Ventiquattro mani talentuose che saranno chiamate ad arricchire il panorama delle voci autorevoli dell’editoria nazionale ed internazionale: appartengono a 12 giovani artisti dell’ISIA di Urbino, l’istituzione che da oltre 40 anni è fucina e catalizzatore di forti esperienze culturali nell’ambito della progettazione grafica e della comunicazione visiva. Sono loro i protagonisti dell’edizione 2017 di “Sentieri illustrati”, la storica esposizione chiamata ad aprire la nuova stagione del Centro Culturale Casa Zanussi di Pordenone con il suo percorso legato alle suggestioni dell’illustrazione. E quest’anno Casa Zanussi punta sul futuro attraverso un corpus di opere grafico-testuale di straordinaria vivacità, nel quale raccolte testimonianze ed illustrazioni selezionate anche dalla Children’s Book Fair di Bologna, insieme a progetti di tesi, pubblicazioni e memorie visive. Appuntamento sabato 23 settembre, alle 17.30 alla Galleria Sagittaria di Pordenone (via Concordia 7) per l’inaugurazione della mostra promossa dal CICP – Centro Iniziative Culturali di Pordenone, su progetto grafico e allestimento di Silvia Pignat per il coordinamento della presidente CICP Maria Francesca Vassallo, che spiega: «l’edizione di quest’anno risulta particolarmente significativa: sarà sempre più riferimento per attività di laboratorio rivolte a bambini di tante scuole del territorio, e quindi anche dei loro insegnanti; ma soprattutto– consolida la linea di collaborazioni di prestigio avviate dal CICP: dopo i contatti e gli scambi con istituzioni prestigiose di Slovenia, Ungheria, e altre nazioni europee, quest’anno il riferimento è l’ISIA di Urbino, il più importante Istituto italiano per la formazione di illustratori e illustratrici. Un riconoscimento anche per la nostra iniziativa, in linea con la valorizzazione di giovani di talento. Gli espositori, quasi tutti poco più che ventenni, hanno portato sulle loro tavole tematiche sociali molto attuali: quelle delle persone autistiche, dei profughi, dei poveri. Una cultura e un’arte giovanile tutt’altro che disimpegnata».
Alla vernice interverranno anche Angelo Bertani, Martina Ghersetti e Silvia Pignat. Eccoli, dunque, i dodici ‘millennials’ dell’illustrazione italiana chiamati a esporre a Pordenone: sono Giovanni Colaneri, Alessandra Belloni, Francesca Santi, Claudia Plescia, Giulia Pastore, Camilla Pintonato, Andrea Antinori, Giulia Conoscenti, Giulia Pastorino, Edoardo Massa, Silvia Governa, Sofia Gasperoni. Una carrellata delle opere in mostra è affidata alle parole del critico d’arte Angelo Bertani: «La mostra della Galleria Sagittaria evidenzia dunque che l’illustrazione a livello professionale non è una semplice attività creativa libera e felice: essa deve confrontarsi con i complessi e articolati temi della comunicazione per immagini. E ben consapevoli di dover sostenere un corpo a corpo con il grande tema della comunicazione, vero monstrum della nostra epoca, i nostri illustratori hanno già individuato una loro strada e nelle loro opere riversano oramai la loro sensibilità personale e artistica. Andrea Antinori modula funzionalmente il suo disegno (in bianco e nero o a colori) a seconda del tema che affronta, per altri il colore che fa tutt’uno con il disegno è il mezzo privilegiato di espressione: Giulia Conoscenti lo coniuga con l’orientalismo vitale della sua terra, Sofia Gasperoni ama una pittoricità più lieve e naturalistica, Giulia Pastorino al contrario preferisce misurarsi con la matericità della cromia, Claudia Plescia affronta la stesura à plat di tradizione modernista e infine Silvia Governa giunge a confrontarsi con l’immediatezza dell’affiche. I film e la fotografia, con le loro calibrate inquadrature, evidentemente sono la fertile fonte di ispirazione di Giulia Pastore e Francesca Santi. Sul versante dell’integrazione di immagini e parole lavorano invece Alessandra Belloni ed Edoardo Massa, la prima servendosi di vivaci e liberi grafismi, il secondo di cadenze spesso ironiche. Su questa stessa strada Camilla Pintonato si inoltra fino a realizzare addirittura un piccolo e incisivo saggio per immagini dedicato alla bella e difficile professione di disegnatore. Infine Giovanni Colaneri, a dimostrazione che tante e diverse sono le strade della comunicazione per immagini, affronta con sensibilità i temi del disagio e del senso di solitudine».
