Si sono chiuse con la presentazione nel salone del Consiglio provinciale della ristampa della pubblicazione “Une lenghe, un popul, une glesie. La nestre storie”, le manifestazioni dedicate a pre Checo Placerean in occasione dei 30 anni della sua morte. “Abbiamo fatto onore a questo grande uomo per far conoscere il suo pensiero, di grande attualità anche alla luce dei risultati del recente referendum – ha esordito il presidente Pietro Fontanini -. Sacerdote, intellettuale, autonomista ha dato tanto al Friuli: ha lavorato per dare dignità a questo popolo. Monumentale al riguardo la traduzione della bibbia in friulano, cui ha collaborato poi pre Toni Beline”. E proprio rifacendosi a pre Checo Placereani e pre Bepo Marchetti, la Provincia di Udine ha lanciato l’appello “Per un Friuli più friulano” chiedendo di sostenere la richiesta dell’insegnamento della storia del Friuli nelle scuole. Venticinque le adesioni raccolte al momento tra le istituzioni locali (Comuni di Udine e Pordenone), l’università di Udine, la Società Filologica Friulana, l’Ente Friuli nel Mondo, Glesie Furlane, il prof. Giancarlo Menis, la Patrie dal Friûl, i Colonos, la Societât sientifiche furlane, la Kappa Vu (casa editrice), il prof. Giancarlo Menis e diversi mezzi di informazione. “Ben venga questa iniziativa – ha sottolineato Lorenzo Zanon presidente dell’Istitût Ladin Furlan Pre Checo Placeran -. Speriamo che consenta di recuperare la storia del Friuli e di farla conoscere ai nostri giovani perché solo così si può salvaguardare la nostra identità”. Il sindaco di Montenars Claudio Sandruvi ha portato i saluti della comunità d’origine di pre Checo Placerean dove il 18 novembre scorso si è svolta una cerimonia commemorativa molto sentita. Mons. Roberto Bertossi, president di Glesie Furlane tracciando il profilo di pre Checo Placerean, lo ha inserito insieme a pre Marchet, pre Toni Beline, pre Gilberto Pressacco tra i profeti che hanno lasciato un’impronta che resta negli anni, poiché incisa nelle anime e nelle coscienze della gente. “Vogliamo sperare che non sia finita l’età dei profeti per il Friuli – ha concluso -. Dove manca il profeta, il popolo non ha un futuro. L’auspicio è che queste manifestazioni divulghino lo spirito e il pensiero di questi uomini per far nascere nuovi profeti”. Il professor Gianfranco Ellero curatore della pubblicazione e della collana di studi sull’autonomismo dell’Istitût Ladin Furlan ha messo in luce la complessa personalità di pre Checo “che non si può ridurre a slogan. Un autonomista integrale, completo, qualcosa di straordinario, un grande poeta soprattutto quando parlava di fede. Egli fu autonomista non semplicemente in senso politico e amministrativo, ma anche in senso storico e soprattutto ecclesiale, sulla base del teorema: une lenghe, un popul, une glesie. Nella sua concezione, l’autonomismo politico era soltanto l’inevitabile conseguenza della verifica storica di quel principio: la lingua è la prova più certa dell’esistenza di un popolo, che ha diritto di pregare nella sua lingua in una sua chiesa, e naturalmente di amministrarsi in campo politico e civile”. Geremia Gomboso e Giorgio Jus hanno ricordato invece la figura di pre Checo Placereani come fondatore del Moviment Friûl. Un odio-amore quello con il Moviment, un rapporto che si è incrinato quando la sua creatura ha assunto una connotazione politica a sinistra. Pre Checo è stato sempre coerente con il suo obiettivo iniziale legato al Moviment: l’unione con le altre forze autonomiste del nord Italia. “Pre Checo è stato leader, sapeva guardare avanti come pochissimi. Speriamo di mettere in pratica i suoi insegnamenti, nel suo nome in quello che ha fatto e detto”, ha aggiunto Gomboso. “Pre Checo è ancora presente, i suoi insegnamenti sono forti – ha concluso Fontanini -. Il Friuli ha bisogno di quello che ha detto perché dà speranza al nostro popolo a difenderci e ad andare avanti”.
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