“Rototom Sunsplash” ringrazia, saluta e se ne va, ma non senza combattere fino in fondo una grande battaglia per l’affermazione del principio di libertà dove trova alleati di ogni versante culturale e politico: da Ignazio Marino a Debora Serracchiani, da Beppino Englaro a Giuliano Giuliani, dall’ex sottosegretario Franco Corleone fino ad arrivare al consigliere regionale del Pdl Alessandro Colautti passando per il suo collega del Pd Giorgio Baiutti, il segretario regionale di Rc Kristian Franzil, il radicale Gianfranco Leonarduzzi, il consigliere provinciale Cristiano Shaurli, l’ex assessore regionale Roberto Antonaz, per finire con il sindaco di Udine Furio Honsell. E mentre anche Moni Ovadia auspica che la vicenda abbia una svolta positiva, essa diviene oggetto anche di una interrogazione presentata dai parlamentari Rita Bernardini e Marco Perduca, mentre già in regione una richiesta di chiarimento è stata rivolta da alcuni consiglieri, primo firmatario Baiutti.
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Nonostante l’affetto della gente e la solidarietà giunta trasversalmente da vari esponenti politici, il più grande Festival reggae d’Europa è costretto ad emigrare, spostando altrove i numeri da capogiro in fatto di presenze e le vaste ricadute economiche sul territorio di un piccolo comune friulano come Osoppo: un paese di 3 mila abitanti che grazie a questa manifestazione d’estate diventano 150 mila. Anzi, diventavano. Perché dal 2010 il “Sunsplash” lascerà il Friuli. Lo ha annunciato nel corso di una affollata conferenza stampa il portavoce del sodalizio Alessandro Oria, che ha motivato l’esigenza non come una libera scelta, ma come la conseguenza di un “accanimento di sorveglianza” che ha portato nelle ultime settimane a “provvedimenti che rendono impossibile rimanere ad Osoppo”.
Il riferimento è agli avvisi di garanzia piovuti per ragioni diverse sull’amministrazione comunale del piccolo paese friulano, per un’ipotesi di abuso d’ufficio, ma soprattutto sul vertice dell’associazione, il presidente Filippo Giunta, rispetto a cui l’indagine è stata aperta per violazione della legge Fini Giovanardi. Viene contestato l’art.79: per tale dispositivo “chi adibisce o consente che sia adibito un locale pubblico o un circolo privato di qualsiasi specie a luogo di convegno di persone che ivi si danno all’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope è punito, per questo solo fatto, con la reclusione da tre a dieci anni e con la multa da euro 3.000 ad euro 10.000”. Il Sunsplash in sostanza agevolerebbe l’uso di marijuana per il solo fatto di essere un festival reggae.
L’organizzazione ovviamente non ci sta e mentre evidenzia le ingenti spese affrontare per un servizio di sicurezza imponente, incassa la solidarietà di esponenti di primo piano della cultura e della politica italiana che inviano messaggi di appoggio. “Non riconosco in questa vicenda il Friuli aperto e tollerante che è la mia terra” sostiene Beppino Englaro, mentre Giuliano Giuliani vede nella parabola del Sunsplash “un malinteso nesso tra democrazia e repressione”. “La sottocultura delle forze conservatrici è nemica della gioia di vivere” ribatte Moni Ovadia che osserva come “dà fastidio il pensiero che si auto-organizza in forme libere e vitali”.
L’analisi del senatore Ignazio Marino si rivolge invece alla legge Fini Giovanardi “il cui art.79 è stato evocato finora solo due volte contro organizzatori di eventi culturali e musicali e l’unico caso arrivato a giudizio si è chiuso con la piena assoluzione di chi era imputato, a dimostrazione degli eccessi punitivi di questa norma”. A supporto della causa arriva il messaggio dell’europarlamentare Debora Serracchiani: “cancellando Sunsplash non avremo risolto un problema ma ne avremo creati altri ben peggiori – dice – poiché un evento di tale rilevanza non può mancare nell’offerta culturale e turistica della regione senza generare una grave perdita. Per questo voglio sperare che l’ultimo atto in questa vicenda non sia ancora compiuto”. Al telefono giunge anche la solidarietà del consigliere regionale Pdl Alessandro Colautti a cui “dispiacerebbe perdere un’occasione di confrontoo e dibattito aperta come il Sunsplash, che negli ultimi anni ha fatto un salto di qualità prestandosi ad approfondimenti importanti su temi come ecologia e fine vita”.
