“Riapriamo subito le fabbriche, è in gioco la sopravvivenza della montagna”

“Riapriamo subito le fabbriche, è in gioco la sopravvivenza della montagna”


“Riapriamo subito le fabbriche, perché è in gioco la sopravvivenza stessa della montagna”. Ad affermarlo è Nicola Cescutti, coordinatore della Delegazione di Tolmezzo di Confindustria Udine, il quale, senza giri di parole, parla di “una situazione oramai insostenibile per l’economia dell’area montana”. 

“Anche il nuovo Decreto – evidenzia Cescutti – ha dato la possibilità di riaprire soltanto a determinate, limitatissimetipologie industriali. Di conseguenza è ancora troppo esiguo il numero di aziende, dislocate sia nelle aree industriali, sia nelle valli, cui viene concessa la facoltà di riprendere la normale attività lavorativa”. 

“In questi giorni – prosegue Cescutti – ho avuto numerosi contatti telefonici con i colleghi imprenditori dell’area montana, i quali mi hanno trasferito tutta la loro preoccupazione, oserei diredisperazione, sull’incertezza di riuscire ad aprire alla data prevista, ma non certa del 4 maggio prossimo. La preoccupazione delle imprese è acuita, oltre che dai mancati pagamenti delle scadenze del mese di marzo, pure dagli ordini posticipati o addirittura annullati, perché non va dimenticato che le imprese fuori dai confini italiani stanno comunque continuando a lavorare”.

Cescutti, poi, entra nel merito del Decreto liquidità, rilevando che “è impensabile che un’impresa debba indebitarsi per far fronte alla liquidità immediata e necessaria per la sopravvivenza ed il mantenimento del personale”. “E’ un indebitamento, questo, originato solo dall’emergenza Covid-19. Non è legato, dunque, alla volontà di fare nuovi investimenti, ma è dettato dalla sola necessità di non chiudere”. “Oltretutto – aggiunge – si dovrà restituire il finanziamento in 6 anni, quando prima di questa epidemia i piani di rientro delle nostre imprese sugli investimenti erano spalmati su 10 anni. Anche questa evidenza testimonia come ci sia un completo ‘scollamento’ tra la realtà di chi produce e chi ci governa. La conseguenza è che gli imprescindibili, nuovi investimenti aziendali, quelli necessari per l’innovazione di prodotto e di processo saranno impossibili da realizzare, visto il finanziamento Covid da restituire, per non parlare degli altri mutui per investimenti già accesi prima dell’epidemia”. 

“In un contesto come quello montano, in cui già di per sé è complicato fare impresa, questo prolungato blocco, se dovesse ancora perdurare – rimarca Cescutti -, metterebbe in discussione la stessa sopravvivenza del nostro tessuto imprenditoriale. In altre parole, o qui in montagna si riapre, aiutando le imprese a risollevarsi, oppure, in alternativa, si chiude. Tutti, nessuno escluso. Non voglio nemmeno pensare a cosa succederebbe nell’area montana se le aziende, prostrate dalla crisi, non riuscissero più a mantenere gli attuali livelli di occupazione. Sarebbe un disastro sociale, oltre che economico, di dimensioni impensabili”.

Il coordinatore della Delegazione di Tolmezzo conclude assicurando che “le imprese della montagna sono in grado di garantire la totale adozione delle misure di sicurezza alle proprie risorse umane contro il COVID-19”. “Da un’indagine da noi effettuata tra le aziende montane – assicura Cescutti – è emerso che tutte le nostre imprese associate sarebbero pronte a ripartire in condizioni di piena salvaguardia e tutela della salute dei dipendenti, che sono in assoluto il nostro bene più prezioso”.