Fogolâr Civic: Regeni, patrimonio popolare comune

Fogolâr Civic: Regeni, patrimonio popolare comune

Fogolâr Civic udinese critico su talune posizioni espresse dalla madre del ricercatore friulano uccisonel 2016in terra d’Egitto.

Nel rinnovare, a tre anni e quattro mesi dalla tragedia di Giulio Regeni in Egitto, il mensile presidioudinesespontaneo alla Colonna della Giustizia, iMovimento Civico Culturale Alpino-Adriatico “Fogolâr Civic”,guidato dal prof. Alberto Travain, ha eccezionalmente manifestato il suo disappunto per le infelici parolepronunciate dalla madre del ricercatore friulano al Salone del Libro di Torino nei confronti di mille simboliche iniziative tese a richiamare l’attenzione sull’amara vicenda del probo figlio. “Non servono articoli di stampa mordi e fuggi, taglia e incolla, spettacoli o canzoni, ma azioni e gesti che aiutino davvero la verità” avrebbe detto mamma Regeni, stando a quanto riportato dalla stampa. E ancora: “Non abbiamo bisogno di canzoni su Giulio, come quella scritta da un noto cantautore settantenne, ma di condivisione e collaborazione”Il riferimento era alnoto artista Roberto Vecchioni. “Quella canzone non rispetta i nostri sentimenti” avrebbero detto i genitori di Regeni. “Ebbene, i sentimenti di quei genitori, eroici, rispettabilissimi – ha detto il presidente fogolarista prof. Travain –, non sono gli unici intercettati e mobilitati nellasocietà dallo scempio di quel probo figlio del nostro Friuli Venezia Giulia e del mondo intero: sentimenti anch’essi da rispettare, nonsecondari, gregari, spuri,necessitanti di una qualche legittimazione dal vaglio di legali di famiglia. Principio inaccettabile, questo, innanzitutto sul piano civico. Ognuno appartiene alla propria famiglia ma anche al suo popolo e all’Umanità intera. L’avevamo scritto ai genitori di Regeni sin dall’inizio di questa lunga battaglia per la verità e la giustizia che vede certamente loro in prima linea al fronte, quello ‘egiziano’, ma che mobilita da oltre tre anni oramai anche un ‘fronte interno’, sociale, politico, istituzionale, culturale e lavorativo, dove chi attivamente sostiene questa battaglia affonda non di rado in un’ostile palude d’ignavia, egoismo, cinismo, avversione ideologica, anche rimettendoci personalmente. Io stesso, insegnante, mi sono trovato sovente a combattere nella scuola contro subdole congiure di presidi, genitori, alunni, colleghi, variamente animati ed ‘armati’ contro Giulio e l’esempio da lui costituito! Mamma Regeni dovrebbe capire che tutto quel corollario di iniziative e di parole buone che la società è ancora in grado di esprimere intorno alla tragedia di suo figlio è, come dire, ‘tutta grazia di Dio’, nulla di scontato, bensì preziosa fiammella alimentante una memoria che fa presto a svanire. Anche in questa battaglia ognuno dà il contributo che sa, che vuole, che può. Ed è tutto utile, poiché il vero grande nemico alla fine sono l’oblio e l’indifferenza in patria!”.