The Lumineers in concerto a Sexto’Nplugged 21 Luglio 2016

The Lumineers in concerto a Sexto’Nplugged 21 Luglio 2016

Lumineers Press Session

Come ogni anno, torna la magia della musica live in versione acustica: giunto alla sua undicesima edizione, Sexto’Nplugged si conferma come uno degli appuntamenti estivi da non perdere per gli amanti della musica e della sperimentazione.

Il festival, ambientato nell’ampio spazio centrale del complesso Abbaziale, vuole percorrere strade alternative, anche se non contrapposte, rispetto al luogo in cui si svolge.
Artisti d’avanguardia e di provato spessore culturale che, a seconda delle situazioni, adattano il loro repertorio al luogo. Viceversa, il luogo si plasma all’artista stesso, risultando amplificatore di emozioni verso il pubblico che ascolta, come da slogan del Festival “QUANDO IL LUOGO DETERMINA LA MUSICA”. Spesso vengono allestiti dei veri e propri set dedicati a sperimentare nuove soluzioni con gli strumenti concordati, strumenti essenziali che permettono alla musica di fluire libera.
Negli anni Sexto’Nplugged ha denotato una certa capacità nella ricerca artistica, con artisti di tutto rispetto che si sono esibiti nelle precedenti edizioni, tra cui Carmen Consoli, Afterhours, Antony & The Johnson, Ludovico Einaudi, Blonde Redhead, Anna Calvi, Scott Matthew, The Charlatans, Fanfarlo, Ane Brun, Mum, Teho Teardo & Blixa Bargeld, Emiliana Torrini, Goldfrapp, Bombay Bicycle Club, The War On Drugs, Angus & Julia Stone, St. Vincent, Einsturzende Neubauten, Belle&Sebastian, Passenger e tanti altri. Esclusive nazionali ed anteprime, concerti che hanno registrato il tutto esaurito, eventi e momenti indimenticabili che fanno di Sexto’Nplugged un appuntamento estivo da non perdere per gli amanti della musica di qualità!

Dopo aver trascorso più di tre anni in tour, The Lumineers si preparano a tornare in Italia, ospiti di Sexto’Nplugged Festival, giovedì 21 luglio 2016.
The Lumineers nascono nel 2005 dall’incontro tra il chitarrista e cantante Wesley Schultz e il batterista Jeremiah Fraites, entrambi cresciuti a Ramsey, un sobborgo a sud di New York. Dato il tenore troppo alto di vita di NY, i due decidono di trasferirsi a Denver, in Colorado, lì incontrano la violoncellista Neyla Pekarek e il duo diventa trio. Nel 2009 stampano un primo EP, ma il successo arriva nel 2011 quando il brano “Ho Hey” viene notato e utilizzato come sigla della serie tv “Hart of Dixie”. La band firma quindi un contratto con la Dualtone Records e il 3 aprile 2012 pubblica il suo album di debutto, intitolato semplicemente “The Lumineers”. A quattro anni di distanza dal disco che li ha consacrati, la band torna sulla scena musicale con un secondo lavoro, “Cleopatra”, capace di dimostrare come Schultz e Fraites – insieme alla violoncellista e cantante Neyla Pekarek- non abbiano dato la loro fortuna per scontato, né si siano seduti sugli allori. Con l’aiuto del produttore Simone Felice, l’uomo che Wesley chiama “il nostro sciamano”, la band si è trasferita a Clubhouse, uno studio di registrazione in cima a una collina nelle zone rurali Rhinebeck, NY, non lontano da Woodstock, per registrare il nuovo lavoro. “Abbiamo utilizzato lo stesso approccio del primo album, registrando demo in una piccola casa che abbiamo affittato vicino a Denver la prima volta”, spiega Wesley. “Wes si occupa di tutti i testi”, dice Jeremiah, “e insieme facciamo tutto il resto: la musica, la melodia e la struttura. Non ci sono né regole né ruoli nel nostro processo di scrittura, lavoriamo insieme fino a che non siamo d’accordo che abbiamo qualcosa di fantastico”. “Il disco riflette ciò che ci è successo negli ultimi tre anni”, aggiunge Wesley. “Abbiamo cercato di creare la migliore versione possibile di ogni canzone […]. C’è voluto un sacco di lavoro per farle funzionare insieme. È stata un’esperienza molto intensa e bella. Abbiamo combattuto molto, versato molte lacrime, ma abbiamo tirato fuori delle cose davvero incredibili, e alla fine siamo stati meglio. Ha trasformato il nostro rapporto”. “Cleopatra” prende il nome dalla title track, e si ispira a una donna della Repubblica della Georgia, una conoscente della migliore amica della moglie di Wesley che lui ha incontrato durante una visita lì. La donna guidava un taxi con una lattina di birra tra le gambe e una sigaretta in bocca. Aveva avuto una vita molto difficile e si struggeva per l’uomo che l’aveva lasciata dopo la morte del padre. “C’era un senso di sfida di lei”, annuisce Wesley. “Lei accettava il suo destino, ma non riusciva ancora a comprenderlo”.
Sono passati quattro anni dal loro album di debutto e The Lumineers non vedono l’ora di rimettersi in gioco.