ad avere le impronte se avevamo quelle cose alle mani?». Insomma, il Dna non c’era ancora ma le telefonate, così tradotte dallo spagnolo, sembrano piuttosto compromettenti. QUI L’ARTICOLO COMPLETO DEL CORRIERE DELLA SERA