Info Centro Iniziative Culturali Pordenone via Concordia 7 – 33170 Pordenone tel (+39) 0434.553205 cicp@centroculturapordenone.it www.centroculturapordenone.it
SENTIERI ILLUSTRATI 2017, GLI ARTISTI IN MOSTRA
Giovanni Colaneri, 26 anni, viene da un paesino vicino ad Isernia. La sua passione per il disegno è nata quando era piccolo: una cugina portava colori e carte a casa sua e lo faceva disegnare, costruiva con lui dei libricini. Alle elementari disegnava anche per i compagni di classe. La sua passione è riemersa verso i 17 anni, quando frequentava il liceo classico: ha riempito di contenuti greci e latini la sua fantasia, assieme all’amore per l’arte che cresceva in lui e l’ha fatto decidere di andare a Firenze, per frequentare l’Accademia di Belle Arti. La sua voglia di sperimentare lo ha portato a frequentare un corso di illustrazione, si è appassionato e ha deciso di proseguire gli studi dove avrebbe potuto approfondire quest’arte. Ha scelto l’Isia di Urbino, dove ha affrontato per la prima volta il tema della diversabilità frequentando un corso dell’illustratore argentino Gusti Rosemffet. La sua insegnante Chiara Carrer lo ha spinto ad approfondire il tema: è nato così un libro sull’autismo, e spera di trovare un editore che lo pubblichi. È un libro, senza parole, dove descrive in modo delicato la giornata di un ragazzino autistico, attraverso le sue emozioni. La diversabilità è ancora oggi il suo campo di interesse: ha scelto di illustrare, per la sua tesi, sindromi diverse.
Alessandra Belloni, 27 anni, di Annicco, in provincia di Cremona. Al momento le manca un esame e la tesi per finire l’Isia. Curioso è l’argomento che ha scelto per la tesi: raccontare i momenti morti, attraverso la storia di una bambina pigra, vale a dire come vive i momenti di ozio e di noia, che non sono negativi, perché è proprio nei momenti morti che nascono i pensieri migliori. Dice che anche lei è pigra, quindi sarà un modo per indagare qualcosa di sé.
Ad Alessandra piace lavorare nella sua camera, a casa, che per lei è un vero e proprio nido: ha un gatto, che ama come tutti i felini. E curioso che le abbiano chiesto più di una vota di ritrarre dei gatti.
Il suo percorso è molto artistico: fin da quando aveva tre anni aveva deciso che avrebbe fatto il liceo artistico, che poi ha effettivamente frequentato a Cremona. Ha poi proseguito gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha approfondito la pittura. Dopo l’Accademia si è presa un anno sabbatico e ha fatto la cameriera, carriera che ha sentito come provvisoria non appena ha conosciuto il corso dell’Isia dedicato all’illustrazione: è stata felicissima di passare la selezione e di trascorrere qualche anno approfondendo le tecniche legate a questo mondo. L’ha entusiasmata un lavoro pop up fatto sulla città di Matera, andando alla scoperta dei giardini che si nascondono dietro i muri delle case della città.
Francesca Santi, 26 anni, di San Sepolcro, in provincia di Arezzo. È fresca di laurea, avendo concluso gli studi all’Isia nel marzo scorso. Ora lavora in una studio di grafica, campo che ha sempre approfondito. Ha frequentato il liceo scientifico, dove ha trovato un insegnante che ha sempre stimolato le sue capacità artistiche. In seguito ha scelto di seguire i corsi di disegno industriale e grafica all’Università di San Marino, sede staccata dello IUAV di Venezia. Ha scelto poi l’Isia perché era sicura che le potesse offrire la migliore preparazione in grafica. A Urbino si è avvicinata all’illustrazione seguendo il corso di Gianluigi Toccafondo, e l’esperienza le è piaciuta così tanto che dice che oggi proprio l’illustrazione è la sua passione, qualcosa che coltiva al di là della professione di grafica, per meglio esprimere se stessa. A Urbino le hanno insegnato a seguire ogni fase della produzione di una storia, e questa per lei è stata una grande scuola, perché ha imparato anche ad ideare i propri soggetti. La sua maggior prova è stata quella di reinterpretare il film di Pedro Almòdovar Volver: ha fatto 400 disegni per un minuto scarso di cortometraggio, con matita grafite e una di colore rosso. Toccafondo le ha insegnato ad avere una visione cinematografica del disegno, privilegiando i dettagli: per descrivere un volto ci vogliono almeno venti disegni, per dargli una particolare espressività.
