“Mi aveva detto domenica sera ‘stiamo arrivando’. Credevo fosse una fuga d’amore”. E’ il racconto del fidanzato di una delle due ragazzine di Udine, ree confesse dell’omicidio di Mirco Sacher, intervistato da SkyTg24. “Ci siamo sempre voluti bene – racconta il ragazzo, già sentito dagli inquirenti – e avevamo un rapporto particolare. L’ho sentita domenica, intorno alle 13. Pensavo fossero a casa del padre di una delle due, perché sentivo delle voci. E’ una persona stupenda, non ho mai pensato che arrivasse a tanto, sempre col sorriso, sempre divertente, aperta a tutto. Erano due ragazzine, come sono in effetti. Spero – conclude – che la Polizia riesca ad arrivare alla verità”
Continuano le indagini a Udine per chiarire i contorni entro i quali è maturato l’omicidio di Mirco Sacher, a una settimana dalla confessione delle due ragazze di 15 anni. Terminate le audizioni della cerchia di amicizie scolastiche, gli agenti della Squadra mobile di Udine, diretta da Massimiliano Ortolan, continuano a sentire conoscenti delle due ragazzine che si sono autoaccusate del delitto. Si scandaglia la zona di Borgo Stazione. Nel frattempo proseguono gli accertamenti sul contenuto del computer, dei telefoni cellulari e dei profili Facebook, ma ci vorranno ancora alcuni giorni per avere un quadro completo. La difesa di una delle due quindicenni ha intanto avviato una serie di indagini difensive parallele. Intanto gli avvocati, Luigi Francesco Rossi e Federica Tosel, hanno intenzione di sottoporre la propria assistita al “test della verità”, ovvero una batteria di test (messa a punto dal professor Giuseppe Sartori, a cui hanno chiesto una consulenza) per accertare la maturità cognitiva della ragazza. Elemento che consentirebbe anche di valutare se le ragazze sono in grado di rapportarsi con il sistema processuale