Un paese che si colora di giallo, ancora una volta, per chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni.
Un tam tam di bandiere ai balconi, luci accese alle finestre e braccialetti ai polsi che parte da Fiumicello e raggiunge tutta Italia a sei anni esatti dall’ultimo messaggio che il ricercatore friulano inviò da Il Cairo.
Erano le 19.41 del 25 gennaio 2016, poi il silenzio. Il suo corpo senza vita, torturato, fu trovato il 3 febbraio lungo l’autostrada tra Il Cairo e Alessandria. Da allora la famiglia non hai smesso di lottare per chiedere verità.
A Fiumicello la giornata comincia con una maratona di letture, dedicata ai pensieri e ai diritti. Poi l’intitolazione del parco scolastico al concittadino Giulio. “La targa di Fiumicello è un’azione ufficiale. Provo tanta emozione. In altri luoghi, però, chiediamo azioni concrete, le panchine gialle ad esempio”, dice la mamma del giovane, Paola Deffendi.
“Oggi, con il cuore, sono a Fiumicello – afferma il presidente della Camera, Roberto Fico – Vicino a Paola, Claudio e Irene Regeni. Sono sei anni senza Giulio. C’è l’impegno più che mai fermo di andare avanti, e di far sì che attraverso la sinergia fra le istituzioni possa ripartire il processo”.
Nel pomeriggio l’Almo Collegio Borromeo di Pavia trasmette un’intervista alla famiglia di Giulio, anche sui temi di attualità politica. “Gli interessi con l’Egitto sono forti ma bisognerebbe avere anche il coraggio di fare delle scelte, che sono responsabilità della politica”, afferma Paola. “Ci auspichiamo un Governo che sia più sensibile ai diritti umani, meno alla vendita di armi e che ci possa dare sostegno”, aggiunge il padre Claudio.
L’appuntamento clou è però in serata sul palco della sala Bison di Fiumicello, dove salgono Paola, Claudio, Irene e Ballerini. In silenzio espongono lo striscione giallo “Verità per Giulio Regeni”. Seguono pensieri e parole per Giulio con ospiti, artisti, testimonianze. Alle 19.41, infine, con una fiaccola accesa in mano, viene osservato un minuto di silenzio.