Nel 2020, secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Istat, il Pil in volume del FVG ha registrato la riduzione più contenuta fra tutte le regioni italiane: -7,5% rispetto all’anno precedente. Il Nord Est (-9,2%) e l’Italia (-8,9%) hanno mostrato una flessione ben più marcata (dopo aver segnato nel 2019 una crescita inferiore a quella del FVG).
Dopo il rimbalzo registrato nel 2021, +6,6%, l’economia regionale dovrebbe continuare ad aumentare, secondo le analisi dell’Ufficio Studi di Confindustria Udine su dati Prometeia, del 3,8% nel 2022, del 2,8% nel 2023, dell’1,9% nel 2024.
Lo scenario esposto è basato sulle ipotesi che i nuovi contagi della pandemia raggiungano il picco nel primo trimestre dell’anno in corso, che le condizioni monetarie e finanziarie rimangano favorevoli, e che prosegua la ripresa del commercio mondiale, e di riflesso locale, dopo un temporaneo indebolimento dovuto alle tensioni nelle catene globali del valore, i cui effetti verrebbero meno nel corso di quest’anno.
Il prodotto interno lordo, dopo un rallentamento della crescita negli ultimi mesi dello scorso anno e nei primi di quello in corso (il forte rincaro dell’energia colpisce soprattutto l’industria, gli elevati contagi frenano i consumi e i flussi turistici), dovrebbe tornare ad espandersi in misura sostenuta dalla primavera.
Un deciso contributo allo sviluppo arriverebbe dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si stima che le misure finanziate con i bilanci nazionale e regionale, grazie ai fondi europei, sosterranno le attività economiche per circa 5 punti percentuali nel quadriennio 2021-2024.
La ripresa dei consumi, frenati nella prima parte di quest’anno da un atteggiamento prudenziale dettato dalla pandemia e dagli effetti del rincaro dei beni, soprattutto energetici, dovrebbero espandersi nuovamente dalla primavera e, unitamente alla prosecuzione dell’aumento dell’occupazione, in media d’anno dovrebbero crescere del 4,9% nel 2022, per decelerare al 3,8% il prossimo anno. A sostenere la domanda contribuirebbe anche la ricchezza accumulata durante la crisi e un tasso di risparmio che dovrebbe progressivamente abbassarsi, pur con una propensione al consumo ancora inferiore al periodo pre-Covid.
Gli investimenti hanno recuperato il crollo del 2020 già nella prima parte dello scorso anno (+18,6% la variazione annua rispetto al 2020), grazie anche alla forte espansione nel comparto delle costruzioni spinto dagli incentivi sulle ristrutturazioni e dagli investimenti pubblici (nonostante difficoltà di approvvigionamento dei materiali, carenza di manodopera qualificata, rialzi dei prezzi dei beni). In media d’anno sono previsti aumentare del 9,6% nel 2022 e del 6,2% nel 2023.
Le esportazioni proseguirebbero ad espandersi sulla scia dell’andamento positivo del commercio mondiale, registrando, dopo la crescita in volume del 16,6% dello scorso anno, un incremento del 4,9% nel 2022.
L’occupazione seguirà il miglioramento dell’attività economica. Il tasso di disoccupazione rifletterà, invece, la progressiva normalizzazione del mercato del lavoro, con un leggero incremento nel 2022, 6%, e una riduzione nel 2023, 5,7%.
Il quadro previsionale resta in ogni caso incerto. Nuove varianti (legate anche all’iniqua distribuzione dei vaccini nel mondo che può portare a nuove mutazioni), ulteriori intoppi alla supply chain, tasso di inflazione e prezzi delle commodity che restano su livelli elevati più a lungo, tensioni geopolitiche (in particolare tra Russia e Ucraina) potrebbero indebolire o modificare, anche in maniera sostanziale, lo scenario tracciato.