L’Università di Udine prosegue le attività di monitoraggio e ricerca sulla presenza dell’orso bruno nelle Alpi nord orientali. La ricerca – condotta dal team del Dipartimento di scienze agrarie e ambientali coordinato da Stefano Filacorda – si basa sull’uso di diverse tecniche: dalle trappole per il pelo con successiva analisi genetica a foto e video trappolaggio, alla cattura per predisposizione di radiocollari satellitari. Le immagini più recenti di un orso realizzate dall’Ateneo friulano, arrivano da un bosco nelle Alpi carniche centrali del Friuli Venezia Giulia. I video mostrano un orso di 4-5 anni che, verso le 9 del mattino, si avvicina a una trappola-tubo e, senza entrarci, si ciba delle esche poste all’esterno. Si tratta probabilmente di un orso di origine slovena (secondo i ricercatori l’N15 in base alla loro classificazione), già campionato nelle Alpi carniche nel 2012 e successivamente spostatosi in Veneto e nelle Dolomiti friulane. La trappola utilizzata è di proprietà della Regione Friuli Venezia Giulia ed è stata realizzata nell’ambito del progetto Life Arctos finanziato dall’Unione europea per favorire la conservazione dell’orso bruno.
Nei filmati si vede l’orso prendere il cibo all’esterno della trappola, rotolarsi davanti al tubo e alla fotocamera e grattarsi su un abete vicino, probabilmente per lasciare dei segnali feromonali vista anche la presenza nelle stessa area di almeno altri due individui. «L’ottima qualità delle immagini – spiega Filacorda – permette di confermare che è un maschio e testimonia la tranquillità con cui frequenta il sito, senza però fidarsi a entrare nel tubo. Le fotocamere installate nei pressi della trappola e in alcuni siti vicini di cattura del pelo dovrebbero permettere di associare le caratteristiche morfologiche, corporee ed età al genotipo campionato e valutare se la confidenza dimostrata verso il tubo-trappola sono tali da permettere una eventuale cattura a fini scientifici e conservativi».
Il 12 giugno scorso l’Università di Udine ha catturato nelle Valli del Torre, presso il confine sloveno, un orso, poi chiamato Alessandro, a cui è stato predisposto un radiocollare. «Una volta liberato – spiega Filacorda – l’esemplare si è spostato in territorio sloveno dove esiste, presso Caporetto, una deroga all’abbattimento di un orso in quanto negli ultimi anni sono stati osservati numerosi attacchi al bestiame domestico». Il collare ha permesso di fornire informazioni anche ad autorità e ricercatori sloveni evitando, per ora, l’abbattimento dell’orso radiocollarato.
«In questo periodo – sottolinea Filacorda – l’orso è stato autore di due soli attacchi, uno in territorio italiano, a due pecore, senza mostrare comportamenti tali da giustificarne l’abbattimento. Per cui su richiesta dell’Università di Udine, il ministero sloveno competente ha richiesto ai cacciatori sloveni, che dovrebbero attuare l’abbattimento di controllo, di evitare, se possibile, l’uccisione di questo esemplare con radiocollare». Attualmente l’orso Alessandro, dopo avere trascorso un mese tra Pontebba e Tarvisio, si trova di nuovo sul versante sloveno del monte Canin.
La raccolta di informazioni attraverso il monitoraggio genetico, con le fototrappole e con i radiocollari sta consentendo, seppur tra molte difficoltà di avere un quadro preciso della presenza dell’orso bruno nelle Alpi nord orientali. «In particolare – evidenzia Filacorda –, sui suoi comportamenti, spesso sconosciuti e curiosi, e sul reale impatto che ha sulle attività umane, ponendo le basi per una gestione comune tra Italia e Slovenia della specie, nel rispetto della sua conservazione e delle attività umane».