“Con questa manifestazione vogliamo ridare luce alla campagna per Giulio Regeni che purtroppo non ha ancora ottenuto alcun risultato. Il governo italiano non dimentichi Giulio”. Queste le parole del presidente di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, durante il sit-in in ricordo di Giulio Regeni al Pantheon, a sei mesi dalla scomparsa del ricercatore italiano al Cairo. “Chiediamo ai due governi di fare il massimo – continua -. A quello egiziano di dire la verità e a quello italiano di pretenderla”.
Sono passati sei mesi dalla scomparsa e dalla morte di Giulio Regeni, il ricercatore assassinato in Egitto e il cui corpo martoriato venne rinvenuto al Cairo lo scorso 3 febbraio. Ieri sera a Roma una fiaccolata (alle 19 in piazza della Rotonda, al Pantheon) organizzata da Amnesty International.
“Sono trascorsi ormai sei mesi dalla sparizione del nostro Giulio. Siamo qui a chiedere sempre più forte verità e giustizia”. Sono le parole di Paola e Claudio Regeni durante un collegamento telefonico con il Pantheon dove, alle 19:41 (orario della sparizione del ricercatore italiano al Cairo sei mesi fa) sono state accese decine di fiaccole per ricordare il giovane. “Grazie a tutti coloro che hanno organizzato la fiaccolata e a tutti coloro che sono lì in piazza a Roma – ha detto la madre -. Anche noi abbiamo acceso delle piccole fiaccole. Sempre e ancora giallo per lui”. “Ad oggi non sappiamo ancora perché Giulio sia stato ucciso. Da parte delle autorità egiziane non c’è stata affatto la collaborazione promessa, negandoci di accedere agli atti del fascicolo e ottenere il traffico delle celle telefoniche – affermano i genitori in un messaggio inviato agli organizzatori -. Avevamo chiesto anche se è vero che esistano due fascicoli aperti su Giulio, ma neanche a questa domanda abbiamo ottenuto risposta”.
Le immagini delle stazioni Bohooth e Naguih della metropolitana del Cairo, dove sarebbe transitato Giulio Regeni il 25 gennaio scorso prima di sparire, saranno oggetto di una consulenza tecnica che si svolgerà a settembre nei laboratori di una società specializzata in Germania.
L’accertamento è stato deciso congiuntamente dalla procura di Roma e dalla procura generale del Cairo. Agli esperti tedeschi saranno consegnati dagli egiziani gli hard-disk dai quali i tecnici dovranno estrapolare, poiché contengono dati sovrascritti, le immagini del 25 gennaio scorso.
Intanto, a sei mesi dalla scomparsa del ricercatore italiano, gli inquirenti italiani fanno sapere che “il canale di collaborazione con Il Cairo resta aperto” malgrado alcuni “buchi neri”, come la mancata consegna agli italiani del traffico di celle telefoniche della zona in cui scomparve il giovane universitario e quella in cui fu trovato il suo corpo privo di vita.