«Siamo di fronte a un’immigrazione 2.0. I clanndestini si sono evoluti e hanno capito come approfittare delle falle del sistema Italia». Stefano Mazzolini lancia un allarme: i profughi che quotidianamente sono intercettati nel Tarvisiano non aspettano altro che essere presi per farsi mantenere dallo Stato italiano. «Ventidue clandestini qualche giorno fa, diciassette questa mattina: questa gente arriva in Italia sapendo che sarà mantenuta per i prossimi anni – spiega Mazzolini – e quindi dopo aver varcato i nostri confini colabrodo durante la notte, aspettano comodamente di essere presi dalle forze dell’ordine seduti in uno dei bar della zona, sorseggiando un caffè, o alle fermate degli autobus. Siamo arrivati al ridicolo. Ognuno dei migranti fermati oggi aveva 20 euro nelle tasche e d’ora in poi saranno mantenuti dallo Stato di sinistra di questo Paese. E’ una vergogna – attacca Mazzolini – i nostri operai, i nostri anziani, i 20 euro nelle tasche non ce li hanno, nonostante questo la sinistra al governo continua a mantenere persone che vengono in Italia per delinquere o per diffondere l’Islam? Basta invasione, basta accoglienza indiscriminata di immigrati».
Mazzolini è un fiume in piena, e aggiunge: «Non ne possiamo più – aggiunge il leghista – gli arrivi di questa gente via terra stanno creando quasi più problemi di quelli via mare. E la colpa è di coloro che hanno voluto cancellare il reato di clandestinità. Non è pensabile continuare a impegnare le forze dell’ordine in queste operazioni di accoglienza e riconoscimento dei migranti: queste persone vanno respinte, non vanno fatte entrare sul suolo nazionale. Basta invasione». Mazzolini, nel ribadire la sua contrarietà e quella del partito che rappresenta, al centro di riconoscimento immigrati di Coccau, rilancia: «Come Lega ci stiamo organizzando per dire basta all’invasione: questa sinistra che governa la deve smettere di riempire i nostri Comuni di migranti. E’ ora che si cominci a pensare a quegli italiani che non hanno una casa, che faticano ad arrivare alla fine del mese, che non ce la fanno a trovare un lavoro».