Piccolo Festival FVG: La cambiale di matrimonio 28 agosto

Piccolo Festival FVG

Farsa comica in un atto su libretto di Gaetano Rossi, fu rappresentata per la prima volta al Teatro San Moisé di Venezia il 3 novembre 1810. L’argomento è tratto dall’omonima commedia in cinque atti di Camillo Federici (1790) e dal libretto Il matrimonio per lettera di cambio di Giuseppe Ceccherini, messo in musica da Carlo Coccia nel 1807. All’impostazione piuttosto tradizionale di questi testi, il librettista Rossi contrappose una scrittura agile e vivace, introducendo degli episodi comici per ravvivarne il soggetto. Siamo a casa del mercante Tobia Mill, il cassiere Norton informa Clarina, la cameriera, di un misterioso prossimo matrimonio della padroncina Fanny. Nel frattempo il vecchio commerciante, alle prese con traballanti conoscenze geografiche sul Nuovo Mondo, riceve una lettera dal ricco americano Slook, che annuncia il suo prossimo arrivo per la riscossione di una cambiale. Entusiasta, Mill si prepara ad accogliere l’ospite e a pagare la cambiale, il cui valore è una merce piuttosto singolare: una sposa. L’indubbio miglioramento economico portato dall’amore made in America solletica l’avido cupido Mill, che decide di fare di sua figlia il fortunato oggetto della transazione. L’ignara Fanny, innamorata del giovane Edoardo Milfort, viene prontamente avvisata del pericolo ordito dall’amore paterno dai fidi Norton e Clarina. Al suo arrivo Slook rimane piuttosto disorientato dai modi affettati del Vecchio Continente, ma non può che apprezzare la bontà della mercanzia che gli viene proposta. Dal canto suo, la mercanzia si mostra però piuttosto recalcitrante alla transazione e snocciola una serie di misteriosi ma che si frapporrebbero al matrimonio. Il ma più sostanziale, l’amato Edoardo, interviene a sua volta con ardite minacce e anche Norton e Clarina si prodigano per dissuadere l’americano. L’allibito Slook, trovandosi un capital già ippotecato, decide di recarsi da Mill per rinunciare all’affare, ma ne ottiene solo una sfida a duello. Tutto sembra precipitare, ma omnia vincit amor et nos cedamus amori: Slook si accorge del sentimento sincero che lega i due ragazzi e decide di girare la cambiale a beneficio di Edoardo, promettendogli anche di nominarlo proprio erede. L’ira del vecchio Tobia si placa e il generoso benefattore può ripartire fra l’allegria e i ringraziamenti generali.

Presentazione

La farsa comica, genere cui è ascrivibile La cambiale di matrimonio, è un’opera di carattere buffo in un solo atto, destinata prevalentemente a piccoli teatri con risorse finanziarie ridotte. Per questo motivo il coro era spesso assente e il cambio delle scene ridotto al minimo, talvolta con una scena fissa per tutta la rappresentazione. Ebbe la sua massima fortuna a Venezia, dove era soprattutto il Teatro San Moisè ad ospitare le rappresentazioni, specie durante il Carnevale. In poco più di vent’anni, fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, furono ben 106 i libretti qui messi in musica ed eseguiti, dei totali 191 prodotti in tutta Italia.
Quattro delle cinque farse composte da Rossini (oltre alla suddetta: L’inganno felice, La scala di Seta e il Signor Bruschino) furono date proprio al San Moisè. La prima ad essere rappresentata fu dunque La cambiale di matrimonio, accolta da buon successo. Rossini è appena diciottenne e fresco di studi, ma nell’opera sono già presenti elementi che caratterizzeranno le composizioni più mature. Ad esempio la Sinfonia, come nelle opere successive, comincia con un tempo lento e con, altro tratto tipico, un assolo di corno. La cabaletta dell’aria del soprano sarà addirittura ripresa nel duetto fra Figaro e Rosina nel Barbiere di Siviglia, sei anni dopo. Ulteriore nota distintiva, che diventerà peculiare della marca rossiniana, è data dal trattamento delle voci del buffo, corda di cui lo stesso Rossini era eccellente interprete. Assistiamo alla distinzione fra buffo “nobile” (Slook), dalla tessitura più centrale e dalla linea più elegante, e buffo “caricato” (Mill), che si muove su una tessitura più acuta, con ribattuti più insistenti e nervosi. Complessivamente, risultano evidenti la brillantezza e la chiarezza della strumentazione e dell’armonia, così come la sicurezza di una forma sempre al servizio di una irresistibile teatralità.