Profughi: Torrenti “In Friuli ci dovrà essere accoglienza diffusa”

Profughi: Torrenti “In Friuli ci dovrà essere accoglienza diffusa”

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Palmanova, 10 feb – “Ora ci attendiamo delle risposte molto rapide. Ci siamo messi a disposizione, insieme alla Prefettura di Udine, per offrire tutto il necessario supporto. Auspico che già nei prossimi giorni con diversi Comuni si possa iniziare a costruire assieme un sistema di accoglienza ordinato, tranquillo, che ci consenta di uscire senza affanni dall’attuale emergenza”.

Lo ha detto l’assessore regionale con delega all’Immigrazione del Friuli Venezia Giulia Gianni Torrenti al termine dell’incontro a Palmanova con il prefetto di Udine Provvidenza Delfina Raimondo ed una quarantina di sindaci, tra i quali quello della città stellata, Francesco Martines, nel corso del quale è stato ribadito come la scelta migliore per affrontare l’emergenza dei richiedenti asilo consista nell’accoglienza diffusa, sull’intero territorio.

“Il problema non si risolve facendo finta che non esiste”, ha affermato Torrenti, spiegando che “è un dovere giuridico, oltre che morale ed etico, per il nostro Paese accogliere chi è in difficoltà; per cui l’alternativa consisterebbe nel lasciare alla Prefettura il compito di trovare gli spazi. E la Prefettura sarebbe costretta a individuarne di più ampi, facendo ricadere su singole comunità il peso di un maggior numero di persone”.

Da qui l’invito al “buon senso e alla solidarietà tra sindaci”, considerato che l’accoglienza diffusa, con poche persone in diverse comunità, peraltro ospitate provvisoriamente con l’aiuto delle istituzioni e dell’associazionismo, non può rappresentare un motivo di preoccupazione. Non ci sono problemi di ordine pubblico e di sicurezza, hanno messo in evidenza anche il questore di Udine Claudio Cracovia e il comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Roberto Del Piano. Anzi, “può essere motivo di orgoglio per tutti aiutare persone sfortunate”, ha affermato Torrenti.

Persone per lo più, come è stato ricordato, in fuga da zone di guerra e quindi spinte dalla necessità. In proposito l’assessore ha anche evidenziato come “la Regione metta a disposizione adeguate risorse per sviluppare iniziative di utilità sociale che, con idonea copertura assicurativa, permettano a queste persone di integrarsi, pur provvisoriamente, con la comunità che li ospita, imparando la nostra lingua o svolgendo qualche piccola attività lavorativa”.

Complessivamente il Governo nazionale chiede al Friuli Venezia Giulia di accogliere, a rotazione e temporaneamente, circa 1.200-1.500 persone. “Dopo un picco di quasi 1.800 al 21 gennaio, oggi – ha indicato Torrenti – sono poco più di 1.600. Di questi una buona metà ha già trovato ospitalità in adeguati progetti, assistiti da associazioni come Caritas, Croce Rossa, Nuovi Cittadini, Centro Balducci. Altre persone è opportuno che trovino una diversa sistemazione”.

In sostanza in tutto il Friuli Venezia Giulia “cerchiamo una disponibilità di circa 500 posti, numeri assolutamente sostenibili”, ha detto l’assessore regionale. Per Torrenti, dunque, si è trattato di un incontro positivo e concreto. “Era importante che i sindaci capissero che la presenza di queste persone non crea criticità, non ha nulla a che fare con il rischio di criminalità”, ha detto, spiegando che grazie a questo incontro “si è stabilita una forma di dovere di solidarietà: solamente intervenendo in molti si possono indicare delle soluzioni che costano poco a tutti”.