Claudia Plescia, 26 anni, di Porto Sant’Elpidio, in provincia di Fermo. Le piace raccontare storie, in qualsiasi modo: illustra storie sue o, con uguale piacere, le piace dare forma a ciò che le viene narrato da altri. Dice che la incanta ascoltare. Ha fatto il liceo scientifico e, amando da sempre il disegno, ha cercato, nei suoi studi, di coniugare le conoscenze scientifiche con quelle artistiche. Per questo ha frequentato la triennale di architettura ad Ascoli Piceno. Durante questo periodo ha approfondito la conoscenza del fumetto frequentando un corso che le è stato molto utile: ha imparato a tradurre la sceneggiatura su carta e le parole degli attori in parole scritte. Da qui è nato anche il suo amore per l’illustrazione, che ha deciso di approfondire all’Isia di Urbino. Qui le piace lavorare assieme agli altri, dice che avere la possibilità di confrontarsi è importante per lei, anche se dopo rielabora i suoi lavori di sera, nella sua stanza. Guardando le sue tavole si nota che ama gli spazi vuoti, che non ha l’horror vacui, anzi, per lei anche il vuoto, il bianco, deve stare in equilibrio nel disegno, fa parte della narrazione. Claudia parla con entusiasmo del corso di Gusti Rosemffet, dice che le ha aperto un mondo. Anche lei ha affrontato la prova di illustrare una disabilità, e ha scelto di raccontare la depressione, in maniera leggera, attraverso i suoi occhi di bambina che viene a contatto con il malessere della nonna con la quale è vissuta fina da piccola.
Giulia Pastore, 26 anni, di Borgomanero, in provincia di Novara. È affascinata dall’oggetto libro e da tutto ciò che ruota attorno ad un progetto editoriale e la sua preparazione è finalizzata proprio alla produzione editoriale. Vede il disegno non fine a se stesso, ma come un mezzo per creare qualcosa, è parte di un ragionamento. Ha una laurea triennale in architettura, presa a Milano, dove ha anche frequentato un corso serale e professionalizzante alla Bauer in progettazione editoriale. Avendo anche la passione per il disegno, ha cercato di approfondire anche questo suo talento all’Isia di Urbino, dove sta finendo gli esami del secondo anno. Le è piaciuto il corso di illustrazione con Gianluigi Toccafondo perché le ha dato l’occasione di trasporre in immagini un tipo di cinema che l’affascina molto, quello della Nouvelle Vague francese. Questo lavoro le è piaciuto per la ricerca che ha comportato, perché ha tradotto in immagini non solo scene cinematografiche, ma soprattutto le parole dei registi, raccolte nei Cahiers du Cinéma dal 1968 al 1975. Questo lavoro è in bianco e nero: l’uso di questi due colori le appartiene molto, perché le permette di andare all’essenziale di una narrazione. Le piace raccontare per sottrazione e trova che il bianco e nero siano i colori ideali per farlo, senza la distrazione del colore.
Camilla Pintonato, 26 anni, di Mestre. Quando frequentava il liceo classico, più del latino e del greco le piaceva la pittura, tanto che andava a seguire dei corsi d’arte al liceo artistico della sua città durante il pomeriggio. Ha la laurea triennale dello Iuav di Venezia in design e l’interesse per l’illustrazione è nato vedendo le tavole di Beatrice Alemagna a Sarmede, dove ha frequentato anche alcuni corsi di illustrazione. Si si è dedicata ad essa un anno al Mimaster di Milano, che prevede di far conoscere agli allievi ogni settimana un illustratore diverso. Di qui il passo verso Urbino è stato breve. Ha finito l’Isia in luglio e anche il suo lavoro di tesi è in mostra. È stato fatto tutto in digitale, con disegni molto semplici in rosso su sfondo bianco, perché Camilla voleva arrivare in modo diretto al lettore, con un fumetto che parlasse del mondo del lavoro dopo la crisi economica del 2008, un lavoro ispirato dall’artista Santiago Sierra. La protagonista è lei, una ragazza che si confronta con i problemi di oggi, soprattutto con le difficoltà che affrontano i giovani per trovare un lavoro. Camilla non ha un colore preferito, i suoi lavori sono molto diversi, i colori, per esempio, sono sgargianti in La poesia delle piccole cose, un activity book rivolto ai bambini, perché apprezzino le cose quotidiane che li circondano. I colori, per lei, sono funzionali alla storia da raccontare.