L’ex sottosegretario Franco Corleone spiega che “ci troviamo di fronte ad un teorema, che è la cosa più pericolosa che esiste, perché nasce dal pregiudizio e sfocia nella persecuzione”. “La sensibilità diffusa di cittadini, amministratori, politici è a favore del Sunsplash. Questo festival non può morire. Auspico un’archiviazione da parte della magistratura”.
A supporto dell’iniziativa è intervenuto anche il consigliere Pd Giorgio Baiutti: “Abbiamo fiducia nella magistratura e auspichiamo che entro un mese e mezzo, in sede dei discussione della finanziaria regionale, la Regione possa ancora dare un segno tangibile di voler mantenere in Friuli un festival di richiamo internazionale come questo”. L’ex assessore regionale Roberto Antonaz fa un appello a “resistere, perché non vada disperso un patrimonio di civiltà come quello di decine di migliaia di giovani che in 16 anni non han mai dato vita ad alcun episodio negativo o tantomeno nonostante la folla enorme che si radunava a Osoppo. Se si mette in discussione il principio di libertà per Sunsplash, non potete mollare”. Gli fa eco Kristian Franzil, segretario regionale di Rc: “colpita una libertà, si scalfiscono anche le altre. La lotta per conservare in Friuli una fabbrica di consapevolezza civile come il Sunsplash ci vedrà partecipi attivamente”. “E’ irresponsabile chi non fa nulla per arginare il pericolo di una perdita così grave per il Friuli – spiega poi il consigliere provinciale Pd Cristiano Shaurli – perché della solidarietà non ce ne faremo nulla quando questa grande opportunità di crescita culturale ed economica sarà sparita dal Friuli”. Il sindaco di Udine Furio Honsell spera nella magistratura “in cui bisogna avere fiducia: credo che lo stato di diritto imponga la presunzione di innocenza per chiunque, e spero che le questioni giudiziarie verranno chiarite al più presto per impedire che si verifichi un grave impoverimento culturale ed etico per il Friuli qualora Sunsplash dovesse emigrare”.
A chiudere l’incontro gli interventi di Luigino Bottoni, sindaco di Osoppo, che spiega come “il legame di 11 anni di presenza del Sunsplash a Osoppo mi fa sperare che non sia un addio, ma un arrivederci: nel nostro Parco del Rivellino un posto per il Sunsplash ci sarà sempre”, e di Filippo Giunta, presidente dell’Associazione Rototom; “abbiamo ritenuto che di fronte a una crescente aggressività dei controlli e alla criminalizzazione della manifestazione la scelta più ragionevole fosse quella di trasferirci per non creare imbarazzo all’amministrazione e far vivere al nostro pubblico il festival in maniera più serena e armonica. Tuttavia la battaglia perché non succeda ad altri quel che è successo a noi la combatteremo fino in fondo”.
Ed è una battaglia su più piani quella che si annuncia. Innanzitutto si prepara un collegio di difesa composto da avvocati di fama nazionale per affermare il principio di “pulizia” del Sunsplash ma anche l’illogicità della Fini Giovanardi nei punti contestati. Inoltre si lancerà una mobilitazione con una petizione sul sito fuoriluogo.it e l’iniziativa “io agevolo” portata avanti dal Rototom con ironia, per significare che l’agevolazione determinata dal festival non ha riguardato gli stupefacenti ma semmai il dialogo fra culture, la libertà di pensiero, stampa ed espressione e tanti altri diritti civili. Infine una grande manifestazione concerto venerdì 13 novembre in Piazza Matteotti a Udine che avrà l’emblematico titolo “Non processate Bob Marley” e che a partire dalle 18 vedrà sul palco molti artisti ed intellettuali che dimostreranno con l’arte e il pensiero che di Sunsplash, in Friuli od altrove, c’è davvero bisogno.
Fonte: Ass. culturale Rototom
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