C’è un’ulteriore motivo di curiosità che caratterizza l’estate cividalese, ricca di spumeggianti iniziative, incontri prestigiosi e valenze culturali d’eccellenza. A fine luglio, dopo Mittelfest e prima dei Corsi internazionali di musica, da 4 anni, nello splendido giardino di Palazzo Costantini-Craigher, si tiene “Gocce di storia e di cultura” che riscuote sempre più consensi e un’alta partecipazione (oltre 200 persone). L’evento è promosso in primis dall’Ente Regionale Acli per i problemi dei lavoratori emigrati, in collaborazione col Circolo culturale Ivan Trinko, l’Associazione Slovenci po svetu, l’Università della terza età e il Centro studi di Roma “La Parabola” che cura, tra l’altro, la pubblicazione della rivista “Semestre Europeo”, molto conosciuta e apprezzata all’estero.
All’ultima edizione, di sabato 28 luglio 2012, presente anche una rappresentanza fiumana, con alcune opere esposte dell’artista Lucilla Micheli che ha affiancato quelle del compianto artista friulano Guido Tavagnacco.
“Gocce di storia e di cultura” si propone di mettere a confronto esperienze diverse, identità differenti, atteggiamenti e tecniche culturali fra loro compenetrabili o distanti, ma sempre inserite nello spirito di una ricerca capace di dare risposte alla maggiore conoscenza della terra giulio-friulana, in parte devastata dagli errori del Novecento, ma ormai decisa a superare ostacoli e avviare camminamenti da trincea che finalmente i confini abbattuti (o quasi) permettono di perseguire.
Così, anche nell’edizione 2012, il concetto di identità è stato lungamente chiamato in causa: prima, ricordando il ventennale della morte di monsignor Angelo Cracina, che oltre a essere stato uno slavista di fama internazionale, è stato un sacerdote che ha combattuto a lungo i luoghi comuni del Secolo breve, per affermare la necessità di essere se stessi, vale a dire contemporaneamente uomo e sacerdote multilingue, italo-sloveno-friulano, con antiche radici carsiche; il decennale della morte di Marino Vertovec, insegnante di matrice triestino-slovena, linguista prezioso, che ha speso una vita nel tentativo di cogliere gli aspetti migliori della convivenza interculturale ed interetnica. Due figure che hanno contribuito a costruire la storia del Circolo Ivan Trinko, anche con lasciti, permettendo al vivace sodalizio cividalese di continuare a operare all’interno della Città Ducale con una proposta complessiva in cui il valore finale si estrinseca nel “Sponaizmo se – Conosciamoci”.
Da parte dell’Eraple è costante la volontà di valorizzare le esperienze e far conoscere, con iniziative culturali e vari interventi, giocati a tutto campo sul versante europeo, i correligionari sparsi per il mondo; si tratta di persone capaci di mantenere in vita la matrice identitaria di partenza, ancorata alla difesa di una propria peculiarità, perseguendo una ricerca sempre più fine e puntuale nel mantenere in vita i collegamenti col mondo dell’emigrazione regionale nei diversi Paesi, promuovendo continui contatti con gli italiani friulo-giuliani che vivono nelle terre dell’ex-Jugoslavia.
Nel corso della serata, tenutasi nella cornice di uno dei angoli più suggestivi e nascosti di Cividale del Friuli – grazie alla cortese ospitalità della famiglia Costantini -, hanno preso la parola, dopo i saluti del sindaco della Città Ducale, Stefano Balloch, e della funzionaria regionale Bruna Zuccolin, il direttore e la presidente dell’Eraple, Cesare Costantini, Elisa Sinosich e il presidente del circolo Ivan Trinko, Michele Obit.
Quattro i momenti di “Gocce di storia e di cultura”: l’apprezzato concerto dello Steli Duo, composto dal soprano Elisa Iovele e dalla pianista Stefania Rucli, che ha proposto musiche di Puccini, Schubert e arie tratte da Kraijca Vida: il ricordo di monsignor Angelo Cracina, “La quercia e la vita: profilo esistenziale”, tenuto dal teologo monsignor Marino Qualizza, capace di suscitare emozioni e di toccare delicate problematiche di un passato non tanto lontano; il concerto del duo cameristico composto da Marta Vigna all’arpa e da Stefano Fornasaro al flauto, con un repertorio studiato ad hoc per la serata, partendo da musiche di Bozza, proseguendo per Cage e terminando con pezzi scritti e armonizzati dallo stesso duo; il ricordo di Marino Vertovec, proposto da Michele Obit e Franco Fornasaro. Ha chiuso l’intervento del vicario della Diocesi di Udine, monsignor Guido Genero: “pur nella differenza di identità storiche, linguistiche e religiose l’uomo deve essere sempre essere se stesso e continuare, nel rispetto di tutte la differenze, a farsi conoscere e apprezzare sempre meglio”.