Andrea Antinori, 25 anni, nato a Recanati ma residente da sempre a Bologna. Per lui essere un illustratore non significa solo disegnare, ma usare una forma di comunicazione: la sua formazione è prettamente artistica, perché ha frequentato il liceo artistico a Bologna, poi il triennio di grafica e comunicazione visiva all’Isia di Urbino, seguito dal biennio specialistico in illustrazione. Ha fatto l’Erasmus alla Escola Massana di Barcellona. Studiando ha già pubblicato diversi lavori con la casa editrice Corraini, portando in questi primi libri la sua passione per gli animali: fin da bambino gli piaceva classificare gli animali attraverso il disegno, al quale allegava una scheda scientifica. Le storie che illustra sono sia sue, sia di altri autori, si trova a suo agio in entrambi i casi. Anche l’uso del colore è sempre funzionale al progetto che va ad affrontare, non ha un colore preferito. Il libro dedicato alle balene, per esempio, è in bianco e nero perché sono questi i colori dei cetacei. Usa diverse tecniche: è alle prese con il disegno di una copertina realizzata con i pastelli, perché l’editore gli ha richiesto questa tecnica, ma Andrea preferisce gli acrilici e la tecnica a guasch perché dice che gli pongono sfide maggiori, con forme che riesce a controllare poco, creando ostacoli da superare.
Sta lavorando ad un libro che s’intitola L’entrata di Cristo a Bruxelles, ispirato ad un’opera di James Ensor : gli piace avere un rapporto istintivo con l’opera d’arte, che deve ispirare delle emozioni, prima di essere spiegata.
Giulia Conoscenti, 26 anni, di Palermo. Secondo lei, il fatto di essere siciliana la condiziona molto nella scelta dei colori che utilizza: le piacciono le tinte vivaci, ricche di pigmento, che accompagna con l’entusiasmo di utilizzare molte tecniche tutte assieme. Per esempio, sta lavorando ad un’animazione per un video musicale, e utilizza i colori acrilici, ecoline, chine: deve preparare settemila disegni per quattro minuti di musica, per il giovane musicista sardo Moses Concas che suona l’armonica con una tecnica che si chiama beatbox. Il video parlerà di migrazioni: Giulia è partita dalla sua esperienza personale di chi si è trasferito a vivere in una realtà lontana dalla propria, e questo è anche il vissuto del musicista, che ha abitato a Londra, come il viaggio di ogni migrante che si ritrova disorientato quando arriva in un altro paese.
A Giulia è sempre piaciuto disegnare, ispirata anche dal padre che è architetto: si è laureata in design a Palermo, ma si è iscritta all’Isia perché voleva che il disegno non fosse solo la sua passione per il tempo libero, ma una professione. Tra i corsi che ha seguito con maggiore trasporto ci sono stati quello di Gianluigi Toccafondo, suo relatore della tesi, e il seminario di Gusti Rosenffet: insegnanti che umanamente e professionalmente hanno lasciato una traccia indelebile nella sua formazione. Di Gusti ricorda il lavoro fatto sulle disabilità, che le ha insegnato ad affrontare anche i temi più delicati con leggerezza.
Giulia Pastorino, 26 anni, di Genova. Ama molto la libertà che le concede il lavoro di illustratrice, ed è per questo che, finora, a parte alcuni progetti seguiti per la scuola, ha illustrato soprattutto storie sue. Si è messa alla prova anche con il corso di Gusti Rosenffet, dedicato ad inventare un racconto sulle disabilità: ha inventato una storia su un bradipo iperattivo, pensandola come un racconto per bambini. Ha una formazione di grafica, avendo seguito questo tipo di studi negli anni dell’Accademia di Belle Arti di Genova. Pur avendo sempre amato il disegno, Giulia dice di non aver maneggiato tanti libri illustrati, quando era piccola. L’interesse per l’illustrazione è nato negli anni dell’Accademia, quando ha seguito dei corsi dedicati all’illustrazione: ricorda in particolare un corso di Marcella Peluffo. Da qui il desiderio di approfondire questa materia e andare all’Isia.
Il lavoro di partenza è sempre manuale: a Giulia piacciono colori materici come i pastelli a cera, che stende a strati e poi incide con lo stuzzicadenti. Non si definisce minimalista, perché le piace riempire il foglio, anche se non ha paura del bianco, anzi, lo usa volentieri, quando è necessario per equilibrare meglio una tavola. Ama i colori terrosi: i rossi, gli ocra, i marroni, di solito il suo sfondo preferito è di color crema. Realizza tavole grandi, assemblando a computer tutti i particolari realizzati prima a mano, meglio se su carte particolari.
Edoardo Massa, 24 anni, di Cantù, in provincia di Como. Come illustratore vuole evitare quella che lui chiama “gavetta non divertente”: si è appena diplomato alla triennale dell’Isia e da ottobre inizierà a frequentare il corso di specializzazione in illustrazione, ma si metta alla prova anche in altri campi. Vuole iniziare a lavorare come illustratore non appena avrà tutti gli strumenti per farlo. Secondo lui bisogna saper trasporre esperienze di vita nell’illustrazione, e per questo gli è sempre piaciuto fare anche altro: il kebabbaro, il giostraio, d’estate ha lavorato in una birreria. Eppure ha sempre disegnato: dice che era il bambino che guardava fuori dalla finestra e poi disegnava, invece di fare i compiti di matematica. Ama molto il bianco e nero, e ha scoperto solo ultimamente il colore, con photoshop. È affascinato dalla linea, dalle forme, dai contorni, dal tratteggio. Le sue tavole parlano di lui: prende un’esperienza personale e la illustra facendola diventare di tutti, accompagnandola da qualche frase che definisce “paturnia di un ventenne”. Oppure prende l’ispirazione da un film o telefilm che ha visto e trasforma il soggetto in tavole disegnate. Lo fa quando gli sembra che una certa situazione rifletta una sua esperienza di vita e trasformarla in disegno, magari accompagnata da qualche frase, la rende più vicino alla sua vita, come alla vita di tutti.
Silvia Governa, 22 anni, di Massa Lombarda, in provincia di Ravenna. Per lei disegnare significa divertimento, esprimere gioia, fare qualcosa di bello con amore. Sta finendo il terzo anno dell’Isia è e ha davanti a sé un’estate piena di disegni per preparare un esame, illustrando la storia scritta da un amico. Finora ha illustrato soprattutto storie di altri, dice che lei è sintetica, le sue storie possono stare in una sola tavola, come accade per alcuni lavori presenti in mostra, dal vago sapore mitologico. Ha finito di illustrare una storia scritta da un’amica, e dice che il modo in cui ha lavorato è l’accordo tra lei e l’autrice, è soddisfatta del tono narrativo che ha espresso nelle sue tavole. Vuole con fermezza dare dei contenuti alla sua narrazione artistica, per questo non sa se frequenterà subito il biennio specialistico. Silvia ha bisogno di fermarsi, di libertà, di avere del tempo, fuori dagli impegni scolastici, per esprimersi al meglio, per scatenare la sua fantasia e i suoi colori. Dice di avere l’horror vacui, le sue tavole sono coloratissime, frutto dell’influenza benefica di un compagno d’appartamento, che le ha fatto scoprire le tinte forti. Ama gli acrilici e le chine, e poi le piace riempire le tavole con piccoli decori, per impreziosire il tutto “come una bella torta”. La libertà è il suo segno distintivo, come quella respirata da bambina, nel suo paese di campagna dove viveva a diretto contatto con la natura.
Sofia Gasperoni,21 anni, di Rimini. È affascinata dalla natura, tanto che le piace molto dedicarsi al giardinaggio: d’estate va dai nonni, che hanno un’azienda agricola, perché le piace molto il contatto con la terra. Le piacerebbe, in futuro, trovare un modo per legare la sua passione per la coltivazione con quella che nutre per l’arte. Spera che la tesi le dia una prima occasione per mettere insieme disegno e natura. Il suo approccio con il mondo dell’illustrazione è avvenuto per gradi, grazie soprattutto all’Isia, a partire dai corsi di Arianna Papini, mentre la sua formazione di base è stata più accademica, legata anche agli studi fatti al liceo artistico. Non sa ancora se frequenterà la specialistica, dice che avrebbe bisogno di un anno sabatico per mettersi alla prova da sola, non ha ancora le idee chiare. I colori che usa sono molto eterogenei, a volte ha sperimentato i toni pastello, altre colori più brillanti. Le piace mischiare i diversi tipi di colori, i soft pastel con l’olio di lino, usare una base di acrilico sulla quale stendere poi gli oilbar, che sono molto pastosi. Non ha un colore preferito, in base a quello che deve illustrare sceglie i colori, anche se riconosce che spesso c’è del verde nelle sue tavole. Preferisce illustrare storie di altri, pensa di essere più a suo agio con i colori che con le parole.